«Lasciateci il seggio e l’ombrellone». La rivolta degli onorevoli impauriti

«Lasciateci il seggio e l’ombrellone». La rivolta degli onorevoli impauriti
di Mario Ajello
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Martedì 8 Maggio 2018, 00:13
«Luglio col bene che ti voglio / vedrai non voterò, ahi ahi ahi ahi...». E’ la canzone del peone. Ma anche di molti altri onorevoli divisi in tutto ma uniti in questo: nessuno tocchi l’ombrellone. Insorgono molti berlusconiani contro il voto a luglio: «Ma Salvini che s’è bevuto?!». C’è chi come la Gelmini parla di «assurdità». E però osteggiata in Transatlantico e nei corridoi di Montecitorio è anche carezzata questa strana data elettorale. In questo senso. Ex 5 stelle espulsi ma eletti, italiani all’estero che preferiscono restare inchiodati alla Camera che tornarsene nella pampa o alle solitudini australiane, miracolati del 4 marzo e novizi e avventizi e insomma quelli che hanno vinto la lotteria dell’elezione, e non vogliono buttare via il biglietto dopo appena pochi mesi di ozio ben pagato, ragionano così: proprio la follia di costringere gli italiani ad andare nelle cabine elettorali e non balneari, e a rinunciare all’abbiocco da spiaggia e magari al rimorchio da battigia vantandosi di essere «onorevole», sarà quella che ci salverà dalla mancata ricandidatura e dalla mancata rielezione. 

PENSACI TU
«Ma che sono matti?», dice Salvatore Caiata, all’indirizzo di Salvini e Di Maio. E a lui - presidente del Potenza Calcio, stravotato con i 5 stelle e intanto espulso per guai giudiziari - si rivolgono i neo-responsabili pronti a sostenere il governo neutrale di Mattarella pur di non lasciare il Parlamento. «Salvato’, pensaci tu» a organizzare truppe che rendano possibile il proseguo dell’emozione: quella dei 12mila euro di stipendio al mese (e già ne hanno incassati 24mila) e non è giusto che s’intrometta il maledetto luglio. Il terrore di elezioni super-anticipate serpeggia nei democrat, di cui 50 sarebbero in bilico non-ricandidatura specie tra i renziani perché Renzi non sarà più il padrone assoluto delle liste («E chissà chi le farà», si duole Fiano); annichilisce i berlusconiani e «di molti di loro non c’è da fidarsi», dicono i leghisti, mentre Giorgetti assicura»: «Tra di noi nessun poltronista, siamo gente seria!»; e scatena una fiducia disperata in San Mattarella.

«Mica ci manderà a votare quando si sta al mare? L’ha fatto capire pure lui che le urne resterebbero deserte»: eccolo il lamento. Sperano di salvarsi molti grillini. Di Maio ha promesso: «Vi ricandido tutti». Ma nell’assemblea di ieri non tutti parevano tranquilli. «Per esempio nel Centro Italia - così getta scompiglio Andrea Cecconi, deputato di Pesaro ma espulso dal movimento per la questione dei rimborsi - molti degli eletti nell’uninominale, che sono stati presi tra i non iscritti a M5S, non torneranno in Parlamento. Perché quei collegi sono stati vinti per 250-500 voti e il centrodestra in quelle regioni è in ascesa». Anche la Lega ha questo problema. In Emilia o in Toscana, a Pisa per esempio, ha vinto i collegi ma di un soffio e perché Pd e Leu separati: al prossimo giro, potrebbe non andare così.

Luglio dunque, non solo l’8 ma forse il 22, lo vedono strano perché mai s’è votato oltre il 27 giugno (avvenne nel 1983) e la tarda elezione più famosa risale al 20 giugno del 1976. Quando il Pci berlingueriano ebbe il suo storico picco e nella poesiola «Doppo er 20 giugno» l’Anonimo Romano, cioè Maurizio Ferrara, papà di Giulianone, ha scritto: «Dio che vittoria! E mò so’ cacchi nostri, / qui ce tocca davvero annà ar governo». La data è così inusuale che, se si tornasse a votare il 22 luglio, la prima seduta delle nuove Camere si terrebbe lunedì 6 agosto (e agosto moglie mia non ti conosco). E poi le consultazioni e dopo il nuovo governo e «io i bambini a chi li lascio?», si dispera una deputata del Gruppo Misto.

Ma Maurizio Lupi, dello stesso gruppo, gira per il Transatlantico e, ai dolenti per i viaggi da sprenotare e per le case-vacanza a cui rinunciare («Ma non si può fare neanche un mini-emendamento per riavere i soldi indietro?»), dice tranquillizzante: «I numeri per il governo neutrale si trovano. Luglio non ci avrà». Ma se così non sarà, toccherà riaprire le scuole a luglio. Ci si dovrà distrarre dai Mondiali, che pur senza l’Italia restano uno spettacolo più affascinante di un comizo tra le onde di ‘Gnazio La Russa. E poi, oltre a quello dei bambini da affidare alle tate tra i singhiozzi degli infanti («Voglio mammà!»), ci sarebbe il problema, segnalato da Licia Ronzulli e da altri berlusconiani, di dove lasciare d’estate gli anziani. Il vecchietto dove lo metto? Magari a sostituire il bidello o a fare lo scrutatore. 
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