LA LEGGE DI STABILITÀ
Con la legge di Stabilità il governo ha fatto uno sforzo consistente per il finanziamento della Naspi e degli altri strumenti di tutela previsti (come quello destinato in via sperimentale per il 2015 ai lavoratori parasubordinati): 2,2 miliardi lanno in più per il prossimo biennio, che scendono poi a 2 nel 2017. Soldi che si aggiungono alle risorse già esistenti per gli ammortizzatori tradizionali, destinate gradualmente a confluire nei nuovi (nel 2016-2017 il superamento di cassa integrazione in deroga e mobilità dovrebbe liberare circa 4,5 miliardi).
Saranno sufficienti? La risposta dipende naturalmente dalle prestazioni che saranno effettivamente garantite. Ma non si può non tener conto della fase di recessione, ed in particolare di crisi industriale, che ha fatto lievitare le uscite effettive questanno e non si può certo dire conclusa.
Leconomista Tito Boeri, appena nominato alla presidenza dellInps, stimava nei giorni scorsi che per uno strumento realmente universale servirebbero stanziamenti aggiuntivi almeno doppi rispetto a quelli messi in campo dal governo, dunque qualcosa come 4 miliardi lanno. Il ministero del Lavoro ritiene invece adeguati i fondi disponibili.
Il testo del decreto sugli ammortizzatori, approvato solo in via provvisoria, contiene anche una forma di tutela sperimentale per i co.co.co e co.co.pro., sulla quale sono state dirottate risorse staniate in precedenza. E cè poi un ulteriore strumento specifico (Asdi) destinato ai disoccupati che superano il periodo massimo della Naspi: per questa finalità è previsto un impegno finanziario di pari a 300 milioni.
LAPPLICAZIONE
I problemi non sono finanziari ma squisitamente giuridici per quanto riguarda il decreto legislativo sulle tutele crescenti. In questo caso i tempi sono più stretti: le commissioni parlamentari dovranno fornire il proprio parere entro trenta giorni, poi il governo procederà allapprovazione definitiva del provvedimento, che poi entrerà in vigore una volta pubblicato in Gazzetta ufficiale. A dispetto di mesi di discussione sullarticolo 18 e i licenziamenti disciplinari, lattenzione si concentra ora su quelli collettivi, disciplinati dalla legge 233 del 1991. Anche in questo caso, le nuove norme si applicano solo ai lavoratori assunti successivamente alladozione delle nuove regole. Se quindi unazienda utilizzerà la legge 233 nei confronti di più dipendenti, una volta che il giudice avrà eventualmente stabilito lillegittimità delle procedure ed in particolare dei criteri di scelta dei licenziandi, alcuni potranno ottenere il reintegro mentre altri avranno solo lindennizzo. Situazione abbastanza paradossale che in realtà potrebbe spingere limpresa a liberarsi prioritariamente proprio dei nuovi assunti. Se le cose andranno così saranno confermati i timori di chi ritiene che la riforma potrebbe finire per penalizzare i lavoratori più giovani ai quali si volevano destinare maggiori tutele.