Jobs act, sulle tutele il nodo coperture il conto arriva fino a 4 miliardi

Jobs act, sulle tutele il nodo coperture il conto arriva fino a 4 miliardi
di Luca Cifoni
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Sabato 27 Dicembre 2014, 22:10 - Ultimo aggiornamento: 28 Dicembre, 01:53
Il nodo delle risorse per la Naspi, la nuova assicurazione universale contro la disoccupazione. E quello dell’effettiva applicabilità per alcuni aspetti della nuova disciplina dei licenziamenti illegittimi. Dopo la corsa per approvare prima di Natale i provvedimenti attuativi del Jobs Act, la strada verso l’entrata in vigore della riforma non è ancora spianata. Nel caso degli ammortizzatori sociali destinati a sostituire le attuali tutele, questa situazione risulta confermata anche dalla scelta del governo di far partire le nuove regole solo dal mese di maggio: il che consente da una parte di fare ulteriori verifiche ed aggiustamenti, dall’altra di risparmiare nell’immediato una parte delle risorse disponibili.



LA LEGGE DI STABILITÀ

Con la legge di Stabilità il governo ha fatto uno sforzo consistente per il finanziamento della Naspi e degli altri strumenti di tutela previsti (come quello destinato in via sperimentale per il 2015 ai lavoratori parasubordinati): 2,2 miliardi l’anno in più per il prossimo biennio, che scendono poi a 2 nel 2017. Soldi che si aggiungono alle risorse già esistenti per gli ammortizzatori tradizionali, destinate gradualmente a confluire nei nuovi (nel 2016-2017 il superamento di cassa integrazione in deroga e mobilità dovrebbe liberare circa 4,5 miliardi).



Saranno sufficienti? La risposta dipende naturalmente dalle prestazioni che saranno effettivamente garantite. Ma non si può non tener conto della fase di recessione, ed in particolare di crisi industriale, che ha fatto lievitare le uscite effettive quest’anno e non si può certo dire conclusa.



L’economista Tito Boeri, appena nominato alla presidenza dell’Inps, stimava nei giorni scorsi che per uno strumento realmente universale servirebbero stanziamenti aggiuntivi almeno doppi rispetto a quelli messi in campo dal governo, dunque qualcosa come 4 miliardi l’anno. Il ministero del Lavoro ritiene invece adeguati i fondi disponibili.

Il testo del decreto sugli ammortizzatori, approvato solo in via provvisoria, contiene anche una forma di tutela sperimentale per i co.co.co e co.co.pro., sulla quale sono state dirottate risorse staniate in precedenza. E c’è poi un ulteriore strumento specifico (Asdi) destinato ai disoccupati che superano il periodo massimo della Naspi: per questa finalità è previsto un impegno finanziario di pari a 300 milioni.



L’APPLICAZIONE

I problemi non sono finanziari ma squisitamente giuridici per quanto riguarda il decreto legislativo sulle tutele crescenti. In questo caso i tempi sono più stretti: le commissioni parlamentari dovranno fornire il proprio parere entro trenta giorni, poi il governo procederà all’approvazione definitiva del provvedimento, che poi entrerà in vigore una volta pubblicato in Gazzetta ufficiale. A dispetto di mesi di discussione sull’articolo 18 e i licenziamenti disciplinari, l’attenzione si concentra ora su quelli collettivi, disciplinati dalla legge 233 del 1991. Anche in questo caso, le nuove norme si applicano solo ai lavoratori assunti successivamente all’adozione delle nuove regole. Se quindi un’azienda utilizzerà la legge 233 nei confronti di più dipendenti, una volta che il giudice avrà eventualmente stabilito l’illegittimità delle procedure ed in particolare dei criteri di scelta dei licenziandi, alcuni potranno ottenere il reintegro mentre altri avranno solo l’indennizzo. Situazione abbastanza paradossale che in realtà potrebbe spingere l’impresa a liberarsi prioritariamente proprio dei nuovi assunti. Se le cose andranno così saranno confermati i timori di chi ritiene che la riforma potrebbe finire per penalizzare i lavoratori più giovani ai quali si volevano destinare maggiori tutele.