Jobs act, arriva l’indennizzo: il tetto massimo è 24 mensilità

Jobs act, arriva l’indennizzo: il tetto massimo è 24 mensilità
di Luca Cifoni
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Venerdì 26 Dicembre 2014, 22:24 - Ultimo aggiornamento: 27 Dicembre, 00:05
Il reintegro del lavoratore resta possibile per il licenziamento discriminatorio, per quello intimato in forma orale oppure nel caso di licenziamento disciplinare (giustificato motivo soggettivo o giusta causa) quando sia accertato in giudizio che il fatto contestato al lavoratore non sussiste. La lunga battaglia sul depotenziamento dell’articolo 18 si conclude con questo esito: per i nuovi assunti in caso di risoluzione ingiustificata del rapporto di lavoro si applicherà il meccanismo delle tutele crescenti, concretamente un indennizzo proporzionato al periodo di permanenza in azienda (due mensilità per ogni anno, con un minimo di quattro ed un massimo di ventiquattro).



Ma rispetto alle polemiche dei mesi scorsi, il provvedimento approvato dal governo alla vigilia di Natale mette in primo piano il licenziamento collettivo per ragioni economiche: in questo caso la via dell’indennizzo sarà di fatto l’unica praticabile, anche quando sia dimostrato che non sono state rispettate le procedure o i criteri di scelta dei lavoratori interessati.

Il decreto legislativo sui contratti a tutele crescenti contiene anche altri aspetti rilevanti e ulteriori novità vengono dall’altro decreto (approvato in via provvisoria) che rivede l’attuale assicurazione sociale per l’impiego (Aspi) allargando le tutele ai collaboratori ed estendendola fino a 24 mesi.





Le nuove regole non saranno immediatamente operative. Infatti il decreto sulle tutele crescenti è stato approvato dal Consiglio dei ministri in via preliminare. Anche se il disegno di legge del Jobs Act ha previsto procedure veloci e semplificate, servirà comunque un passaggio in Parlamento sia per accertare la neutralità dal punto di vista finanziario, sia nel merito presso le commissioni competenti.



Questi pareri dovranno essere forniti entro trenta giorni dall’invio da parte del governo dello schema di decreto legislativo, invio che presumibilmente avverrà nelle prossime ore. I pareri non sono comunque vincolanti e se le Camere non provvederanno entro i tempi previsti il governo potrà comunque procedere all’emanazione definitiva. Dunque presumibilmente si arriverà alla seconda metà di gennaio: il decreto legislativo entrerà comunque in vigore il giorno successivo a quello della pubblicazione in Gazzetta ufficiale.





Dal punto di vista dell’esecutivo non sono previste modifiche, anche se il testo lascia qualche nodo non perfettamente risolto. Ad esempio, anche nel caso dei licenziamenti collettivi previsto è previsto che le nuove regole si applichino solo ai neoassunti, ma questo potrebbe porre dei problemi di applicazione pratica nel momento in cui saranno oggetto del licenziamento lavoratori con due regimi diversi.

Infine un capitolo da approfondire è quello dell’Aspi: le nuove norme entreranno in vigore solo da maggio e servirà ancora un po’ di tempo per la verifica delle risorse finanziarie in gioco. La nuova indennità potrà essere pagata per un periodo massimo di due anni (con l’attuale Aspi si arrivava a diciotto mesi) e riguarderà in via sperimentale per il 2015 i lavoratori con contratti co.co.co e co.co.pro.
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