E James Bond inventò lo smartwatch: i gadget di 007 che hanno trovato un mercato

E James Bond inventò lo smartwatch: i gadget di 007 che hanno trovato un mercato
di Andrea Andrei
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Sabato 21 Novembre 2015, 09:30 - Ultimo aggiornamento: 8 Novembre, 23:53
Alzi la mano chi non ha mai sognato, almeno una volta, di vivere la vita di James Bond. Si faccia avanti colui che non ha mai desiderato fare un giro sulla sua Aston Martin iper-accessoriata, chi non ha mai ammirato la sua eleganza e chi (soprattutto fra i maschietti) non ha mai invidiato il suo successo con le donne. Ma soprattutto: chi è che non ha mai desiderato di possedere uno dei suoi fantasmagorici gadget? Fra penne-laser, sigarette-pistola, anelli-videocamera e chi più ne ha più ne metta, per 007 sopravvivere nelle situazioni più estreme diventa un gioco da ragazzi. Dopo 23 film se ne sono viste un po’ di tutti i colori, e a rivedere oggi molti di quei “geniali” marchingegni viene un po’ da ridere.



I DISPOSITIVI Eccolo lì il nostro Bond, puntuale come sempre all'appuntamento con Q, il suo consulente tecnologico personale che è sempre pronto a rifornirlo di gingilli. E da quelle riunioni, ad uscire davvero sconfitte, sono sempre le regole della fisica e della logica. Quasi duecento dispositivi in circa mezzo secolo che però, a parte rari casi (come ad esempio i sistemi a riconoscimento facciale), non si sono dimostrati capaci di anticipare i tempi, come invece si è visto in altre pellicole come Ritorno al Futuro. Più che altro i gadget di James Bond si sono rivelati delle trovate in tipico stile hollywodiano, spettacolari ma esagerate e improbabili.



Come dimenticare l'orologio (Omega o Seiko che sia) con il cinturino laser, in grado di tagliare le grandi catene di metallo o le spesse corde con cui l'agente segreto viene ogni tanto immobilizzato dai nemici? Quello stesso orologio che può trasformarsi in una micidiale lama rotante o ancora, più realisticamente, in uno schermo in grado di riprodurre video in alta definizione. Quest'ultimo prototipo è comparso per la prima volta nel 1983, in "Operazione Piovra", ed è uno dei rari casi in cui la tecnologia di 007 ha anticipato un'invenzione reale (vedi alla voce smartwatch). Altro cavallo di battaglia è senz'altro la mitica Aston Martin, che permetteva a 007, con un pulsante nascosto nella manopola del cambio, di far saltare in aria il sedile di un passeggero poco gradito. Oppure di sparare all’impazzata contro i cattivi con armi nascoste sotto i fanali.



Quella stessa Aston Martin che nel film del 2002, "La morte può attendere", riesce addirittura a diventare invisibile. Eppure, nonostante quella dell'invisibilità sia ricordata come una delle più ridicole performance di sempre, oggi qualcuno ha pensato realmente a quella soluzione: la Keio University l’anno scorso ha realizzato un prototipo che rende l'auto trasparente agli occhi del guidatore, permettendogli di vedere cosa succede all’esterno.



Negli anni '60, la guerra fredda diede l'autorizzazione ai registi a scatenare tutta la propria megalomane creatività per dimostrare il livello avanzatissimo di tecnologia occidentale. È rimasta nella storia di Hollywood la fuga di Sean Connery a bordo di un jet pack in "Operazione tuono" del 1965 e quella, ancor più spettacolare, del 1967 in "Si vive solo due volte", su un piccolo elicottero monoposto in grado di sparare come un caccia bombardiere. E poi, appunto, le esplosioni.



Come pensare a un Bond che non faccia saltare in aria nulla, magari servendosi di piccolissimi dispositivi? Come la penna che appare in “Goldeneye”, del 1995, che dopo tre clic aziona una detonazione terrificante. Per non parlare della sigaretta-razzo. In quella scena straordinaria del film del '67, l'agente segreto fuma con lo sguardo torvo una sigaretta, poi con quella spara un colpo micidiale, prendendo in pieno petto uno dei nemici. Roba che neanche la fantasia dei bambini si spinge a tanto.



L’EVOLUZIONE Curiosamente, negli anni c'è un rapporto inversamente proporzionale fra le invenzioni reali e quelle della finzione. Ai giorni nostri, dopo aver sperimentato il boom dei computer negli anni '90, James Bond è stranamente a corto di gadget, fatta eccezione per una pistola la cui impugnatura riconosce l'impronta nel palmo e si attiva perciò solo nelle sue mani e una piccola ricetrasmittente. Tecnologie che oggi non sorprendono di certo e che anzi sono alla portata di tutti.



Sarà che avere in tasca uno smartphone oggi permette di fare quasi qualsiasi cosa, o forse che la realtà ha superato anche la fantasia, e che sorprendere con la tecnologia ai giorni nostri sia tutt'altro che semplice. Fatto sta che nei film odierni la vita dell’agente di Sua Maestà non è più legata a questi dispositivi, che anzi ricoprono un ruolo marginale. In "Skyfall", del 2013, Daniel Craig incontra alla National Gallery di Londra un ragazzo molto più giovane di lui.



Quel ragazzo è il volto del nuovo MI6, quello che non dà più in dotazione valigette delle meraviglie, ma che preferisce di gran lunga combattere il crimine con l'ausilio dell'informatica. «Ho ottenuto più risultati io in pigiama davanti al pc di casa mia che tu con anni sul campo», dice il giovane a uno spaesato 007.
Che comunque ha pur sempre il pregio di aver mantenuto per circa mezzo secolo un fascino inimitabile. Nonostante i suoi ormai inutili gadget.
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