LE MOTIVAZIONI
Ma perché “demise”? Forse in inglese si nasconde meglio la cosa e il suo senso vero della cosa? Forse l’inglese serve a coprire il tutto di un velo pietoso, scongiurandone la minaccia, e allontanandone almeno a parole il rischio che si tramuti in realtà?
LA SPIEGAZIONE
In realtà, non si tratta di un nome proprio, ma di un sostantivo. Solo che nell’adozione alla vaccinara, il dittongo in uso nella pronuncia della “i” (ai) si perde per strada. Risultato? È come se invece di dire “mettimi un like” (pronuncia: laic ) il romano dicesse “metteme ‘n liche”. In questo modo, la previsione del collasso, del decesso, della fine, della rovina, della morte del giornalismo e della carta stampata si stempera nell’anglofilia e nel ridicolo, e fra le nebbie dell’approssimazione fonetica, la “demise” senza dittongo (che in bocca del romando diventa “demiiz” anziché “demaiz”) non spaventa più nessuno, con buona pace sia per gli anglisti e per i lessicografi nostrani.
I LAMENTI
Il primo esordisce in piena regola, declinando il lamento dapprima sull’incapacità dei politici, poi sulle carenze delle classi dirigenti, quindi sull’assenza di management (magari con l’accento al posto giusto), infine col rarefarsi delle virtù e il dilagare delle cattive abitudini di quei capitani di industria che faticano tanto, creano prodotti magnifici, aziende gioiello, diventano miliardari nel giro di trent’anni, e poi però da vecchi decidono di vendere tutto e si lasciano conquistare dal capitale straniero. Perché non sono riusciti a darsi un successore, hanno dei figli dementi, capaci solo di sfasciare le Ferrari correndo in piena notte sui circuiti da motocross per le stradine di campagna, non hanno saputo delegare ai manager, visto che l’impresa di famiglia, in un sistema sociale dove la famiglia assicura il welfare, è una parte del welfare…
MANIFATTURA
Quando il vaso è colmo, lo scettico alza la mano e cerca di ricordare che esiste anche il comparto delle macchine utensili, vero gioiello della manifattura italiana, seconda in Europa… evoca i nomi gloriosi di tanti capitani di industria come Florindo da Rodi Corbanese di Tarzo,venditore ambulante di frutta nel bellunese a 13i anni, gelataio stagionale in Germania a 25, fondatore di aziende straordinarie a 40, fino all’ultima Irinox, che produce abbattitori rapidi di temperatura e il mondo intero ci invidia, o come il cavaliere Bertazzoni proprietario di Smeg, sigla che sembra tedesca, mentre è l’acronimo delle Smalteria Metallurgiche Emiliane Guastalla, o come i fratelli Gessaroli da Rimini, che producono dispositivi elettronici per cuochi e pasticceri….Ma a nulla vale l’energia di tanti, serve la speranza e la fiducia: il pessimismo incombe e nutre l’attesa d’una “demise” generale, che però, senza dittongo, forse non arriverà mai….
(1/continua)
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