Isis a Roma, a Centocelle e Magliana le cellule integraliste

Isis a Roma, a Centocelle e Magliana le cellule integraliste
di Davide Gambardella e Alessia Marani
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Mercoledì 10 Settembre 2014, 23:53 - Ultimo aggiornamento: 11 Settembre, 15:55

La culla della cristianit, Roma, nelle mire dell’Isis. Non lo ha negato relazionando alle Camere il ministro dell’Interno Angelino Alfano. Lo sanno bene gli uomini dell’antiterrorismo all’ombra del Cupolone che già da luglio hanno alzato i livelli di guardia. «Livelli ancora lontani dall’allerta che seguì gli attentati dell’11 settembre 2001 (oggi l’anniversario, ndr) e i picchi raggiunti tra il 2004 e il 2005 quando Al Quaeda sembrava invincibile - fa trapelare qualche beninformato - ma s’è rafforzata la macchina informativa, quella pronta a captare i minimi spostamenti sospetti di persone “attenzionate” da tempo».

COVI FREDDI

Si indaga su movimenti all’estero, amici ricontattati, altri nuovi che appaiono improvvisamente e poi spariscono passando per aeroporti e stazioni, facendo però sempre riferimento a quei personaggi gancio tra l’islam moderato e le frange estremiste. Occhi puntanti sulle stazioni meno turistiche, come la Tiburtina e sui centri di culto delle periferie: Centocelle (nella moschea Al Huda venne arrestato Osman Hussain, uno degli attentatori del metrò di Londra), Tor Bella Monaca, Tor Pignattara. Ma anche la Magliana è indicata come possibile covo freddo di fondamentalisti nelle informative degli 007.

L’ALLERTA

Quando nell’ottobre 2005 l’allora prefetto Serra organizzò nella Capitale la più grande simulazione d’attacco terroristico (autobomba al Colosseo, kamikaze sul metrò e zainetto esplosivo su un bus a piazza Navona) parlò di «cinquanta obiettivi sensibili da tutelare». Obiettivi, il Vaticano in primis, che di nuovo oggi hanno bisogno di protezione. I protocolli «classificati», secretati, mutano di giorno in giorno, a seconda della recrudescenza internazionale o dai dispacci dei servizi. E se nel 2006 a fare paura erano state le parole di Al Shimmari, leader dell’esercito islamico in Irak protagonista del sequestro e dell’uccisione del giornalista Enzo Baldoni, oggi a spaventare sono le visioni di Al Baghdadi, l’autoproclamato Califfo dello Stato islamico e i suoi tagliagole.

«Conquisteremo Roma e il mondo», era stato il messaggio a lui attribuito a luglio. Se Al Quaeda puntava all’azione eclatante per fare proseliti, l’Isis è radicato; parte già con un consenso acquisito e si muove per raccogliere fondi per portare avanti la sua guerra agli infedeli. A Roma Digos e reparti dell’Arma sono sulle tracce di “imam itineranti” che partono da luoghi lontani e approdano nella Capitale per fare proselitismo e ripartire.

Alcuni sarebbero stati già identificati. Intanto, le scritte in arabo apparse sui muri del sottopasso di via Casilina, tra lo svincolo di Torrenova e Torre Gaia, sono state cancellate. Le frasi apparentemente criptiche, e quella bandiera disegnata con vernice spray, la stessa sventolata in Siria dall’Isis, sono oggetto di indagini della polizia. «Ogni guerra contro di noi è una guerra persa», «Ci vendicheremo delle stragi degli invasori», gli slogan apparsi sulle pareti a sud-est della città. E si scopre che altre scritte sospette sono comparse nei mesi scorsi sui muri di via Prenestina. Messaggi ancora da decifrare, scritti sui muri fra Tor Pignattara e Torre Angela. Su cui si indaga.

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