Alta tensione Iran-sauditi, Rohani avvisa: «Vi puniremo»

Alta tensione Iran-sauditi, Rohani avvisa: «Vi puniremo»
di Simona Verrazzo
4 Minuti di Lettura
Giovedì 8 Settembre 2016, 00:36 - Ultimo aggiornamento: 20:23
 Alla vigilia della più importante festività islamica, il pellegrinaggio a La Mecca, è altissima tensione tra Arabia Saudita e Iran, nell’ennesimo scontro che vede contrapposte la roccaforte sunnita, guidata da Riad, e quella sciita, con Teheran capofila. Ieri è tornata a parlare la guida suprema dell’Iran, il grande ayatollah Ali Khamenei, che ha usato espressioni durissime contro la famiglia reale di Riad. «Questa discendenza maledetta e malefica non merita di gestire i luoghi sacri», ha tuonato, in riferimento alle città di Medina e La Mecca. Le accuse sono arrivate nel corso della visita alle famiglie delle vittime della tragedia dello scorso anno: nella calca morirono 717 pellegrini, di cui 426 iraniani, nel secondo più grande massacro a La Mecca dagli anni ’90. 

GLI ANATEMI
Da giorni Khamenei lancia anatemi contro la famiglia reale saudita, definita lunedì come «infedele», ma gli attacchi di ieri sono stati accompagnati anche dalle parole, altrettanto dure, del presidente iraniano, Hassan Rohani, di posizioni riformiste, ma che stavolta lasciano poco spazio alla moderazione. «I paesi della regione e del mondo islamico devono coordinarsi per punire il governo saudita – ha dichiarato Rohani in una riunione di gabinetto – Se il problema con il governo saudita si limitasse all’hajj, potremmo aver trovato una soluzione. Purtroppo questo governo, con i crimini che ha commesso nella regione e il suo sostegno al terrorismo, versa il sangue dei musulmani in Iraq, Siria, e Yemen».

LA POLITICA
Dalla religione alla politica il passo è breve e nell’intervento del presidente iraniano emergono i tre teatri principali che vedono contrapposti sunniti e sciiti, in un quadro, come quello mediorientale, già complicato, con la presenza dell’Isis in Iraq e in Siria e di Al Qaeda in Yemen. La risposta di Riad non si è fatta attendere, con il ministro degli Esteri saudita, Adel al Jubeir, che ha accusato l’Iran di «voler politicizzare il pellegrinaggio alla Mecca». Dello stesso tono il comunicato del Consiglio di cooperazione del Golfo, di cui fanno parte, con l’Arabia Saudita, le altre cinque ricche monarchie della regione (Emirati Arabi, Kuwait, Qatar, Bahrain e Oman), tutte a maggioranza sunnita, tutte preoccupate da un eventuale allargamento dell’influenza dell’Iran nell’area.

LA RELIGIONE
Altrettanto duro è lo scontro sulla religione, con l’Arabia Saudita che ospita le prime due città sante dell’islam, Medica e La Mecca, e l’Iran che nulla può fare. Il braccio di ferro è culminato a maggio, quando i colloqui tra i due paesi si sono arenati sulla questione dei visti: l’Arabia Saudita avrebbe posto troppe limitazioni, secondo l’Iran, compresa l’interdizione sui suoi cieli dei voli ad hoc per i pellegrini. Il risultato è il boicottaggio dell’hajj da parte di Teheran, una decisione estrema data l’importanza del ‘grande pellegrinaggio’, che è uno dei cinque pilastri dell’islam e che ogni buon musulmano dovrebbe compiere almeno una volta nella vita. E ci sono altri precedenti. Nel 2015 era arrivato il boicottaggio della umra, il piccolo pellegrinaggio, per presunti abusi sessuali subiti da alcuni pellegrini iraniani all’aeroporto di Jeddah, lo scalo saudita che serve La Mecca.

I FEDELI
Attesi anche stavolta fedeli da tutto il mondo, con una media che sempre si avvicina ai due milioni, l’hajj di quest’anno partirà ufficialmente nella notte tra venerdì e sabato. Eccezionali le misure di sicurezza, sia per la minaccia di attentati terroristici sia per evitare il diffondersi di epidemie. Altro allarme è quello dei pellegrini che tentano di entrare senza documenti, in molti casi per fermarsi illegalmente. Le autorità saudite sono severissime a riguardo e impediscono l’entrata non soltanto nelle città sante ma anche di oltrepassare la frontiera a chi non possiede un apposito visto. Quest’anno, secondo gli ultimi dati diffusi pochi giorni fa, le persone bloccate sono state oltre 188.000, la maggior parte yemeniti, molti dei quali in fuga dal conflitto in cui versa il loro paese.
Il momento più importante sarà lunedì, quando si celebra l’Eid al-Adha, nota anche come ‘festa del sacrificio’, durante il quale viene ucciso un montone come offerta a Dio. E’ la festività più importante per la religione islamica, celebrata in tutto il mondo da oltre un miliardo di fedeli.
 
© RIPRODUZIONE RISERVATA