Inps, così l’assegno per i giovani: non oltre metà del reddito

Inps, così l’assegno per i giovani: non oltre metà del reddito
di Luca Cifoni
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Mercoledì 27 Aprile 2016, 00:02
ROMA Che non sarebbero state proprio rassicuranti si sapeva. Del resto le buste arancioni che l’Inps sta inviando a casa dei lavoratori italiani (dopo aver già reso possibile la consultazione on line dei relativi dati) hanno tra i principali obiettivi anche quello di mettere in guardia su un futuro previdenziale non roseo. In modo che gli interessati, potendolo fare, corrano ai ripari.

LE LETTERE
Ma cosa c’è scritto esattamente nelle lettere che stanno iniziando ad arrivare nelle cassette della posta (entro la settimana è previsto la consegna delle prime 150 mila)? Le situazioni personali sono naturalmente le più diverse, ma alcune simulazioni realizzate da 50 & Più, (associazione di Confcommercio con il suo patronato Enasco) permettono di valutare le situazioni più comuni dei giovani, includendo in senso largo in questa categoria coloro che hanno tra i 25 e i 40 anni circa. Una platea della quale fa parte anche quella generazione dei nati negli anni 80 di cui ha parlato lo stesso presidente dell’Inps Boeri, prevedendo la possibilità di un’attività lavorativa prolungata fino ai 75 anni per coloro che nella propria carriera lavorativa hanno accumulato periodi significativi di disoccupazione. La sintesi delle storie lavorative sottese alle simulazioni, anche se si ipotizzano lunghi anni di versamenti ed accettabili dinamiche retributive, (entrambi elementi tutt’altro che scontati con l’attuale andamento del mercato del lavoro) è che le future pensioni potranno al massimo raggiungere metà del reddito o poco più. Naturalmente è probabile che ci siano situazioni più favorevoli, ma simmetricamente ci saranno anche lavoratori che avendo accumulato vari anni di disoccupazione, o di occupazione precaria, si troveranno alla fine con assegni ancora più bassi.
Ma vediamo i casi concreti. Partiamo da un lavoratore dipendente del settore privato, operaio o impiegato, che oggi abbia 25 anni e lavori già da uno. Attualmente il suo reddito netto è di 18 mila euro. Si prevede che la sua carriera retributiva possa avere una dinamica di crescita pari al 2,5 per cento. Nella busta arancione inviata dall’Inps trova indicata la data presumibile nella quale potrà andare in pensione, sulla base delle regole vigenti e dell’ipotesi (per molti versi ottimistica) di continuare a lavorare senza interrompere i versamenti contributivi; trova anche l’importo presunto a cui avrà diritto. L’uscita dal lavoro avverrà a 67 anni e 8 mesi, con circa 43 anni di contributi che daranno diritto alla pensione anticipata. Il suo tasso di sostituzione, ovvero il rapporto percentuale tra il primo assegno pensionistico e l’ultimo stipendio, sarà pari al 53,3 per cento in termini netti: il reddito effettivo insomma sarà poco meno che dimezzato. Per una lavoratrice donna sempre del settore privato che oggi ha 32 anni ed è in attività da 7, con una retribuzione di impiegata da 30 mila euro netti annui, il tasso di sostituzione sarà del 50,9. 

ARTIGIANI E COMMERCIANTI
Più sfavorevoli le prospettive per i lavoratori autonomi, come ad esempio artigiani e commercianti. Quelli che oggi hanno intorno a 40 anni ed hanno già alle spalle tra i 15 e i 20 anni di attività possono avvicinarsi al 50 per cento solo con la pensione di vecchiaia a ridosso dei 70 anni; altrimenti uscendo con quella anticipata a 64-65 anni avranno tassi di sostituzione pari al 38-40 per cento. Un quadro quanto meno complicato che porta Gabriele Sampaolo, direttore generale del Patronato 50&PiùEnasco, a dire che «la busta arancione è una buona iniziativa ma rischia di non fornire agli assicurati una strumentazione adeguata di consulenza sulla propria posizione».
 
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