Inchiesta sui rifiuti a Roma: assenteisti dell’Ama nel mirino dei pm

Inchiesta sui rifiuti a Roma: assenteisti dell’Ama nel mirino dei pm
di Michela Allegri e Stefania Piras
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Domenica 30 Dicembre 2018, 00:05 - Ultimo aggiornamento: 14:12

Una doppia inchiesta sulla mancata raccolta dell’immondizia a Roma. E accertamenti specifici sui turni di lavoro all’interno della municipalizzata dei rifiuti, per verificare se a provocare l’emergenza sia stato, almeno in parte, l’assenteismo dei dipendenti dell’Ama, con conseguente calcolo dei danni economici - e d’immagine - per la città. Non c’è solo la Procura a indagare sui cassonetti stracolmi e sui sacchi dell’immondizia abbandonati lungo strade e marciapiedi - il pm Carlo Villani procede per getto pericoloso di cose -, ma anche la Corte di conti ha deciso di aprire un fascicolo sulla mancata raccolta. Il primo passo sarà acquisire i dati relativi ai turni di lavoro e di assenza dei dipendenti, per verificare se i programmi siano stati rispettati o se, come si sospetta, ci siano stati comportamenti negligenti.

I DATI
Dati alla mano, nella municipalizzata capitolina, le assenze - tra malattie, infortuni e maternità - si assestano intorno al 15 per cento. Dati che ora finiranno al vaglio dei magistrati, che dovranno anche verificare se chi era in servizio abbia effettivamente svolto il lavoro. Il problema dell’immondizia si è aggravato negli ultimi due anni, raggiungendo l’apice la scorsa settimana, complici le festività natalizie, la carenza di siti di conferimento e di stabilimenti, il rogo che ha reso inutilizzabile uno dei quattro impianti di trattamento dei rifiuti, il Tmb Salario, e gli incendi che fino a tre giorni fa hanno distrutto almeno quindici cassonetti. L’inchiesta contabile corre parallela a quella della Procura, scattata dopo decine di esposti presentati negli ultimi mesi da residenti e comitati di quartiere che, da nord a sud della Capitale, dal centro alla periferia, hanno consegnato agli inquirenti report fotografici di una Capitale letteralmente sommersa dalla spazzatura.

IL DOSSIER
Nel frattempo la sindaca Virginia Raggi ha annunciato che depositerà ai pubblici ministeri un dettagliato dossier sugli ultimi due anni della municipalizzata e sul ciclo dei rifiuti. Chiederà ai pm di fare luce su una carrellata di anomalie e stranezze che avrebbero contribuito a scatenare l’emergenza: verranno depositati i risultati degli accertamenti tecnici interni sul rogo del Tmb Salario - sul quale la Procura sta già indagando -, un capitolo sarà sui cassonetti incendiati - i dati sono allarmanti: tra il 2008 e il 2016 si contano circa 640 cassonetti bruciati, mentre negli ultimi due anni si sono verificati addirittura 590 roghi -, un altro riguarderà gli sprechi. E ancora: ci saranno focus sulle gare saltate, sugli appalti, sulle opacità che rendono il servizio inefficiente. Non è una memoria difensiva, ma poco ci manca. Il dossier che una squadra di tecnici sta mettendo insieme per i magistrati è una lunga collezione di situazioni anomale che la sindaca si è trovata davanti quando si è insediata in Campidoglio. Dal furto dei materiali nelle isole ecologiche alle discariche abusive.

IL CICLO DEI RIFIUTI
Non verrà trattato solo il quadro aziendale dell’Ama, quindi, ma l’intero ciclo dei rifiuti di Roma, in cui le troppe tessere del mosaico mancanti «non consentono una chiusura efficiente e legale del servizio. Sono elementi che possono sicuramente essere utili a chi sta indagando», dice la sindaca. Nel dossier sono citate anche le sentenze non rispettate della Regione Lazio, a cui è stato intimato per due volte di stilare il Piano Rifiuti, e il modus operandi di Manlio Cerroni e del suo consorzio Colari.

GLI ATTI
Nel documento si allegano pure gli adempimenti della sindaca, una cronistoria di atti, riunioni, blitz negli impianti e delibere. Viene citata, per esempio, la consegna alla Regione della mappa dei siti della città metropolitana che potrebbero ospitare rifiuti, in modo da sbloccare il piano fermo ormai dal 2013.
Nel dossier viene anche ripercorso l’iter di commissariamento del consorzio Colari, da quando Raggi si impuntò per non lavorare più con Cerroni dopo l’interdittiva antimafia. Compare anche il primo contratto, con tanto di penali, che la sindaca sottopose al commissario di Colari al solo fine di rendere trasparente e legale il rapporto con impianti che erano gestiti dal ras di Malagrotta.
 

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