Il governo: «Alzano, andò così». Conte ai magistrati: «Scelta condivisa con la Lombardia»

Il governo: «Alzano, andò così» Conte ai magistrati: «Scelta condivisa con la Lombardia»
di Marco Conti e Cristiana Mangani
4 Minuti di Lettura
Sabato 13 Giugno 2020, 00:58 - Ultimo aggiornamento: 10:49

Tre ore, armato di agenda e appunti nei quali ha ricostruito tutti i passaggi dei giorni più concitati e drammatici dell’esplosione del virus. Il racconto che il presidente del Consiglio Giuseppe Conte ha fatto alla pm di Bergamo Maria Cristina Rota, è partito dal 31 gennaio, quando il governo prese il primo provvedimento dichiarando lo stato d’emergenza.

Maria Cristina Rota, chi è la pm che indaga sulle mancate zone rosse ad Alzano e Nembro
Conte, tre ore di audizione da parte dei pm sulle zone rosse di Alzano e Nembro. Primi indagati

Primi in Europa e primi in Occidente, a conferma secondo il presidente del Consiglio che non c’è stata mai sottovalutazione dei rischi connessi al virus. Nello sciorinare di date e provvedimenti, valutazioni del Comitato tecnico scientifico (Cts) e dell’Istituto Superiore (Iss) di Sanità, Conte arriva ai giorni di Codogno e Vò Euganeo. Il 21 febbraio l’ospedale di Codogno viene chiuso, il 23 il governo decide di chiudere anche dieci comuni del lodigiano e intorno a Vò.
L’UNTORE
Scelte difficili «ma tempestive», racconta Conte, perchè dopo nemmeno un mese i contagi si azzerano. Ma il 23 febbraio vengono fuori i primi contagiati all’ospedale di Alzano Lombardo. «Due pazienti immediatamente trasferiti a Bergamo» perché nel frattempo - spiega - in tutta Italia, per decisione del ministro della Sanità Roberto Speranza, venivano istituiti i “centri ospedalieri-Covid”. L’ospedale di Alzano viene chiuso, ma riaperto dopo poche ore e si rivela come un mega “untore” che il 2 marzo fa balzare a oltre cinquecento il numero dei contagi. Nella sua ricostruzione Conte non accusa la regione Lombardia e il suo presidente Attilio Fontana. Si limita a mettere in fila le carte e tra queste ci sono le valutazioni dell’Iss e del Cts del 3 e del 5 marzo, le resistenze del sindaco di Alzano. La notte tra il 6 e il 7 Carabinieri e Polizia, su mandato della ministra Lamorgese erano pronti a chiudere i comuni di Alzano e Nembro, ma alle fine - spiega - si scelse di ampliare il blocco proprio perché si ritenne che il contagio fosse ormai fuori dal confine dei due comuni. «Dalla zona arancione dell’8 - rivendica Conte - siamo passati il giorno dopo al blocco dell’intero Paese», spiega il premier rivendicando la tempestività dei provvedimenti presi in «scienza e coscienza».
Conte ha con sé le note dell’Iss e del Cts, ma non solo quelle che riguardano i comuni della Val Seriana. Pareri scientifici, valutazioni, proiezioni sviluppate con algoritmi che riguardano in particolare il Nord Italia, ma anche il Mezzogiorno. «Pareri preziosi», che «ci hanno guidato», ma ogni «scelta politica» - puntualizza il premier - è stata compiuta dopo un confronto all’interno del governo e tra l’esecutivo e gli esperti. Nel rivendicare il ruolo svolto dalla politica nel tener conto di tutti gli aspetti legati all’emergenza, Conte ripete di non avere pentimenti e che le scelte sono state condivise sempre con tutte le regioni e in particolar modo - in quei giorni - con la regione Lombardia. Al punto che non ha ritenuto di agire autonomamente malgrado la legge lo permetta.
Il premier ha appena finito di parlare con i magistrati, seguendo una linea che sarà poi la stessa dei ministri Roberto Speranza e Luciana Lamorgese: «Fu una decisione politica», è la sostanza di quanto riferito ai magistrati lombardi. Il titolare del ministero della Salute ha ripercorso quelle ore convulse, quei momenti in cui il virus cominciava a diffondersi pesantemente, e il Cts pressava per “cinturare” i paesi più a rischio. E infatti ai pm ha consegnato una relazione con date e luoghi. E lo stesso ha fatto la ministra Lamorgese, quando ha spiegato che «inviare poliziotti e carabinieri sul posto era un atto necessario, proprio in vista delle decisioni che si stavano prendendo». E che, comunque, non spettava a lei decidere se chiudere a meno un territorio. 
L’ANTICIPO
L’invio di centinaia di appartenenti alle forze di polizia tra il 4 e il 6 di marzo è stata una decisione di governo - ha ancora chiarito Lamorgese - Il ministero deve farsi sempre trovare pronto e muoversi in anticipo rispetto ai tempi. Così è avvenuto in passato e così è avvenuto anche stavolta».
La prima riunione del Comitato tecnico scientifico nel quale si è affrontata la situazione di Alzano e Nembro è stata il 3 marzo, ed è in quella occasione che gli esperti avevano valutato la necessità di chiudere l’area. 
E il racconto di quei giorni, ricostruito dal premier e dai due ministri, sarà ora al vaglio dei pm di Bergamo che, già ieri, però, lasciavano intuire di avere le idee molto più chiare sulla vicenda, e probabilmente, di considerare che «un atto politico», difficilmente potrà essere incardinato in un reato penale. Sembra allontanarsi l’eventualità di un’iscrizione dei tre nel registro degli indagati. Entro pochi giorni sapremo.

 

© RIPRODUZIONE RISERVATA