Incentivi per assumere nei settori senza donne

Incentivi per assumere nei settori senza donne
di Roberta Amoruso
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Lunedì 4 Dicembre 2017, 00:18 - Ultimo aggiornamento: 20:08
Arriva la nuova fotografia dei lavori con più disparità uomo-donna. Una classifica allegata al decreto ministeriale appena approvato che come ogni anno dal 2013, dati Istat alla mano, individua puntualmente le categorie che possono sfruttare il bonus-occupazione previsto dalla Legge Fornero. Si tratta di uno sgravio del 50% per l’assunzione di donne in settori con un tasso di disparità uomo-donna superiore al 25%, rispetto alla media (pari al 9,9% nel 2016), previsto anche per L’ assunzione di donne disoccupate residenti in aree svantaggiate. E allora si scopre che dal 2013 si è praticamente dimezzata la “disparità”, che pure rimane, tra i politici, i magistrati e i dirigenti statali (il tasso è passato dal 23,3% al 14,4%, contro la media complessiva del 9,9%), tanto da far scendere la categoria in fondo alla classifica. A sorpresa, sono invece aumentate le differenze nel settore del “commercio e dei servizi”, una categoria assente nel 2013. Insomma, in pochi anni si sono perse “quote rosa” tra i commessi e gli uscieri, tra i camerieri d’albergo, gli addetti alle pulizie e i lavapiatti, ma anche tra gli operatori ecologici, i bidelli e i portantini. Mentre si confermano in cima alle disparità, sergenti e marescialli delle forze armate con un tasso pari al 99,4%: come dire che in questo caso non c’è traccia di donna. Scorrendo la tabella risulta dunque che tra le professioni “maglia nera”, con un tasso di “disparità” superiore al 90%, quindi dieci volte la media complessiva, ci sono anche i tassisti, gli autisti e i camionisti.
Poi a seguire gli ufficiali delle forze armate, e ancora gli operai addetti alle costruzioni e al mantenimento delle strutture edili, che superano così le truppe delle forze armate. Se la cavano un po’ meglio gli agricoltori, gli allevatori, i forestali e i pescatori specializzati, più o meno allineati con i tecnici informatici e scientifici, oppure con gli operai che lavorano nelle fabbriche alle catene di montaggio. Anche tra gli imprenditori, a farla da padrone sono gli uomini (con quasi l’84% delle presenze) e poco sopra il personale non qualificato che guadagna lo stipendio lavorando nelle cave e nelle miniere. I PROGRESSI Subito dopo ci sono gli ingegneri e gli architetti (donne soltanto per il 18,2% del totale), ma se non altro c’è stato un miglioramento dal 2013. Con un tasso di disparità tra il 50% e il 40% si trovano, anche gli specialisti in chimica e fisica, i braccianti agricoli, oppure i vasai, e riparatori di protesi e più in generale gli artigiani di precisione. Per le categorie specializzate dell’abbigliamento e dello spettacolo, invece, le differenze sono un po’ meno marcate (la presenza femminile arriva al 36,8%). Ben distanziate e in coda alla classifica ci sono infine gli operatori del commercio e dei servizi, come commessi e camerieri. Solo a questo punto spuntano in coda i politici e i magistrati, anche quelli che hanno fatto maggiori progressi negli anni in fatto di “quote rosa” evidentemente.
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