Incendio a Fiumicino, una testimone: «Il fumo, uno scoppio e poi le fiamme così mi sono salvata e ho dato l’allarme»

Incendio a Fiumicino, una testimone: «Il fumo, uno scoppio e poi le fiamme così mi sono salvata e ho dato l’allarme»
di Giulio Mancini
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Giovedì 7 Maggio 2015, 22:14 - Ultimo aggiornamento: 8 Maggio, 00:17
Castana, occhi vivaci, barista del Chef Express, 25 anni, Alessandra è la teste chiave dell’incendio divampato al terminal T3 di Fiumicino. E’ lei che ha avvertito la polizia dando il via alla macchina dei soccorsi e, soprattutto, dando certezza che non si è trattato di un atto doloso o, peggio ancora, di un attentato terroristico.



Alessandra, che vive ad Acilia, non distante da Ostia e dal suo luogo di lavoro, ha assistito all’esplosione di fumo ed alla prima fiammata che ha innescato il rogo. Era ancora in servizio, stava sistemando le ultime cose prima di chiudere il bar che si trova esattamente di fronte al punto-ristoro ”Gustavo”, sede del focolaio, al livello 0 del terminal T3, tra i gate G e H.



IL RACCONTO

Con grande senso di responsabilità, nonostante la notte insonne e di paura per quello che le era successo, ha risposto ad ogni domanda degli investigatori coordinati dal Dirigente della V Zona della Polizia di Frontiera, Antonio Del Greco. Ed ha fornito una versione che esclude l’atto doloso, avvalorata anche da altri riscontri d’indagine.

«Stavo mettendo a posto le ultime cose - racconta - quando ho notato una nube di fumo uscire da una griglia del retro del ristorante, la zona dietro i frigoriferi. Era una coltre scura che rilasciava un odore acre di plastica bruciata. A quel punto, non sapendo cosa fare, ho avvertito una coppia di agenti della polizia che stavano passando nel terminal».



I poliziotti, accertatisi del fatto, sono subito corsi a lanciare l’allarme ai vigili del fuoco mentre ad Alessandra non restava che raccogliere i suoi effetti personali ed allontanarsi prima che succedesse l’irreparabile. «Ho visto la grata saltare in aria, forse per il calore e per la pressione del fumo - prosegue - Le fiamme hanno raggiunto la mia borsa: l'ho afferrata e sono andata via».



I RISCONTRI

La descrizione della dinamica fatta dalla giovane barista corrisponde alle registrazioni delle immagini del circuito di videosorveglianza attraverso le quali si scorge la densa nube nera fuoriuscire dal vano alto dell’aerazione a ridosso del banco frigorifero del ristorante ”Gustavo”. Ben presto quella massa fuligginosa e informe come un blob ha invaso ogni area del terminal ed i vigili del fuoco con le forze dell’ordine hanno agevolato l’evacuazione. Nonostante l’orario di chiusura della gran parte dei duty-free e la riduzione del traffico aereo, quella parte di air-side, ovvero di zona oltre i controlli di sicurezza, era affollata da un migliaio di persone.



Tra queste c’era anche un gruppo di bresciani sbarcato poco più di mezz’ora prima da un volo proveniente da Tenerife via Barcellona e in attesa di prendere l’aereo per Milano. «Saranno state le 22,30, massimo le 23 - hanno raccontato - e passando nel corridoio dei transiti abbiamo sentito un terribile odore di plastica. Abbiamo pensato che stessero sostituendo la pavimentazione o facendo dei lavori». Covava l’incendio che avrebbe messo a terra mezza Penisola per oltre dodici ore e provocato danni per più di una decina di milioni di euro.