«I centri per migranti sono costosi e inutili»

«I centri per migranti sono costosi e inutili»
di Sara Menafra
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Domenica 5 Ottobre 2014, 00:00 - Ultimo aggiornamento: 6 Ottobre, 12:13
Si chiamano Centri di identificazione ed espulsione. Ma la prima cosa che salta all’occhio leggendo il rapporto della Commissione Diritti umani del Senato che l’anno scorso ha visitato tutti i Cie d’Italia, che solo in qualche caso i migranti che arrivano in queste strutture vengono espulsi. E che quasi mai a favorire le procedure di allontanamento dal paese sono i tempi di detenzione che attualmente possono arrivare a 18 mesi. I numeri sono inequivocabili: nel 2013, i migranti rimpatriati attraverso i Cie sono stati lo 0,9% degli irregolari presenti sulla Penisola, che al primo gennaio 2013 erano stimati a 294.000. Tra il 1998 e il 2012, poi, su 169.126 persone transitate nei centri, sono state 78.081, il 46,2% del totale, quelle effettivamente rimpatriate.



I RIMPATRI

Col tempo, l’efficienza di queste strutture è via via calata. Secondo i dati del ministero dell’Interno citati nel rapporto, gli stranieri trattenuti nei Cie nel corso del 2013 sono stati 6.016 (5.431 uomini e 585 donne) dei quali 2.749 sono stati effettivamente rimpatriati. Nel 2014, al 9 luglio, i trattenuti risultano essere 2.124 di cui 1.036 rimpatriati, e nel 2012 su circa ottomila trattenuti, la metà era rientrata in patria. Il tasso di efficacia (rimpatriati su trattenuti), nel 2013 era del 5% inferiore all’anno precedente e in ogni caso le detenzioni lunghe sono quasi sempre inutili, e infatti lo stesso ministro Alfano si è reso disponibile a ridurre il tetto massimo: «In base a quanto dichiarato dal personale degli uffici immigrazione delle questure - si legge nel rapporto - in media sono sufficienti 45 giorni per identificare un trattenuto. Se non si sono espresse in questo lasso di tempo, le autorità consolari di solito non danno risposta».



Insomma, se nel 1998 la legge Turco Napolitano aveva pensato ai Cpt come la soluzione al problema dell’immigrazione irregolare dando il via all’apertura di ben 23 strutture, oggi, sedici anni dopo, i Cie sembrano aver perso la propria funzione. La vera emergenza riguarda i rifugiati o aspiranti tali che giunti ai nostri confini chiedono asilo o cercano di raggiungere altri paesi europei. E i Cie superstiti, appena cinque, mantengono costi ballerini e spesso, scrive la commissione presieduta da Luigi Manconi, tornano sulle pagine dei giornali solo per le frequenti violazioni di diritti umani.



I COSTI

Dal 2005 al 2011, lo Stato ha impegnato in media 143,8 milioni di euro l’anno per allestire, gestire, mantenere e ristrutturare i centri. Ogni anno i costi di funzionamento delle strutture siano almeno di 25,1 milioni di euro a cui vanno aggiunti 30 milioni per i rimpatri coatti. In media, ogni espulsione è costata circa 3mila euro.



Ma non basta valutare i costi. Scrive ancora la Commissione che la decisione presa nel 2011 di fissare la spesa pro capite/pro die a 30 euro più Iva si è rivelata «insufficiente a garantire qualità minima dei servizi e il rispetto delle condizioni minime di tutela della dignità delle persone trattenute». Il caso più eclatante è quello del Cie di Trapani. Nel 2013, una cooperativa si è aggiudicata l’appalto di gestione proponendo una spesa di 25 euro a trattenuto. Ma i soldi non sono bastati per coprire le spese e la prefettura ha dovuto prima coprire in parte le spese e quindi, dopo la rinuncia della società, ha bandito nuovamente l’asta. Questa volta, la base di partenza è di 40 euro più iva. Nel frattempo, le condizioni dei trattenuti (1300 nel 2013 a fronte di 162 rimpatri) sono a dir poco precarie: «Durante la visita sono state riscontrate - si legge nel rapporto - gravi carenze riguardanti l’erogazione di alcuni servizi essenziali (cibo, coperte, kit di vestiario) e le condizioni materiali dei moduli sono apparse critiche (strutture fatiscenti, servizi igenici sporchi, coperte e asciugamani insufficienti, fornitura di acqua e corrente elettrica non sempre garantita)». «I Cie - sottolinea Manconi - sono praticamente inefficaci rispetto allo scopo di espellere, gravemente onerosi e spesso lesivi dei diritti, talvolta disumani».