Il ministro dell'Istruzione Bussetti: «Dico basta ai presidi reggenti: a luglio il concorso»

Il ministro Marco Bussetti
di Lorena Loiacono
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Martedì 12 Giugno 2018, 00:05 - Ultimo aggiornamento: 13 Giugno, 21:52
Per la sua prima uscita pubblica, il ministro all’Istruzione Marco Bussetti ha scelto di partecipare alle celebrazioni per il 200° anniversario della nascita di Francesco De Sanctis, primo ministro della pubblica istruzione dell’Italia unita, organizzato ieri alla Banca d’Italia. 

«Credo che oggi chi si trova a vario titolo a occuparsi della formazione e dell’istruzione delle nuove generazioni - ha sottolineato il ministro Bussetti - debba avere presente lo spirito che guidò l’azione di Francesco De Sanctis, uno spirito attento alle varie componenti del mondo dell’educazione. Mi impegnerò a risolvere le eventuali criticità che si presenteranno, scegliendo, di volta in volta, gli interlocutori, i collaboratori più qualificati e le strategie più idonee al raggiungimento degli obiettivi necessari a rendere il nostro sistema scolastico e universitario al passo con i tempi e con le più recenti sfide globali della cultura e del lavoro». 

LE LINEE GUIDA
Tra le componenti della scuola, a cui fa riferimento Bussetti, ci sono tante criticità che ora si ritroverà ad affrontare e, a margine del convegno, il ministro per la prima volta ha detto la sua in merito ai temi più caldi che stanno investendo la scuola e soprattutto il personale scolastico. Partendo dai vertici, circa 3400 scuole, infatti, hanno un preside a metà: ben 1700 dirigenti scolastici sono reggenti in uno o più istituti. «Sono ben consapevole della situazione dei dirigenti scolastici. La reggenza è solo una soluzione tampone, da superare. A breve, nel mese di luglio prossimo, partirà il concorso e avremo nuovi presidi. Dobbiamo lavorare perché la situazione vada via via migliorando».

Tra i temi più urgenti c’è il caos delle diplomate magistrali: l’intero mondo del precariato sta aspettando di sapere come verrà risolta la questione delle maestre escluse dalle graduatoria ad esaurimento dalla sentenza del Consiglio di Stato. Come pensa di muoversi il ministero? «Mi sono messo al lavoro per analizzare la situazione perché sappiamo bene che ci sono tante persone coinvolte, con diversi punti di vista. Stiamo partendo con le riunioni operative: prima definiamo le priorità, poi le presenteremo». Non solo presidi e maestre, fanno parte del personale scolastico anche gli «ata»: gli ausiliari, i tecnici e gli amministrativi, dai bidelli alle segreterie. Una fetta importante della scuola.

«Questo è un tema che mi sta molto a cuore: il personale ata non va dimenticato, anzi. Vorrei che si parlasse anche di loro, hanno un ruolo fondamentale: accolgono il bambino a scuola e conoscono le famiglie. Il loro lavoro va valorizzato, così come andrebbe valorizzato l’impegno dell’intero sistema scolastico». Ma non si parla, per ora, di nuove assunzioni: «Per il momento non posso dirlo, è prematuro. Sicuramente mi riferisco al riconoscimento del lavoro che viene svolto ogni giorno, da tutti coloro che lavorano per far funzionare la scuola». 

I PALETTI
La Francia ha vietato l’uso dei cellulari in classe, nella scuola italiana invece una commissione di esperti voluta dall’ex ministra Fedeli ha regolamentato l’uso di smartphone e tablet. Cosa ne pensa il ministro? «La linea in Italia è già ben definita. Le scuole hanno la loro autonomia scolastica e su questo decidono i regolamenti di istituto. Il divieto della Francia è un’opportunità per riflettere sull’uso consapevole dei telefonini in classe, è importante rendere consapevoli i ragazzi del corretto uso degli smartphone». Nessun taglio netto con il passato, quindi. Su questo punto il presidente del Consiglio, Giuseppe Conte, ha assicurato che la riforma della Buona Scuola non verrà stravolta. E il ministro per ora prende tempo.

«Di sicuro lavoreremo per migliorare la scuola. La pausa estiva è un periodo di stasi della didattica, ne approfittiamo per lavorare su vari argomenti ed essere pronti a partire a settembre». Già si pensa quindi all’avvio regolare del prossimo anno ma quello in corso, purtroppo, si chiude con l’ennesima aggressione a una docente: a Padova una professoressa di scuola media ha avuto 20 giorni di prognosi e il setto nasale rotto per un colpo sferrato da una mamma che non accettava l’insufficienza del figlio. Che cosa sta accadendo? «Sono addolorato da queste notizie. E’ un problema di carattere culturale. Ho intenzione di andare a trovare la professoressa aggredita e le esprimo fin da ora tutta la mia solidarietà». 
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