Scuole in sicurezza, il ministro Bussetti: «Anagrafe degli edifici e fondi per 7 miliardi»

Scuole in sicurezza, il ministro Bussetti: «Anagrafe degli edifici e fondi per 7 miliardi»
di Lorena Loiacono
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Domenica 22 Luglio 2018, 00:49 - Ultimo aggiornamento: 16:46
Scuole che cadono a pezzi, cantieri infiniti e crolli nelle aule che mettono in serio pericolo gli studenti. L’edilizia scolastica è una delle maggiori criticità della scuola italiana, soprattutto per gli eventi sismici e per le criticità che gli istituti delle aree terremotate continuano a vivere. Eppure la struttura di missione “Italia Sicura”, creata dal precedente Governo per riqualificare le scuole, viene chiusa. 

Ministro Marco Bussetti, perché questa scelta? 
«L’edilizia scolastica è una priorità del governo. In questi anni chi ci ha preceduto ne ha parlato molto ma penso sinceramente che non sia stato fatto abbastanza. Soprattutto sotto il profilo delle semplificazioni burocratiche. Purtroppo si è perso molto tempo». 

Come si è perso tempo? 
«Per eseguire gli interventi di adeguamento sismico e messa in sicurezza degli edifici scolastici sono state adottate procedure amministrative lunghe e farraginose. Da questo punto di vista, la Struttura di Missione di Palazzo Chigi è stata soltanto un’operazione spot. L’ennesimo organismo nato per duplicare competenze e, nella specie, per sovrapporsi inutilmente con il Miur. Se vogliamo parlare di edilizia scolastica facciamolo in maniera seria». 

Era davvero necessario chiuderla? 
«È necessario semplificare e migliorare la governance dell’edilizia scolastica. La soppressione della Struttura di Missione va proprio in questa direzione. Era una realtà che contava nel suo organico sei persone, sostanzialmente inattive da marzo». 

Inattive in che senso? 
«Inattive da quando il loro coordinatore ha deciso di abbandonare il campo per andare a ricoprire la carica di assessore in una giunta a guida Pd. Vale la pena ricordare che questa struttura gestiva esclusivamente la procedura dello sblocco del patto di stabilità per i comuni. E questa competenza, con l’arrivo del nuovo governo, è stata immediatamente trasferita al Miur che può esercitarla in modo più efficace. Avere un unico interlocutore, senza la mediazione di una struttura superflua, permetterà ai sindaci di avere un contatto diretto e al ministero dell’Istruzione di riprendere il ruolo propositivo che gli spetta».
 
Come verranno portate avanti le attività? 
«Il ministero è da sempre impegnato a garantire strutture scolastiche sicure e tecnologicamente adeguate. Questa settimana c’è stato un incontro ad hoc con tutti gli attori in campo - Miur, Ministero Affari Regionali, Regioni, Anci e Upi - per mettere a punto una strategia e condividere le prossime azioni. L’edilizia scolastica deve essere una priorità comune». 
Quanti cantieri da aprire? 
«In Italia c’è un patrimonio edilizio scolastico composto da circa 40.000 istituti che fa capo agli enti locali. In gran parte si tratta di edifici costruiti prima del 1970. Di questi, quasi il 40% non possiede il certificato di collaudo statico, mentre più del 50% non ha quello di agibilità/abitabilità e di prevenzione incendi. Sono dati in lieve miglioramento rispetto al passato. Ma ancora tantissimo va fatto». 
Quanti fondi stanziati? 
«Le risorse ci sono: abbiamo quasi 7 miliardi già a disposizione, da erogare agli enti locali proprietari degli edifici scolastici. Ma rispetto al governo precedente dobbiamo lavorare con maggiore velocità e più trasparenza, per snellire le procedure e semplificare il sistema, per assicurarci che i fondi stanziati giungano presto a destinazione e vengano effettivamente spesi per compiere i necessari interventi».
Cambieranno le procedure farraginose? 
«Oggi ci vogliono quasi due anni per chiudere il processo di stanziamento delle risorse. Due anni di carte che girano e rimpalli tra ministeri. Non è ammissibile. Gli istituti scolastici sono luoghi in cui i nostri ragazzi vivono e studiano tutti i giorni. Ora si cambia. Il Miur, cui spetterà il coordinamento degli interventi e delle iniziative in materia di edilizia scolastica, sta già lavorando su tre fronti». 
Il primo? 
«Potenziare l’Anagrafe dell’edilizia scolastica. Conterrà tutte le informazioni necessarie per farsi un’idea chiara sullo stato delle scuole. Oggi i dati disponibili per ciascun edificio sono 158, da ottobre saranno 572 e saranno costantemente aggiornati in tempo reale. Migliorare l’Anagrafe ci consentirà di individuare in futuro, in modo più veloce ed efficace, le priorità su cui intervenire». 
Il secondo? 
«Rendere trasparente il sistema. L’Anagrafe al più presto sarà integralmente accessibile a tutti e fornirà una vera e propria fotografia di ogni istituto frequentato dai nostri studenti. Pubblicheremo sul sito la mappa degli interventi». 
Il terzo? 
«Semplificare le norme e le procedure per consentire a Ministeri, Regioni ed Enti locali di spendere velocemente e senza intoppi le risorse a disposizione». 
Un’operazione verità? 
«Sì e la facciamo all’inizio della legislatura. Mettiamo le carte in tavola rendendo pubblico lo stato dell’arte del nostro patrimonio edilizio scolastico perché vogliamo che tutte le famiglie italiane abbiano un quadro chiaro delle attuali criticità e possano verificare, tra cinque anni, il nostro operato». 
Nelle aree sismiche e terremotate, come interverrete?
«Dobbiamo lavorare a livello di prevenzione, verificando che gli edifici scolastici frequentati dai nostri studenti siano sicuri. Ma anche impegnarci per garantire il diritto allo studio nelle aree colpite dai recenti terremoti. In occasione della visita a Esanatoglia, nelle Marche, con il presidente della Repubblica Sergio Mattarella, ho detto di voler costituire una task-force a supporto degli Uffici Scolastici Regionali. È un tema su cui garantisco la massima attenzione».
Ma le famiglie italiane possono stare tranquille? 
«Prendo un impegno personale con le famiglie: renderemo gli istituti scolastici più sicuri, accoglienti e tecnologicamente avanzati. E lo faremo in maniera trasparente». 
Che estate sarà per Marco Bussetti, che sta preparando il suo primo anno scolastico da Ministro? 
«Sarà un’estate di lavoro per gestire con la dovuta attenzione tutti gli aspetti legati all’ordinato avvio del nuovo anno scolastico. Sto infatti già predisponendo la tabella di marcia e le priorità per iniziare il primo settembre nel migliore dei modi». 
Ci saranno cambiamenti? 
«Sto studiando la situazione attuale per analizzare gli effetti delle novità introdotte dagli ultimi governi in modo tale da avere un quadro di intervento chiaro: ciò che funziona verrà mantenuto, ciò che non va sarà invece corretto e migliorato». 
Cambierà anche il contestato accesso a numero chiuso nelle università? 
«Lavoreremo da settembre sui meccanismi che regolano l’accesso al mondo universitario. Deve essere un tema centrale dell’agenda dell’Italia. Perché ogni studente che rimane fuori dai percorsi di formazione rappresenta un’occasione persa per il Paese. Dobbiamo puntare ad adottare un modello che assicuri procedure idonee a orientare gli studenti in base alle loro attitudini e dobbiamo potenziare gli strumenti e le misure di diritto allo studio». 
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