Il killer di Marsiglia addestrato dal fratello: erano in Italia 7 mesi fa

Il killer di Marsiglia addestrato dal fratello: erano in Italia 7 mesi fa
di Sara Menafra e Francesca Pierantozzi
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Mercoledì 4 Ottobre 2017, 00:48 - Ultimo aggiornamento: 5 Ottobre, 16:43

È tornato ad Aprilia anche a febbraio scorso, sebbene la storia con Ramona fosse finita da anni. Ad amici e conoscenti ha detto che lo faceva per ottenere il rinnovo del permesso di soggiorno in Italia (il documento è sufficiente anche per muoversi all’interno dell’Unione europea) ma è proprio su quest’ultimo periodo che adesso si concentra l’attenzione degli investigatori di Ros e Antiterrorismo italiani. Che passano al microscopio le spese di bancomat e carte di credito e tutti i suoi contatti telefonici, per capire se, durante la sua permanenza in Italia, Hanachi abbia visto qualcuno degli esponenti della parte più radicalizzata della comunità di Aprilia.

Gli stessi che in passato aveva frequentato anche Anis Amri, l’autore dell’attentato di Berlino dello scorso Natale. Ahmed Hanachi, l’uomo che venerdì scorso ha ucciso due ragazze alla stazione di Marsiglia, ha vissuto gli ultimi anni muovendosi costantemente tra l’Italia e la Francia. Veniva da Oltralpe quando, nel 2006, si è diretto verso il nostro paese, forse proprio perché aveva conosciuto Ramona, la donna alla quale si lega per poi sposarla nel 2008.

Negli anni successivi, lui si fa notare per piccoli reati: è accusato di qualche furto e spaccio di stupefacenti. In un processo per droga finisce anche la moglie, Ramona, poi assolta. Nel 2012 arriva la rottura, formalizzata con una separazione nel 2014. Ahmed torna a vivere in Francia ma mantiene, evidentemente, la possibilità di chiedere il rinnovo del permesso di soggiorno, cosa che lui fa, appunto a febbraio scorso, anche se tre mesi dopo, a maggio, su richiesta del cognato, il comune gli ha cancellato la residenza. L’ex moglie, nel frattempo, ha lasciato Aprilia e ora vive proprio a Bizerte, in Tunisia, la cittadina in cui è nato Ahmed. Per raccogliere tutti questi elementi, comprese le testimonianze dei genitori di Ramona, la procura di Roma ha aperto un fascicolo per terrorismo internazionale.

IL FRATELLO È proprio a Bizerte e più precisamente nel sobborgo marittimo di Zirzouna che ora proseguono le indagini. L’altro ieri, meno di meno di 24 ore dopo l’attacco alla stazione di Marsiglia, i poliziotti tunisini - che collaborano alle indagini italiane e francesi - hanno perquisito la casa degli Hanachi a Zirzouna, sul mare a nord della Tunisia. A differenza di Ahmed, Anouar è stato già condannato per affari legati al terrorismo. Secondo i tunisini, Anouar, che è stato espulso «da diversi paesi europei» ed è attualmente in libertà, potrebbe essere responsabile della radicalizzazione del fratello e soprattutto potrebbe aver «immaginato e organizzato» l’attacco a Marsiglia. Le stesse fonti dicono anche che Anouar negli ultimi mesi è stato in Italia, forse proprio nel Lazio, e non hanno conferma di quando e se abbia lasciato il paese. Intanto l’inchiesta in Francia cerca di fare luce sulla personalità di Ahmed. L’IPhone che aveva in tasca quando ha accoltellato Laura e Mauranne, ha cominciato a parlare. In particolare rivela che Ahmed aveva scaricato «recentemente» dei «Nashid», canti religiosi musulmani utilizzati anche come propaganda della jihad. Si tratta della prima «prova» di un legame tra Ahmed e l’integralismo islamico. Altro mistero da chiarire: lo zaino nero che aveva quando è arrivato a Marsiglia da Lione, sabato sera è scomparso. Gli inquirenti hanno ricostruito la sua notte a Marsiglia. Ieri sono state arrestate quattro persone in due diverse perquisizioni. In particolare, sono finiti in manette un uomo di una quarantina d’anni e una donna velata, entrambi residenti vicino al porto. Tutti sarebbero sospettati di aver aiutato Ahmed o di avergli offerto ospitalità.

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