Ha rivoluzionato il denaro: il bancomat compie 50 anni

Ha rivoluzionato il denaro: il bancomat compie 50 anni
di Antonio Galdo
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Giovedì 22 Giugno 2017, 00:47
Cinquant’anni ben portati, e una storia che potremmo intitolare L’Italia vista attraverso il denaro elettronico. Già con l’atto di nascita, il Bancomat certifica l’esistenza di una doppia velocità, quella del mondo che corre e quella di un Paese che fa sempre grande fatica quando si tratta di declinare il verbo modernizzare. Il primo Atm, la macchina che distribuisce il denaro infilando al suo interno una carta magnetica e digitando un codice, debutta a Londra il 27 giugno 1967, mezzo secolo fa appunto.

Siamo in un piccolo tempio della finanza, una filiale della Barclays Bank di Enfield, un quartiere a Nord della capitale inglese, e un genietto scozzese, James Goodfellow, inventa l’oggetto che cambierà in modo radicale i sistemi di pagamento in tutto il pianeta. Per il suo brevetto, al quale all’inizio credevano in pochi, Goodfellow fu premiato con un bonus di 15 sterline. Nulla, ma all’epoca l’età dell’oro dei super bonus bancari ancora neanche si immaginava.

In Italia, poi, il sistema bancario era la nota «foresta pietrificata» (copyright di Giuliano Amato) e così nel Bel Paese il primo Bancomat si è visto soltanto il 23 novembre 1983. Sedici anni dopo il debutto di Londra. Con i suoi tempi, però, il ceto medio benestante dell’Italia ricchissima di risparmio privato ha imparato a utilizzare il Bancomat come un inseparabile compagno del portafoglio e oggi circolano nel territorio nazionale 37 milioni di carte Bancomat e PagoBancomat, con 842 milioni di prelievi all’anno, e 1,4 miliardi di euro di pagamenti nei vari negozi e punti vendita dove la carta magnetica è accettata. 

LA RINCORSA
In questa rincorsa, sempre in ritardo, della modernità, gli italiani brava gente e popolo creativo, nel bene e nel male, ci hanno messo il loro marchio di fabbrica. Da un lato, la stragrande maggioranza dei cittadini (quasi l’80 per cento) vorrebbe pagare i conti soltanto con strumenti elettronici, eliminando il contante, dall’altro versante soltanto con i Bancomat in Italia si contano, ogni anno, 21 mila truffe.

Se ci aggiungete l’uso fraudolento delle carte di credito, avete un’idea del rischio ancora alto, molto alto, rispetto alla trasparenza dell’uso di uno strumento diventato abituale, come il caffè sorseggiato la mattina, nei nostri stili di vita. In mezzo a questa forbice di comportamenti, ci sono poi le banche che, nonostante le tante autorità di controllo e di garanzia, non hanno perso, in molti, troppi casi, il vizietto di tosare i clienti con le commissioni per i prelievi di denaro dagli Atm, quelle belle macchine distributrici di denaro che vediamo in giro ovunque, come i cassonetti dell’immondizia.

Per non parlare di esercenti che la parola PagoBancomat non vogliono neanche sentirla pronunciare: troppi pericoli, troppe commissioni, si giustificano. Ma la modernità incalza, e non fa sconti. Così i tassisti, per fare un esempio, in molte città, compresa Roma, ancora resistono ai pagamenti con Bancomat e con carte di credito, mentre avanza, tra mille ostacoli, la concorrenza di Uber che la moneta di carta l’ha cancellata per mission.

E salendo nella scala sociale, per fare accettare il saldo del conto con il Bancomat da parte dei professionisti, il governo ha dovuto prevederlo in una legge finanziaria recentissima, quella del 2016. Insomma: l’Italia del denaro elettronico esiste e resiste, sbanda e al massimo cammina lento pede, mentre ovunque si corre. Svezia e Danimarca sono già due paesi cashless, dove il contante non si usa che in modestissima parte. 

LE CIFRE
Le transazioni finanziarie con strumenti elettronici in Italia sono il 38,2 per cento per ogni cittadino-consumatore, nel resto dei paesi dell’Unione europea siamo al 97,7 per cento. E questo ritardo ha un costo per il sistema Paese e perfino per il debito pubblico. Il contante, come ricorda la Banca d’Italia, costa 133 euro l’anno per abitante, le carte elettroniche e magnetiche 11 euro. 

E, a proposito di conti dello Stato e di prelievi e pagamenti in automatico, la parola Bancomat è entrata perfino nel lessico, e nella prassi quotidiana, della nostra sconquassata finanza pubblica. Anche i governi, i partiti che li sostengono, i sindaci e gli amministratori locali, hanno scoperto la magia del Bancomat. E appena devono rastrellare euro, lo fanno utilizzando alcuni strumenti fiscali e alcune sanzioni, proprio come il Bancomat, per prelevare soldi. Qualche esempio? Le case, la benzina, le sigarette, le multe. Anche qui, più che inseguire la modernità, l’Italia è rimasta inchiodata alla sua più antica e atavica abitudine. Arrangiarsi. 
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