La crisi delle guardie svizzere «Non si arruola più nessuno»

La crisi delle guardie svizzere «Non si arruola più nessuno»
di Franca Giansoldati
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Sabato 5 Maggio 2018, 00:00 - Ultimo aggiornamento: 7 Maggio, 00:14
CITTÀ DEL VATICANO – AAA guardie svizzere cercasi. Chi l’avrebbe mai detto che un giorno il reclutamento tra i giovani elvetici si sarebbe rivelato più difficile del previsto? Il comandante Cristoph Graf scuote la testa, ammettendo che le cose si sono fatte difficili. Il fatto è che i tempi sono cambiati e per tanti giovani svizzeri montare la guardia al di là del Tevere non ha più l’appeal di una volta. Il salario di 1500 euro, poi, è considerato un po’ basso se confrontato con gli stipendi medi in franchi svizzeri. La fatica dei pesanti turni richiesti all’esterno del Palazzo Apostolico, restando immobili a montare la guardia con qualsiasi tempo atmosferico, senza mostrare mai la stanchezza, si moltiplica. Il quadro generale si è ulteriormente complicato anche per effetto della secolarizzazione, un fenomeno galoppante che non incentiva le nuove generazioni a coltivare questa tradizione di fede, come accadeva nei decenni passati. Il mito del Vaticano e del servizio alla Chiesa di Roma risulta un po’ appannato. «Mentre i gendarmi continuano ad avere tante richieste (anche perché per loro si tratta di un posto fisso), per le guardie svizzere si tratta di un servizio volontario della durata di due anni. Una volta terminato ritornano a casa e devono cercarsi un lavoro. L’esperienza maturata in Vaticano può però aiutare chi si vuole inserirsi nelle agenzie di sicurezza» racconta Graf. 

NOVITÀ 
Fatto sta che il più piccolo esercito del mondo, quest’anno sotto organico di 21 unità, deve trovare altri 25 ragazzi poiché il Vaticano ha accettato di aumentare il numero complessivo delle Guardie Svizzere, facendo salire il tetto massimo a 130. Intanto domenica 6 maggio ci sono 32 reclute che presteranno solenne giuramento nel cortile di San Damaso in ricordo del sacrificio di quei militari che durante il sacco di Roma, nel 1527, morirono per mettere in salvo Papa Clemente VII. Tra le nuove reclute c’è anche un ragazzo svizzero di Zurigo, Diego Esposito, figlio di genitori immigrati dalla Sicilia negli anni Novanta. Giurerà in tedesco. «Che Iddio e i nostri santi patroni mi assistano». Più che essere un mestiere, fare la guardia svizzera sembra essere una vocazione nonostante sia sempre faticoso trovare tra le reclute dei cattolici praticanti che vanno a messa ogni domenica, così, spiega Graf, «bisogna prendere i giovani così come sono e il compito dei sottufficiali sarà anche quello di farli crescere nella fede». Chissà cosa direbbe Giulio II, il Papa rinascimentale che benedisse questo esercito, vedendo – tra le novità introdotte – il nuovo elmo nero, in Pvc e non più in ferro anche se ha mantenuto ugualmente lo stemma pontificio di Papa Dalla Rovere in 3D. E’ un po’ caro, costa circa 800 euro ed è per questo che si cercano sponsor. 
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