Grandi opere, piano green per avere più flessibilità Ue

Paola De Micheli
di Luca Cifoni
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Lunedì 7 Ottobre 2019, 00:00 - Ultimo aggiornamento: 08:51
Una certificazione verde, una sorta di bollino della sostenibilità ambientale ma anche sociale. Dovrebbe essere questa, nelle intenzioni del governo, la vera novità del 2020 sul fronte degli investimenti in infrastrutture. Un approccio coerente con la strategia nazionale del green new deal, centrale nella manovra da presentare tra due settimane; ma che ha anche una importante proiezione europea, perché il nostro Paese punta a fare da apripista a livello continentale in questo ambito, guadagnando così credibilità da spendere anche sul fronte della flessibilità di bilancio. Nei ministeri interessati il lavoro per definire il nuovo standard è appena iniziato; l’esecutivo spera però di iniziare ad usare questo criterio già con il nuovo fondo che si costituirà grazie alle risorse aggiuntive della legge di Bilancio e che - come è avvenuto quest’anno - sarà ripartito tra amministrazioni centrali ed enti locali. 

IL PERCORSO
Ma la svolta riguarderebbe in qualche modo anche il passato, perché il paradigma della sostenibilità sarà probabilmente usato anche per valutare le opere pubbliche già finanziate o in corso di realizzazione, e in questo modo riorientare il programma complessivo: la priorità andrà a quelle che danno garanzie sul piano ambientale e sociale. La strategia, nelle sue grandissime linee, è stata anticipata nella Nota di aggiornamento al Documento di economia e finanza. La premessa è che «nella prossima legge di Bilancio saranno aumentati gli investimenti pubblici e il governo si impegnerà per accelerarne l’attuazione». Più specificamente «verranno introdotti due nuovi fondi di investimento, assegnati a Stato e Enti territoriali che si affiancheranno e daranno continuità ai fondi costituiti con le ultime tre leggi». Le risorse valgono una cinquantina di miliardi su base pluriennale, quelli disponibili nel prossimo triennio saranno circa 9. Soldi che verranno usati, viene spiegato, «per attivare progetti di rigenerazione urbana, di riconversione energetica e di incentivo all’utilizzo di fonti rinnovabili». La scommessa è ambiziosa, ma porta con sé anche possibili criticità, in un Paese in cui a bloccare o ritardare i cantieri è - prima ancora della carenza di risorse finanziarie – la complessità delle regole e la difficoltà che il personale pubblico incontra ad applicarle. Soprattutto in ambito locale. I progetti d’ora in poi dovranno essere concepiti e realizzati secondo la nuova modalità: così ad esempio nella pianificazione di un asilo nido diventeranno decisivi oltre alle tecniche e ai materiali gli aspetti energetici oppure legati alla gestione dei rifiuti. Comuni e Regioni dovranno attrezzarsi per muoversi su questo terreno. Lo sforzo per arrivare alla certificazione si collega a quello in corso a livello europeo, che ha come obiettivo la definizione di criteri e benchmark comuni per le attività sostenibili, in tutti i settori. 

I PALETTI
Criteri che tendenzialmente dovrebbero essere usati sia a livello pubblico che privato. Il lavoro è iniziato a metà dello scorso anno con la formazione di un gruppo di esperti, quando c’era ancora la commissione Juncker; il nuovo esecutivo guidato da Ursula von der Leyen ha più volte espresso la propria volontà di procedere in modo molto più deciso su questi temi. A Bruxelles le prime proposte tecniche sono state presentate la scorsa estate e sono ancora in corso di valutazione. L’idea del governo italiano è di posizionarsi in prima linea in questo processo. Sullo sfondo c’è la possibilità di arrivare alla separazione contabile degli investimenti ambientali, che con una sorta di golden rule ecologica non verrebbero più conteggiati ai fini del calcolo del deficit rilavante ai fini del Patto di Stabilità. Un’ipotesi non nuova, ma che finora si è scontrata proprio con la necessità di definire in modo rigoroso questa categoria di interventi ed evitare così il sospetto che si tratti di una semplice scorciatoia per i Paesi non in regola con i vincoli di bilancio. Nella stessa linea della certificazione verde va il progetto di green bond annunciato dal ministro dell’Economia Roberto Gualtieri. E del resto gli strumenti di debito ecocompatibili sono al centro dell’attenzione in Europa. Anche qui, si tratta di definire criteri per caratterizzare in modo preciso l’utilizzo “sostenibile” delle relative risorse, e rendicontare coerentemente gli investitori. Nel caso italiano, i nuovi titoli di Stato non serviranno solo a diversificare l’attuale offerta di Bot e Btp, ma contribuiranno direttamente al finanziamento delle iniziative per l’ambiente. 
 
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