Governo, Renzi rinvia lo strappo: c'è il virus, ora è giusto sostenere il governo

Governo, Renzi rinvia lo strappo: c'è il virus, ora è giusto sostenere il governo
di Emilio Pucci
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Sabato 22 Febbraio 2020, 00:51
ROMA «Cosa può dirmi Conte? Non ha il mandato per trattare su nulla». L'incontro con il presidente del Consiglio in programma per metà settimana non salterà a meno che l'emergenza sanitaria non cambi l'agenda di Conte - ma Renzi ai fedelissimi confida di non essere certamente ottimista. «Andrò a vedere, naturalmente anche per rispetto istituzionale, ma so già che non potrà aprire su niente di significativo». L'esperienza di Iv al governo, insomma, la dà per bella che finita. 

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Il leader di Iv ha indicato chiaramente quali sono a suo parere le condizioni per tenere Italia viva dentro: sblocco - con i commissari - dei cantieri fermi; eliminazione o modifica del reddito di cittadinanza; una giustizia giusta e il cambiamento delle regole per eleggere il sindaco d'Italia. Tuttavia la convinzione del senatore di Rignano è che questa maggioranza al massimo possa offrire al suo partito qualche commissario, non molto di più. Ecco spiegato il motivo del suo scetticismo: «Per me - ragiona con i suoi - questa esperienza di governo è già finita. Ci prepariamo a una nuova fase». Nei prossimi giorni in ogni caso sarà vietato alzare i toni. Matteo con i suoi è stato categorico: «Se il premier riterrà che sulle proposte di Italia Viva si possa trovare un buon compromesso, noi ci saremo. Se invece riterrà di respingere le nostre idee, faremo senza polemiche un passo indietro, magari a beneficio dei cosiddetti responsabili». Ma la corda non si strappa adesso. 

La priorità adesso è il coronavirus: «Tutti di fronte alla situazione di emergenza che stiamo vivendo devono sostenere l'azione del governo», ha detto in privato come in pubblico Renzi. Occorre dunque pensare alla paura del contagio e alle conseguenze sull'economia, il resto passa in secondo piano. E quindi rottura congelata. Questa mattina sarà all'inaugurazione dell'anno giudiziario dei penalisti a Brescia, dove ribadirà la sua posizione sulla riforma della prescrizione (anzi, ringrazierà Caiazza per la battaglia fianco a fianco contro la riforma Bonafede). 

L'ASSEMBLEA
Ma poi, nel chiudere i lavori dell'Assemblea del suo partito a Roma nel pomeriggio, Renzi non lancerà neanche un ultimatum, non farà proclami, ma discuterà di scienza e di Burioni, più che di Conte e crisi di governo.
Parlare di frenata è eccessivo perché le distanze tra i due duellanti' restano. Certamente i tempi dell'addio si allungano. Anzi c'è chi ritiene che si possa rimanere così in sospeso ancora per un bel po'. Ad una condizione: «Noi afferma chi in Italia viva ancora spinge per una ricomposizione vogliamo trattare ma se Conte ancora insiste a cercare Responsabili allora rompiamo subito». Senza neanche aspettare il 4 marzo, quando il Capo dell'esecutivo farà le sue comunicazioni alle Camere. «Se Conte vuole i nostri voti deve prendere anche le nostre idee», ribadiscono in Italia viva.

E' una partita o meglio «un teatrino» come lo definisce lo stesso Renzi che si continua a giocare in un clima di sospetti e veleni. Perché i renziani hanno avviato una istruttoria al Senato e sono convinti che Conte non abbia i numeri per andare avanti «a meno che ironizza un big' di Iv non pensino sul serio di rubarci una decina di senatori». E se il premier pensa ad un esecutivo ter', Renzi ha già pronto il suo piano. Passa dal fallimento di ogni tentativo di Conte, per arrivare ad un esecutivo istituzionale. Guidato da una figura d'alto rilievo. Come l'ex numero uno della Bce, Draghi («è una riserva della Repubblica e se oggi paghiamo meno di interessi sul debito è perché c'è stato lui a Francoforte») o dalla prima donna presidente della Corte costituzionale, Cartabia. Un esecutivo del genere azzarda Renzi con i suoi potrebbe votarlo perfino Salvini. In realtà il leader del partito di via Bellerio ha spiegato che la Lega non entrerebbe, «ma Renzi ha osservato il Capitano su molte cose ha ragione». 

FIANCO DESTRO SCOPERTO
Detto che i lumbard non possono avallare ipotesi che prevedono larghe intese per non lasciare il fianco scoperto alla Meloni, c'è da sottolineare però che da parte del partito di via Bellerio c'è un'apertura non di poco conto. Nella Lega c'è chi si spinge a parlare di «convergenze parallele» con Iv. Di battaglie comuni in Parlamento su giustizia, reddito di cittadinanza, cantieri. Di possibili iniziative insieme. Il link che porta a Draghi accomuna Renzi, Giorgetti e Berlusconi. Con quest'ultimo che avalla l'idea dell'esecutivo istituzionale ma sa che il progetto ha poche chances di riuscita. Sulla carta in realtà il piano renziano è molto ambizioso. Prevede che il via libera a un governo d'emergenza arrivi con l'ok anche di M5S, una parte del Pd, FI, gruppo misto e Autonomie. «I dem si spaccherebbero. C'è un'ala governista ipotizza un fedelissimo di Renzi che farebbe di tutto per non andare a votare. Per questo Conte deve trattare con noi altrimenti può succedere di tutto».
 
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