Crisi di governo, Pd: 7 renziani pronti a tornare da noi. E i “responsabili” trattano pure con Iv

Il Pd: 7 renziani pronti a tornare da noi. E i responsabili trattano pure con Iv
di Emilio Pucci
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Domenica 16 Febbraio 2020, 00:16 - Ultimo aggiornamento: 14:41

Il tentativo di ricomporre il quadro al Senato nella maggioranza è quasi disperato ma a palazzo Madama non valgono le regole della Camera, non c’è la stessa aria conflittuale che si respira al governo tra Pd e Italia Viva. Il capogruppo del Pd, Marcucci e quello di Italia viva, Faraone hanno siglato una sorta di patto di non belligeranza. Niente mercato, nessuna nuova maggioranza, «andiamo avanti con una convivenza civile». 
Chiaro che sono altre le logiche che entreranno in gioco, ma Marcucci è l’unico degli ex renziani ad avere un rapporto con il senatore di Rignano. Si cercherà così di annacquare il lodo Conte bis tanto inviso ad Italia Viva, si punterà ad introdurre lo stop della prescrizione dopo la sentenza di appello, allontanando il più possibile la minaccia della mozione di sfiducia al Guardasigilli Bonafede. «Bonafede deve stare attento», dice una fonte dem a palazzo Madama. Sugli emendamenti al dl intercettazioni hanno lavorato di comune accordo il renziano Cucca e il capogruppo Pd in Commissione Giustizia, Mirabelli, ed ogni volta che la miccia è accesa intervengono gli artificieri. Ma la tensione c’è e la subiscono anche alcuni esponenti di Iv, come l’ex M5S Vono, gli ex dem Parente e Marino e l’ex forzista Conzatti che, pur senza rompere con Renzi, sono i più preoccupati per la guerra in atto. Ma al di là della mediazione Marcucci-Faraone gli altri giocatori di questa partita così complicata sono in campo. 

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I dem dicono che sarebbero al massimo una decina (su 17) a seguire Renzi nel suo tentativo di rompere lo schema, i renziani annunciano due arrivi la prossima settimana. Tattiche parlamentari o nuove scosse a palazzo Madama? Uno dei cosiddetti responsabili rivela che Renzi negli ultimi giorni ha chiamato proprio coloro che vengono additati come possibili sostenitori di Conte. «Venite piuttosto con noi», la richiesta. Ma la battaglia sui numeri è destinata ad andare avanti a lungo. Perché proprio i “responsabili” al momento non sono né intenzionati a sostituire i renziani né ad andare nelle file di Iv. «Per ora – spiega un esponente che sta tessendo la tela al Senato – non ci muoviamo. Comunque non intendiamo fare cose strane. Magari arriva la legge proporzionale e a quel punto cambia tutto…». Certo, c’è in campo la possibilità da parte degli ex azzurri di svuotare FI al Senato ma l’ipotesi che si formi un gruppo alla Scilipoti non è per ora all’ordine del giorno. I governisti del resto puntano a qualche assenza strategica nelle fila berlusconiane. Stanno lavorando ai fianchi di coloro che si sentono più a disagio in Forza Italia nelle commissioni o per racimolare qualche voto in Aula. 

Senza i renziani mancherebbero alla maggioranza – questo il calcolo di Pd, M5S e Leu – circa otto voti. Ogni votazione sarà un thriller. Sul dl intercettazioni non dovrebbero esserci problemi, per la prossima settimana, ma un momento di attrito potrebbe verificarsi giovedì quando il presidente del Consiglio Conte riferirà sul Consiglio straordinario Ue del 20 sul bilancio comunitario. Di sicuro si ballerà su ogni provvedimento, con i ‘responsabili’ che puntano in realtà ad un unico obiettivo: prolungare la legislatura fino al 2023. Saliranno sul treno che arriverà più lontano, con i dem che restano perplessi sulla possibilità di una pace al Senato e si affidano alle manovre del premier per cambiare la maggioranza. Scommettendo pure su un Conte ter, nel caso si arrivasse ad una rottura formale con Iv.
 

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