Crisi di governo, Calenda: «Basta galleggiare, ora governo di garanzia»

Calenda: «Basta galleggiare: ora governo di garanzia»
di Alberto Gentili
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Domenica 16 Febbraio 2020, 00:18 - Ultimo aggiornamento: 18:29

Onorevole Calenda, la maggioranza rosso-gialla scricchiola paurosamente. Contento di esserne restato fuori?
«Sempre più convinto, ma preoccupato per l’Italia che sta avvicinandosi a una nuova recessione con un governo che non è in grado di svolgere il proprio lavoro: dovrebbero smetterla di galleggiare e trarne le conseguenze».
La situazione è paradossale: Renzi vota con le opposizioni e vuole sfiduciare il ministro Bonafede, Conte cerca di scippargli qualche parlamentare per rafforzarsi.

«Più che paradossale è poco seria. E pur condividendo la battaglia di Renzi sulla prescrizione, mi chiedo: non sapeva che sarebbe finito in questa situazione? Non conosceva quali sarebbero stati i problemi sul tavolo che sembra voler rovesciare ogni cinque minuti? Non condivido questo modo di fare politica».

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Cosa non le piace della riforma della prescrizione?
«Nulla. I processi in Italia sono troppo lunghi e invece di trovare un modo per farli diventare più brevi, si allungano i tempi della prescrizione. Il risultato è che a pagare il prezzo dell’inefficienza della giustizia sarà il cittadino che resterà sotto processo per sempre».

Un giudizio sull’ipotesi di un Conte ter?
«E’ una ipotesi stravagante. Quale maggioranza sarebbe quella del Conte ter? Conte è stato espressione di una maggioranza di centrodestra, poi di un’altra con orientamento di centrosinistra. E quella del ter sarebbe di centro poggiando su profughi vari? Conte è come Fregoli, un trasformista professionista».

E lei cosa suggerirebbe in caso di crisi?
«Siccome non si può andare subito alle elezioni a causa del referendum sul taglio dei parlamentari, si facesse un governo di garanzia capace di avere un’azione più decorosa di quello attuale per portare il Paese al voto subito dopo la legge di bilancio. Se non si procede così andremo a schiantarci».

Più volte ha accusato il Pd di andare a rimorchio dei 5Stelle. Conferma?
«Certo. I Pd vuole diventare un tutt’uno con i 5Stelle e con il loro elettorato ed è disposto a rinunciare alla propria identità e alle sue battaglie per raggiungere questo obiettivo. Il risultato è che la destra si rafforza, visto che il governo governa male».

Ma lei cosa vuole fare con la sua Azione?
«Voglio produrre un pensiero e un modo di fare politica nuovi e partendo dall’attuale 2.5-3% andarmi a prendere la rappresentanza nel Paese. In fondo Salvini lo ha fatto, perché i progressisti non pensano di riuscire?».

Quale sarebbe questo pensiero nuovo?
«Si fonda su tre pilastri per rimettere in piedi l’Italia. Il primo è la sanità: dobbiamo ricostruire il sistema sanitario ormai a pezzi. Il secondo è l’istruzione:siamo il paese più ignorante d’Europa, è semplicemente vergognoso. In questo modo l’Italia deperisce. Il terzo pilastro è la crescita economica, attraverso un piano di investimenti straordinario come impresa 4.0 allargato all’ambiente. Il governo invece è completamente imballato, nessuno segue le 150 crisi aziendali aperte e con i segnali lanciati su Ilva e Alitalia si fanno scappare gli investitori internazionali. Al centro la cura per la gestione».

Salvini e Meloni cavalcano lo scontento.
«Sì, certo. Gli italiani sono scontenti. A ogni elezione cambiano radicalmente orientamento. Si renderanno presto conto che rimanere ostaggio dei populisti che gridano “allarme i fascisti” o “allarme i migranti” senza fare nulla è disastroso. A quel punto ci sarà bisogno di qualcuno che parli il linguaggio della verità e della razionalità e non degli scontri ideologici».

Cosa ne pensa dei 5Stelle che tornano in piazza scandendo slogan contro la Casta e le alleanze con il Pd?
«Sono allo sbando totale. Ed è singolare, ripeto, che il Pd gli vada dietro».

Quale sarà la strategia di Azione alle elezioni regionali di primavera?
«Applicheremo il principio adottato già per le elezioni in Emilia: dove c’è un candidato comune di qualità, com’è stato Bonaccini, lo sosterremo. Sarà il caso della Toscana. Dove invece ci sono personaggi come Emiliano, li combatteremo con liste civiche ampie sostenute dall’area liberal democratica composta da Azione, Italia Viva, Più Europa, etc».

Lei ha fatto più volte avance a Gori e alla Carfagna. Che risposte ha ricevuto?
«L’idea di Carfagna e di Gori è che si sta dentro al loro partito in ogni caso. Dicono: “noi non siamo convinti di nulla di ciò che stanno facendo il Pd e Forza Italia, ma restiamo per cambiarli”. Buona fortuna. Ma la vedo tosta».

Tra un anno si vota a Roma, lei ha denunciato spesso le condizioni di degrado in cui è precipitata la Capitale. Cosa propone?
«Va costruita rapidamente una grande coalizione civica e vanno messe al centro le tre cose che fanno di una città una città vivibile: pulizia e decoro urbano, i trasporti pubblici, la sicurezza. Se non si agisce su questi tre fronti, presto Roma non sarà neppure più una città e non si potrà immaginare un piano di sviluppo. Bisogna ripartire da zero».

Ha intenzione di candidarsi?
«Ora il mio lavoro è un altro. Dopo di che ho detto al Pd, che è l’attore principale sotto il profilo numerico a Roma, dite cosa volete fare. Io sono pronto a dare una mano».

Non abbiamo parlato delle Sardine?
«Non le capisco più. Oggi l’Italia non è un Paese per giovani, su questo dovrebbero concentrare la loro azione, eppure le Sardine parlano di altro, si definiscono i partigiani del Duemila: non si capisce cosa vogliano dire».

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