Giustizia civile, il triste primato negativo che ostacola l’economia

Giustizia civile, il triste primato negativo che ostacola l’economia
di Cristiana Mangani
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Venerdì 27 Gennaio 2017, 00:05 - Ultimo aggiornamento: 07:56
La qualità del servizio giudiziario continua a preoccupare, perché gli effetti finiscono con il condizionare anche l’economia e le imprese. A sottolinearlo è il primo presidente della Cassazione Giovanni Canzio che apre la sua relazione citando il rapporto Doing business Italia 2016, elaborato dal World bank group, che colloca l’Italia al posto 108 della classifica. Vengono analizzati tempi e costi delle controversie, e il nostro Paese sembra perdere il confronto con i 190 del mondo. La posizione resta sostanzialmente invariata rispetto al 2015, anche se - evidenzia il presidente - la ricerca rileva che siamo indietro rispetto ai più importanti Stati dell’Ue. La situazione migliora quando il confronto viene fatto per la classifica di paese più sviluppato per la qualità del servizio giudiziario: conquistiamo il punteggio di 13 contro gli 11 della media.

LE LEGGI DI MERCATO
Ma l’analisi del contenzioso visto dal rapporto Doing ha un effetto rilevante nella gestione della giustizia, perché - viene chiarito - «la conclusione della querelle di carattere economico costituisce per l’imprenditore un aspetto importante, dato che i tribunali interpretano le leggi che regolano il mercato e proteggono i diritti dell’economia. Tribunali efficienti e trasparenti incoraggiano nuovi rapporti di affari, atteso che le imprese sanno che possono rivolgersi a loro se un consumatore omette di pagare il suo debito». Insomma, se il sistema giustizia funziona, funzionano anche le attività imprenditoriali. «La rapidità dei giudizi -insiste ancora l’analisi - è essenziale per le piccole imprese, che potrebbero mancare delle necessarie risorse nell’attesa dell’esito di una lunga controversia dinanzi a un tribunale».

La relazione del presidente Canzio ha, però, tracciato anche una linea crescente per quanto riguarda la giustizia civile. E il merito va alle innovazioni legislative, che tanto a cuore stanno al guardasigilli Andrea Orlando. Processo telematico, inammissibilità dell’appello, mediazione, insieme con una migliore e più efficace organizzazione del lavoro, avrebbero portato buoni sviluppi. Ma non basta. E infatti - aggiunge il presidente - «nonostante i risultati incoraggianti raggiunti dagli uffici di merito in virtù dei plurimi interventi di riforma del settore, oltre che dello strenuo impegno dei magistrati togati e onorari, e del personale amministrativo, si ribadisce che sono mancati analoghi interventi legislativi mirati ala deflazione del contenzioso di legittimità e alla riduzione del flusso della domanda, stabilizzatosi nell’ultimo quinquennio sulla media annua di 83 mila ricorsi, di cui 53 mila penali, 30 mila civili».
Netto miglioramento nel settore civile tra il 2015 e il 2016, anche per il contenimento della crescita della pendenza (106.862), l’incremento della produttività (220,3 procedimenti definiti per magistrato), la riduzione della durata media dei procedimenti (3 anni, 4 mesi e 7 giorni). In tutti gli uffici giudiziari, al 30 giugno 2016 erano pendenti 4.032.582 unità. Un dato inferiore rispetto all’anno precedente con 4.221.949, e una riduzione del 4,48 per cento. Che però si è ridotta rispetto al miglioramento dell’anno precedente e che, quindi, lascia ipotizzare un possibile stallo.

L’ATTESA
Le cose, forse, potrebbero andare meglio se gli interventi legislativi trovassero attuazione piena. Nella relazione di Canzio, infatti, viene citato l’Ufficio per il processo, istituito a supporto dell’attività giurisdizionale, composto oltre che dal personale di cancelleria, da alcune nuove figure professionali introdotte dai recenti interventi normativi finalizzati alla risoluzione dei problemi dell’arretrato: i tirocinanti. Però - chiarisce il ministro Orlando - «a distanza di più di un anno dalla sua entrata in vigore, ben poche corti e tribunali si sono dotati di questo Ufficio, nonostante l’assegnazione a tale struttura di oltre 4000 tirocinanti». E aggiunge: «La forbice dei dati è molto ampia anche entro gli stessi distretti, cioè in contesti criminologici tendenzialmente omogenei, e non vi è una correlazione diretta tra performance degli uffici e la carenza di personale». A tale proposito il Guardasigilli cita il fatto che «metà delle prescrizioni si concentra in due distretti, come del resto in due distretti si concentra ben il 37 per cento dell’arretrato Pinto». «I numeri - conclude - dicono che molto incidono i comportamenti dei soggetti della giurisdizione e le scelte organizzative. Il ministero intende farsi parte attiva in questo campo».

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