Conte: «Su Alzano rifarei tutto. Grandi opere, l’ok in 5 settimane. Valuteremo il Mes»

Giuseppe Conte
di Marco Conti
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Venerdì 12 Giugno 2020, 01:46 - Ultimo aggiornamento: 13 Giugno, 00:59

Quattro fogli formato A3. Una sorta di business plan, diviso per capitoli, compongono il documento di base con il quale Giuseppe Conte lunedì incontrerà sindacati, imprese e associazioni di categoria. Il presidente del Consiglio ne custodisce gelosa copia, ma lo racconta ad un gruppo di giornalisti che accoglie a palazzo Chigi tra la riunione con la delegazione del Pd e il Consiglio dei ministri.

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Alla vigilia dell’audizione con la pm di Bergamo sulla questione della gestione dell’epidemia in Val Seriana, Conte si dice «tranquillissimo» e, non pentito di nulla di ciò che ha fatto anche in Val Seriana e nel resto del Paese, lavora per quella sorta di seminario di studi pomposamente definiti “Stati generali”, che si terranno da lunedì a villa Pamphilj. Salvini, Meloni e Berlusconi non ci andranno ma ritiene possibile che possano «ricredersi» e magari incontrarli alla fine della settimana di incontri. Dopo due anni a palazzo Chigi, Conte sembra aver appreso bene i “tempi” della politica. Ed è forse per questo che considera «folle» spendere «in questo momento» la benché minima energia per costituire un partito tutto suo.

Presidente, altre riunioni, stavolta in trasferta, a villa Pamphilj. Non la preoccupano le critiche?
«Questi incontri sono stati pensati perché abbiamo l’onere di lavorare per il rilancio del Paese recuperando una visione strategica. Abbiamo già adottato alcune misure e ci stiamo ora ponendo il problema di mettere in campo altre risorse. Questa crisi inaspettata ha creato tanta sofferenza, ci ha schiacciato, ma abbiamo il dovere di tramutarla in opportunità».

Come?
«E’ l’occasione per programmare un rilancio del Paese, con interventi che avranno un impatto consistente anche sotto il profilo finanziario. Siamo un Paese che sta dimostrando all’Europa piena consapevolezza e ci siamo messi all’opera per stilare un piano di rilancio programmando un’azione di governo con specifici progetti di investimento che chiederemo all’Europa di finanziare».

Entro quando pensa di presentare questo piano?
«Il nostro Recovery plan lo presenteremo a settembre. I finanziamenti europei richiederanno un cronoprogramma molto articolato e non possiamo ridurci all’ultimo rischiando di perdere quei soldi».

Lo presenterà agli Stati generali?
«Abbiamo lavorato a questo piano con tutti i ministri, con i capigruppo di maggioranza, lo raffineremo ancora in modo da essere pronti per presentarlo alle forze produttive e alle forze sociali che andremo ad incontrare. Non sarà quindi una sfilata. Il Paese non ci consente kermesse o vernissage».

Quindi il “Piano di ricostruzione” è ancora da definire?
«Questo governo ha molti meriti nell’aver convinto l’Europa ad intervenire in una situazione straordinaria, ma è anche vero che non considero questa dotazione finanziaria che arriverà dall’Europa come un tesoretto che il governo spenderà a proprio piacimento. Dobbiamo spendere queste risorse nel quadro di uno sforzo collettivo ed è la ragione per cui abbiano deciso di ascoltare tutto il Paese. Dopo questo confronto ci ritroveremo con i ministri e faremo una nuova sintesi».

Quindi ci sarà un programma di azione del governo ampio dal quale poi si trae il piano da presentare all’Europa per accedere ai fondi?
«Sì, c’è un piano più ampio perché alcune misure non richiedono finanziamenti, oppure si tratta di interventi già finanziati e che non richiedono nuove coperture».

Quanti sono i miliardi in infrastrutture non spesi?
«Abbiamo stanziati circa 120 miliardi già a disposizione, spendibili in più anni».
 
Ci sono delle opere nuove che pensate di realizzare?
«Alcune le ho già dette. La tratta ferroviaria Roma-Pescara, la Roma-Ancona. Il completamento dell’Alta Velocità Genova-Roma, Milano-Venezia, l’estensione in Calabria, Basilicata, Puglia e Sicilia dove va potenziata la rete interna. Occorre realizzare ciò che è stato già programmato».

E il Ponte sullo Stretto?
«E’ una questione che si porrà se e quando avremo completato le infrastrutture in Sicilia. Solo allora si porrà il problema se, di fronte ad una rete adeguata, consentire di risolvere il problema dell’ultimo miglio».

Ma lei è favorevole?
«Io sono favorevole a tutto ciò che corrisponde ad una razionalità che fa bene al Paese. Pensare oggi al ponte sullo Stretto è una fuga in avanti. Domani potrebbe risultare una necessità».

Sulla riforma fiscale?
«Stiamo ancora lavorando con il ministro Gualtieri».

Per le imprese?
«Prepareremo un pacchetto ancor più sofisticato di interventi che chiameremo “impresa 4.0 plus” per quelle imprese che si predisporranno ad una forte digitalizzazione, intelligenza artificiale, blockchain». 

Come pensa di sbloccare gli investimenti?
«Il vero intervento è avere una “via” che, anziché in cinque anni, sia in cinque settimane. Un percorso autorizzativo che si svolga in settimane. Questo è molto più importante che raddoppiare investimenti con soldi che poi non riusciamo a spendere».

Per semplificare si cambia il codice degli appalti?
«Non abbiamo tempo per farlo. Abbiamo il tempo per far approvare alcune norme chiave che ci consentano di far partire alcune opere entro l’estate. Si tratta di muoversi con norme per intervenire sulle gare su base temporanea in corrispondenza di questa emergenza. Poi affronteremo una riforma in maniera organica del codice».

Lei parla di coesione, di parti sociali, ma l’opposizione le ha detto no.
«Ha rifiutato l’invito che ho rivolto. Voglio precisare che era un invito di riguardo. Non li ho invitati come una qualsiasi associazione di categoria o sindacale. Avrei dedicato loro un intero pomeriggio e prima dell’inizio dei lavori. Non li avevo inseriti nel programma di incontri, ma mi è stato detto che la sede non va bene, anche se è una sede istituzionale e di alta rappresentanza. Confido di poter recuperare con loro, magari all’esito degli incontri». 

Chiederemo un anticipo dei fondi europei?
«Ci stiamo lavorando. Lo abbiamo chiesto, così come altri paesi. Vediamo anche se si tratta di fondi che vengono erogati per fasi di avanzamento e quindi servono i progetti».

Si può immaginare che insieme al Recovery fund si prenderà in considerazione anche il Mes?
«Possiamo pensare che si potrà valutare in Parlamento se convenga o meno attivare altri strumenti come il Mes».

Qual è il suo dubbio sulla convenienza, visto che i tassi sono inferiori. E’ un problema reputazionale?
«Ci sarà un momento in cui analizzeremo in dettaglio tutte le condizioni del Mes, i tempi di restituzione, e lo faremo anche quando saranno più chiare le esigenze di finanza pubblica. Lo faremo ragionevolmente a luglio. Regola del buon padre di famiglia è di informarsi».

Il piano Colao?
«Ha fatto una ricognizione incredibile. Certo, non spettava a loro mettere i numeri».

Quando risolverete la questione “Autostrade”?
«Abbiamo sintonizzato le posizione tra tutte le forze politiche e a breve, forse già la prossima settimana, comunicheremo la nostra decisione».

​A quando il suo partito?
«Sono qui a palazzo Chigi non per interessi personali o per coltivare un mio partito o favorire i miei amici. Sono qui per svolgere un servizio e questo incarico ha assunto un rilievo ancor più gravoso per questa emergenza che stiamo affrontando. Sarebbe folle da parte mia dedicare anche una sola energia a questi progetti».

Sull’omicidio Regeni e la vicenda delle navi all’Egitto?
«Ne parlerò in Parlamento molto presto. Voglio però dire che sempre e comunque, anche nell’ultima telefonata (con Al Sisi ndr) ho messo ciò che è accaduto al giovane Regeni al centro, e lo faremo sempre».

Lei oggi dovrà essere sentito come persona informata sui fatti sulla zona rossa nella bergamasca. Teme di uscire dall’audizione come indagato?
«Non temo affatto questo, penso di aver agito con scienza e coscienza. Informerò i pm di tutte le circostanze di mia conoscenza». 

Tornando indietro la farebbe la zona rossa?
«No perché, ripeto, ho agito in scienza e coscienza».
 

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