L'altro G7, la diplomazia delle mogli: Melania e Brigitte regine di glamour

L'altro G7, la diplomazia delle mogli: Melania e Brigitte regine di glamour
di Mario Ajello
4 Minuti di Lettura
Sabato 27 Maggio 2017, 00:06
CATANIA Sono arrivati. Sono saliti nel palazzo del Comune di Catania, dove li aspetta Enzo Bianco. Eccoli in corridoio, mentre si avviano nella sala da pranzo apparecchiata per 12. Melania Trump, non si è ancora sfilata la sua giacca Dolce & Gabbana da 50.000, che durante il lunch terrà appoggiata sulle spalle, e già conversa amabilmente - di storia e di vini e lui è esperto di entrambi - con il signor Merkel, insomma il professor Joachim, che fino a poco prima aveva in testa il suo panama che lo rende chic. Ma che succede, a Taormina The Donald e frau Angela litigano («I tedeschi sono cattivi, molto cattivi», ha detto lui) e qui a Catania i loro consorti ricuciono, in una sorta di diplomazia dell’arancino alla triglia, delle zucchine con i tenerumi e della cornucopia di cialda di cannolo alla ricotta («Great!», ha esultato Melania e non finiva più di ripeterlo) dello chef Cuttaia, che sono gli ingredienti giusti per evitare ogni crisi internazionale?

AL TAVOLO OVALE
Sorridono la Trump e il Merkel, mentre conversano. E viene quasi il sospetto che Melania, ancora più alta e magnifica con i suoi tacchi spaziali su un fisico perfetto, visti i rapporti forse non facilissimi con il marito possa tifare più per Angela che per Donald. E comunque il clima è rilassato, intorno al tavolo ovale su cui arrivano sei portate.
Prima dell’antipasto, Brigitte Macron, in jeans bianchi e maglia rossa leggera a maniche lunghe, come fosse reduce dal golf, ed è glamour nella sua semplicità, esce dalla sala e va a fare la pipì. Attraversa il corridoio per dirigersi in bagno. È raggiungibile? Quasi. Ma s’infila subito nella scaletta che porta al wc e poi risale. Fa un sorriso. Vorrebbe farsi un giro da sola nel palazzo, magari per ammirare la collezione di statuette di elefantini con la proboscide all’insù, della quale il sindaco Bianco è orgoglioso e poi nel suo studio la farà vedere a tutte le signore. Mentre regala loro un cofanetto di Bellini con la versione storica della Norma, anche perché il concerto della sera al teatro greco di Taormina - Melania ci andrà con un vestito longuet grigio argentato holliwoodiano e non più con la giacca fiorata e eccessiva del mattino che ha qualcuno ha fatto dire ingiustamente: “Sembra un carretto siciliano” - è più concentrato su Rossini e su Verdi. Occhio alla moglie graziosa del primo ministro giapponese, 54 anni, appassionata di agricoltura biologica e arti marziali. Quella che dice, ma qui sono tutte come lei in nome dell’indipendenza del muliebre Pink Power rispetto ai consorti-statisti: «Io non ho certo paura di avere idee diverse da Shinzo». Che è il nome di battesimo del capo del governo nipponico, Abe.

E Manù? Ecco Lady Gentiloni. È vestita come veste ogni giorno, pantaloni larghi e una blusa bianca, e ha pure la borsa che in occasioni così le signore dei potenti non hanno o se la fanno portare da qualche assistente. Manù l’informale mostra una capacità di accogliere - e a sua volta viene accolta da Bianco con una bella frase tratta da Leonardo Sciascia: «L’intera Sicilia è una dimensione fantastica. Come si fa a viverci senza immaginazione?» - che è insieme fatta di low profile e di cultura ben sedimentata da vera signora. Brigitte poteva fare la regina repubblicana, le mogli dei presidenti francesi ci sono abituate, e invece l’unico ruolo regale lo svolge Melania. «A tavola la regina è stata lei», dice un cameriere uscendo dalla sala. 

I SELFIE
Intanto Melania s’è affacciata a una finestra e ha salutato una piccola folla sulla piazza. Quando è passata in cortile, ha insistito con i vigili urbani per condividere un selfie. E quando l’intero gruppo è arrivato al Palazzo degli elefanti, la sicurezza americana voleva che gli altri entrassero a piedi, mentre lei a bordo del suv corazzato. Ma Melania si è opposta da sovrana democratica: «Io sono come le altre, entriamo tutte insieme». Le hanno ubbidito. E chissà se dopo qualche chiacchiera amichevole con la signora Tusk, moglie del presidente del consiglio europeo, andrà da Donald a dirgli: “Cerca di essere più comprensivo con il Vecchio Continente”. Quello in cui herr Merkel, nella tavolata, dà lezioni di civiltà a chi gli chiede: «Vino rosso e pesce si accoppiano bene?». E lui: «Non mi risulta». E’ un prof famoso di chimica, ma sembra conoscere la frase di Goethe che Bianco nel suo discorso a tavola, dove siede anche la sua compagna angolo-siciliana Amanda Jane Succi, gli rivolge: «La Sicilia è la chiave di tutto». 
Quando il pasto è finito, con un bel bicchiere di Barone La Lumia per dessert, fioccano i selfie. Melania va via. Brigitte - che più volte ha chiesto in giro: «Mi raccontate bene la storia di Sant’Agata?», protettrice di Catania - a piedi s’avvia verso la biblioteca dei benedettini. E in quel paradiso ammira la Bibbia miniata del Cavallini, del ‘400, appena restaurata. Mentre lady Tusk, nel libro delle firme degli ospiti in Comune, lascia questo pensierino: “È un onore per me aver visitato uno dei luoghi del mio amato Montalbano”. 
E così il Pink Power si è preso la scena, le sue componenti hanno iniziato a conoscersi e si è ritagliato un ruolo non ornamentale. Se le cose del mondo dovessero mettersi male, toccherà a questa nuova generazione di donne - più Joachim - calmare gli animi? 
 
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