De Gregori racconta il luogo in cui è nato: è il caos la bellezza di Roma

De Gregori racconta il luogo in cui è nato: è il caos la bellezza di Roma
di Marco Molendini
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Lunedì 10 Novembre 2014, 23:45 - Ultimo aggiornamento: 11 Novembre, 01:15
«Le amministrazioni a Roma sono dei particolari, mentre la città se ne sta lì, impermeabile e bella». De Gregori dixit e questa frase lapidaria,

paradossalmente (o beffardamente), non vuole contenere un giudizio negativo. Anzi, forse è pure peggio anche se Francesco rischia di far la parte di chi vede il nero dipinto di rosa con una predizione che potrebbe essere un’epigrafe dedicata al non diffuso ottimismo del nostro tempo: «Questa città appartiene al passato ed è destinata sicuramente ad avere un grande avvenire per la sua vitalità, ma anche per il suo modo di crescere, un caos che dà perfino un’idea di futuro, anche se non è quello della tecnologia o della rete, che riguarda altri luoghi».



Non a caso fra i ventotto titoli raccolti da questa antologia discografica, che racconta le sue canzoni come sono oggi, ce ne è una che parla, appunto, del rapporto fra Roma («è la mia città, dove sono nato io, dove sono nati mio padre e mio nonno») e il futuro. E nel testo (il brano si chiama Per le strade di Roma e faceva originariamente parte del disco Calypsos, uscito otto anni fa) Francesco canta questo verso: «Il futuro passa e non perdona, e gira come un ladro nelle strade di Roma» (un flash carnale, come quello che aveva dedicato alla città una ventina d’anni fa in Viaggi e miraggi: «Roma che sembra una cagna in mezzo ai maiali»).



Oggi quella frase sul futuro ha un sapore forte, più forte probabilmente di quello che aveva quando è stata scritta. E, quando gli chiedi di spiegarlo, viene fuori un ritratto sorprendente: «I romani sono il più grande difetto di Roma, al di là delle amministrazioni che ci sono state in 60 anni» sostiene, quasi replicando la filosofia di una delle sue canzoni più celebrate, La storia siamo noi. E aggiunge: «La città è abituata a essere percorsa dai pellegrini, dai turisti e oggi anche dagli immigrati. Ha sempre accolto e sfruttato, preso e restituito, insultato e si è fatta insultare».



LA POLITICA

E la politica? «È inutile dilungarsi». E poi aggiunge: «Qualche tempo fa vedevo in tv la storia di quello che si è comprato la casa a sua insaputa (non fa neppure il nome di Scaiola, ndr). Ciò che mi ha colpito più della vicenda in sé è quanto fosse brutta quella casa e perché la gente non abbia protestato proprio anche per questo». La forza di Roma sta allora nelle sue contraddizioni e nel caos che la anima, impermeabile e bella nonostante oppure indipendentemente da chi la governa: «È una contraddizione, lo so. Ho amato molto il film di Sorrentino, La grande bellezza, proprio perché racconta questa contraddizione».

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