Madri 40enni e uomini infecondi, siamo il Paese che non fa più figli

Madri 40enni e uomini infecondi, siamo il Paese che non fa più figli
di Carla Massi
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Venerdì 23 Settembre 2016, 00:05 - Ultimo aggiornamento: 25 Settembre, 00:09
ROMA Quarantaduemila neonati in meno negli ultimi quattro anni. Quindicimila solo nel 2015. Siamo tra i paesi in Europa dove nascono meno bambini, 1,39 per donna. Due coppie su dieci non riescono ad avere figli nel modo naturale. Solo venti anni fa erano la metà.

L’ETÀ
E’ lungo l’elenco delle ragioni che hanno portato la natalità in caduta libera. Una è l’età delle madri. In poco tempo una rivoluzione. Un generale slittamento della prima gravidanza. 
Solo quattro anni fa le madri over 40 sono raddoppiate, dal 3,1% al 6,2%. Mentre le mamme fino a 24 anni (una volta già un’età avanzata) sono diminuite dal 13 al 11,4%. Il momento della scelta è chiaramente determinante per avere un figlio: più si va avanti, minore è il tasso di fecondità.

Il dato di 1,39 figli per donna permette di disegnare il futuro prossimo venturo. Di fatto, un progressivo invecchiamento della popolazione. 

L’INFORMAZIONE
Le previsioni dell’Istat per il 20150 sono queste: il 12,6 % con età inferiore a 15 anni, il 54,4% tra i 15 e i 64 anni (un terzo di residenti con 65 anni) ed, infine, il 7,6% di over 85.

Nel caso della fertilità si parla di “invecchiamento” anche sei protagonisti sono uomini e donne che non hanno compiuto quaranta anni. E si parla anche di giovani, il numero è in crescita, che arrivano al momento di desiderare un figlio senza conoscere il proprio stato di salute. E neppure le cause che possono averlo danneggiato, come la droga, l’alcol, il fumo o le malattie sessualmente trasmesse. Dall’epatite, alla sifilide, alla gonorrea, al Papillomavirus,. Studi su questo hanno accertato che la sua presenza può contribuire alla sterilità e aumentare il rischio di aborto spontaneo.

LE VISITE
Sei italiani su dieci, è stato annunciato ieri durante il Fertility Day, sono disinformati sulla riproduzione. Come sulle possibilità, anche dopo un tumore, di poter avere un bambino. Sia lui che lei. 
La metà degli intervistati dall’indagine del ministero della Salute dichiara di non essersi mai sottoposto ad una visita andrologica o ginecologica per valutare la salute riproduttiva.
Dal Censis altri tasselli che disegnano una profonda ignoranza. Il 46% di un campione preso in esame ritiene, per esempio, che una donna che desidera un figlio debba cominciare a preoccuparsi solo dopo i 35 anni. Tra le cause di infertilità, la più citata, è lo stress.

L’UOMO
L’infertilità di coppia, nella metà dei casi, dipende da lui ma un uomo su 3 non ne è consapevole. E, dunque, non si cura. Come denuncia la Società italiana di andrologia. Nel 50% dei casi di infertilità in lui c’è qualcosa che non va, ma il carico di indagini e terapie grava più spesso sulla donna. Senza ricordare che il 25-30% degli under 18, infatti, ha già un problema che può compromettere la fertilità futura che sarebbe rimediabile se riconosciuto in tempo.

LA PROVETTA
Da qui, il boom dei bimbi in provetta. Il 2,5% dei nati in Italia, nel 2014, è venuto al mondo grazie alle tecniche di fecondazione assistita(12.658 bambini). Diminuiscono nell’insieme le coppie trattate e i cicli effettuati, ma aumentano gravidanze e nati.

Mentre non decolla la fecondazione eterologa, quella con donazione. Perché, appunto, scarseggiano le donazioni. «Riceviamo molte richieste - commenta Pasquale Bilotta, direttore scientifico di Alma Res a Roma dove è nata la prima coppia di gemelli dopo il consenso a questa tecnica - ma la realtà generale in Italia è che mancano donatrici di ovociti. E, spesso, le coppie, spaventate anche dal fatto che i gameti devono essere importati dall’estero preferiscono ancora oggi rivolgersi direttamente in un altro paese».
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