Mr. Fassbender, non è un po’ stanco?
«Lo sono, eccome. Voglio rallentare, fare surf, guidare le auto da corsa, leggere. Tutte cose che non ho mai il tempo di fare. Continuerò a lavorare con la mia casa di produzione, ma voglio smettere un po’ con la recitazione».
Qual è il primo ricordo che ha di Alien?
«La scena del chestbuster, il mostro che esce dallo stomaco. Avevo 10 o 11 anni, ero completamento ipnotizzato, non riuscivo a staccare gli occhi dallo schermo».
Perché?
«Non avevo mai visto nulla di simile. L’idea di un alieno che cresce dentro a un corpo umano, la tensione, il senso di claustrofobia che trasmetteva la navicella spaziale, l’aspetto dell’alieno in sé e la scenografia ideata da Ridley Scott mi avevano catturato. Rapito».
Che relazione ha con Scott?
«È un mentore e sono molto fortunato perché Ridley è anche uno dei miei migliori amici».
Qual è l’aspetto che più le piace di lui?
«Dal punto di vista umano, il fatto che riesca a farmi ridere molto. Dal punto di vista lavorativo, il fatto che mi lasci molta libertà d’azione. È un atteggiamento che dice molto della sua persona».
Ha la tendenza a lavorare sempre con gli stessi registi, è un caso?
«Il fatto che i registi mi richiamino e vogliano lavorare con me mi fa sentire fortunato. Quando si è sulla stessa lunghezza d’onda, si crea sempre un forte legame».
Influisce sulla sua performance?
«Diventa tutto più facile. La vita è corta e io dedico molto tempo della mia esistenza al lavoro, è fondamentale trascorrerlo con persone che ti stimano».
Un giorno le piacerebbe essere lei a dirigere un film?
«Assolutamente sì. Ho già qualche idea. Mi piacerebbe molto portare a teatro la storia di Steve Jobs».
In passato ha già diretto la versione teatrale de Le Iene…
«È stata un’idea pazza e impudica, ma anche una grande lezione di vita. Avevo 18 anni e non avevo la benché minima idea di quello che stavo facendo».
Quentin Tarantino l’ha mai saputo?
«Certo, gli avevo detto anche che tutto il guadagno sarebbe andato in beneficenza. Forse è per questo che non si è opposto».
Crede nell’esistenza degli alieni?
«Sì, mi hanno anche rapito una volta. (Ride). A parte gli scherzi, mi sembra molto strano che non ci sia nessun altro nell’universo».
In Alien Covenant interpreta due androidi. Cosa pensa dell’intelligenza artificiale?
«Prima o poi entrerà a far parte della vita di tutti i giorni, è solo questione di tempo. Non mi fa paura l’intelligenza artificiale, mi spaventa di più gli esseri umani».
Con Donald Trump e i tanti nazionalismi che stanno tornando in voga, gli esseri umani un po’ di paura la fanno.
«Mi piacerebbe se tutti andassero d’accordo, anche se la storia dimostra il contrario. Purtroppo i cicli di distruzione tornano sempre».
In Prometheus il suo personaggio diceva: «Se siamo buoni, anche il mondo in cui vivremo lo sarà». Crede in quest’affermazione?
«Certo. Quello che si riceve è sempre una diretta conseguenza di ciò che si dà».
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