Eppure Francesco sulla teoria del gender insegnato nelle scuole, a scapito della difesa della famiglia tradizionale, è stato piuttosto chiaro, e persino nell’enciclica Laudato Si’ appena pubblicata, non ha mancato di lanciare strali: «Non è sano un atteggiamento che pretenda di cancellare la differenza sessuale perché non sa più confrontarsi con essa». Il gender è male. Dio ha creato maschio e femmina e il sesso non può essere determinato da un fattore culturale, aveva detto anche durante una udienza generale. A sparigliare le carte e creare confusione sulla linea da tenere è stata la divergenza maturata all’interno della Cei tra il segretario generale, monsignor Galantino ed il cardinale Bagnasco.
Due modi di interpretare una battaglia cruciale, due visioni del problema.
In una recente riunione allargata ad altre associazioni cattoliche, alla vigilia del Family Day, era emersa con chiarezza la spaccatura. Da una parte la linea compatta di Bagnasco, di scendere in piazza per contrastare la legge Cirinnà, e fare il possibile per fare ascoltare in Parlamento anche la voce della Chiesa e dei cattolici. Dall’altra, la posizione dialogante di Galantino. «I laici non hanno bisogno dei vescovi pilota», sicché la modalità concreta per difendere la famiglia «può essere fatta legittimamente in forme diverse».
I PROMOTORI
Tra i più grandi promotori della manifestazione il movimento di Kiko Arguello, i neocatecumenali, che da settimane si sono attrezzati per la trasferta romana. A Radio Maria il fondatore aveva lanciato un accorato appello a prendere parte a una manifestazione «imponente a difesa dell’istituto del matrimonio, della famiglia composta da un uomo e da una donna, del diritto del bambino ad avere una figura materna e una paterna, senza dover subire già dalla scuola dell’infanzia la propaganda dell’ideologia gender definita da Papa Francesco un errore della mente umana».
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