Ciclismo, Elia Viviani: «Il mio 2017 sarà in rosa»

Ciclismo, Elia Viviani: «Il mio 2017 sarà in rosa»
di Gabriele De Bari
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Mercoledì 4 Gennaio 2017, 00:14 - Ultimo aggiornamento: 5 Gennaio, 19:14

ROMA Una medaglia d’oro olimpica è per sempre. E ti cambia la vita. Elia Viviani, veronese di 27 anni, è stato uno degli atleti più amati a Rio dove ha conquistato la vittoria nell’omnium, regalando al ciclismo su pista fascino e popolarità. Un campione in bici che da ragazzino giocava a calcio e correva sui pattini. «Quella medaglia mi ha trasformato la vita, non pensavo di avere tanta popolarità e affetto da parte della gente. Sicuramente il 2016 ha rappresentato l’anno che ha colorato carriera e quotidianità».

Meglio l’Olimpiade o il Mondiale?
«L’Olimpiade. La rassegna a cinque cerchi è un appuntamento che, oltre a presentarsi ogni quattro anni, abbraccia lo sport intero, non soltanto la disciplina nella quale gareggia un atleta. Inoltre, ha un seguito internazionale che attraversa ogni confine».

Voleva fortemente questa medaglia?
«Ci ho puntato tutto, sacrificando anche le corse su strada. Dopo la delusione di Londra dovevo lasciare un segno importante e, nonostante la caduta che ha dato maggiore pathos alla finale, sono riuscito a coronare il sogno».

E adesso come cambieranno i suoi programmi?
«Lascerò la pista, almeno a livello agonistico, per dedicarmi alla strada. Perciò salterò i Mondiali di quest’anno. A ventisette anni è il momento in cui devo provare a compiere il salto di qualità e vincere anche corse di grande spessore».

Nelle 40 vittorie brilla la tappa di Genova al Giro 2015.
«Voglio puntare ad altri traguardi di questo tipo, mi stuzzica la prossima edizione della corsa rosa».

Non le dispiace lasciare la pista dove ha raccolto tanti allori?
«Sì ma sarà soltanto un arrivederci. Due stagioni da dedicare alla strada, per capire quanto valgo, per poi pensare a Tokyo del 2020».

Quindi quale sarà il prossimo traguardo? 
«Voglio provare a vincere la Sanremo, penso di averne le qualità».

Lei e Nizzolo siete gli sprinter italiani più forti, però i mostri sacri sono ancora lontani...
«Dobbiamo cercare di arrivare al livello di Cavendish, Kittel, Gaviria, Kristoff, Buohanni. Per ora siamo indietro ma credo che possiamo migliorare e diventare competitivi per batterli. Io chiedo delle risposte immediate perché ho improntato la nuova preparazione proprio in questo senso».

Chi è il più forte al mondo?
«Per la forza esplosiva ancora Cavendish, per potenzialità dico Kittel».

E Gaviria?
«Un talento immenso destinato a diventare il numero uno».

E tra lei e Nizzolo?
«Io sono più veloce, lui più completo e adatto anche alle classiche».

Come sono i vostri rapporti?
«Siamo amici e rivali dalle gare juniores. E’ uno degli avversari con i quali parlo di più durante le corse ma, nell’ultimo chilometro, ognuno cerca di battere l’altro, come ovvio che sia nello sport».

Il Giro prevede la prima tappa per velocisti: tutti a caccia della maglia rosa?
«E’ il mio grande obiettivo della stagione, ancora più alla portata della Sanremo. Alla maglia rosa ci sono andato vicino a Napoli, qualche anno fa, voglio riprovarci. Anche sapendo delle grandi difficoltà, perché sarà la prima di cinque tappe dedicate agli sprinter e la battaglia sarà senza esclusione di colpi».

Molti velocisti, però, si ritirano e non arrivano alla fine.
«Le salite fanno paura e qualcuno pensa al Tour. Io voglio onorare l’impegno giungendo fino a Milano».

Lo scorso anno finì fuori tempo massimo nella tappa di Arezzo...
«La peggiore giornata della carriera. Avevo messo peso per preparare le Olimpiadi e questo mi ha penalizzato in montagna. Adesso, che sono tornato al tipo di preparazione per i grandi Giri, penso di poter tenere fino all’ultimo. La corsa rosa è un appuntamento fondamentale per un corridore italiano anche se, nel futuro, voglio correre il Tour de France. Sono convinto di crescere tanto: magari mi basterà una vittoria prestigiosa per far scoccare la scintilla. Mi piacerebbe difendere l’oro a Tokyo con un bagaglio di successi su strada da grande velocista».
 
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