«Discarica, si cambia». Il dietrofront di Virginia Raggi (che smentisce Grillo)

«Discarica, si cambia». Il dietrofront di Raggi che smentisce Grillo
di Lorenzo De Cicco
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Giovedì 2 Gennaio 2020, 00:00 - Ultimo aggiornamento: 15:25

Il ribaltone sulla nuova discarica di Roma matura la sera di San Silvestro: fino al 30 dicembre in pole per il nuovo sito di smaltimento dell’immondizia dell’Urbe c’era Tragliatella, località nel XIV Municipio, periferia Nord della Capitale oltre il Grande Raccordo anulare, un distretto amministrativo che è anche il feudo elettorale di Raggi, che in questa circoscrizione abita e si è fatta le ossa politicamente. Alla fine però, su richiesta di maggiori controlli da parte del Comune, è spuntato un vincolo urbanistico, mai annotato prima. E così il Campidoglio grillino ha virato dove aveva promesso di non portare più l’immondizia: nella Valle Galeria, vicino a Malagrotta, la più grande discarica d’Europa smantellata nell’ottobre 2013 sotto la minaccia di una procedura d’infrazione Ue. Qui Beppe Grillo si recò con Di Maio e altri big stellati nel 2014, in piena campagna elettorale per le europee, parlando dello sciagurato mix «rifiuti e tumori».

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La stessa maggioranza di Raggi ha votato, in questi anni, almeno tre atti per «tutelare» la valle. Ancora oggi del resto è aperta in Procura un’inchiesta sugli eventuali danni alla salute causati dalla grande cloaca chiusa sei anni fa. A una manciata di chilometri, a Monte Carnevale, ora potrebbe aprirne un’altra, di discarica. Più piccola, «di servizio», «non sarà in funzione per decenni», assicurano dal Campidoglio. Ma chi abita in questo pezzo di Roma - non lontano da Fiumicino, il comune dell’aeroporto che difatti protesta col sindaco Esterino Montino - già si mobilita e minaccia le barricate. «Sarà una guerra», urlava chi è sceso in piazza subito, durante il veglione di Capodanno. E c’era anche un deputato grillino, Stefano Vignaroli, e alcuni consiglieri locali del M5S. Una fronda che fa traballare la maggioranza di Raggi in Assemblea Capitolina. I comitati della zona preparano manifestazioni e agitazioni varie, la prima sarà l’11 gennaio. «Fermeremo i camion», dice qualcuno. «Non abbiamo nulla da perdere: siamo gente pacifica ma questa zona ha già dato per 40 anni, lo dicevano pure i 5 Stelle, invece ci hanno tradito», attacca Mario Ungarelli, presidente del comitato Piana del Sole. Insomma si annuncia una «battaglia dura», tanto che in Campidoglio c’è chi teme ricadute sul fronte dell’ordine pubblico.
 
I TEMPI
Dalla Regione Lazio, che a fine novembre ha ordinato a Raggi di scegliere dove realizzare il nuovo impianto, ieri trapelava ottimismo: l’impianto di Monte Carnevale si potrebbe allestire, secondo calcoli che girano alla Pisana, in sei mesi, un anno al massimo. Questo offrirebbe alla Regione (ma anche al Comune e all’Ama, la società dei rifiuti) la possibilità di ridurre al minimo le «misure alternative», per traghettare la Capitale fuori dall’emergenza. Perché tra due settimane esatte chiude la discarica di Colleferro, uno dei pochi siti attivi oggi nel Lazio, che accoglie 1.100 tonnellate di pattume di Roma ogni giorno. In attesa della nuova discarica, tocca trovare valvole di sfogo alternative: per i prossimi mesi si passera dall’Abruzzo e dalle Marche. Poi? Si punta sui carichi verso l’estero, anche se ancora non è stato firmato nemmeno un accordo. Per questo la Pisana vorrebbe accelerare.
 
Ma per la nuova discarica nella Valle Galeria, il calendario che tracciano a Palazzo Senatorio è molto diverso: ci vorrà un anno e mezzo, minimo. Tradotto: il mandato della sindaca sarà già finito. Toccherà a chi verrà dopo - ammesso che Raggi non si ricandidi e riesca nell’impresa di acciuffare il bis - gestire l’apertura dell’impianto. In ogni caso, sarebbe la giunta grillina a governare tutta la fase preparatoria, i lavori per adeguare la cava; operazioni non particolarmente rognose ma che possono diventare una missione ardua, eccome, con gli abitanti della zona sulle barricate.

IL MUNICIPIO AL VOTO
Peraltro in questo quadrante si tornerà a votare a breve: è al confine tra due municipi di Roma, uno dei quali, l’XI, è stato commissariato dopo la crisi dell’amministrazione locale grillina e dovrebbe tornare al voto in primavera, probabilmente ad aprile. Una conta che rischia di lacerare ancora di più il Movimento romano, che ha già perso, rispetto al 2016, due circoscrizioni, passate al centrosinistra.

Ovviamente la decisione di Raggi è finita subito nel tritacarne delle polemiche politiche. «Che il 2020 porti ai romani nuove elezioni e un sindaco finalmente capace, no a nuove discariche sulla pelle dei cittadini», è l’affondo del leader della Lega, Matteo Salvini. Mentre dal Pd, che con la Regione di Zingaretti ha condiviso il percorso della sindaca, almeno nelle ultime settimane, nessuno formalmente è intervenuto. Il gruppo dei dem romani ha chiesto al Nazareno che fare. Per capire, insomma, la linea qual è.

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