Dimagrire rende felici? Non sempre perdere chili elimina i disagi patologici

Dimagrire rende felici? Non sempre perdere chili elimina i disagi patologici
di Maria Lombardi
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Lunedì 17 Febbraio 2020, 00:49 - Ultimo aggiornamento: 17:08

Qual è il peso della felicità? Vallo a capire. Con troppi chili in più di certo non ci si sente in pace, non fosse che per le analisi sballate, le scale con l’affanno e poi tutti quegli sguardi, tra la malizia e la commiserazione, e quelle battute ciccione, buzzicona, balena, cicciobomba che restano dentro come cicatrici. Ma non è detto che quando si dimagrisce e tanto, 40 o 70 chili, il risultato sia più leggerezza. È vero la bilancia finalmente ti sorride, dice che ce l’hai fatta, ma il peso a volte non se ne va, resta lì, nella testa, a condannarti al destino di ex-obeso. Grassi anche da neo-magri, insoddisfatti e scontenti. Capita, e gli esperti spiegano perché: al dimagrimento del corpo dovrebbe seguire quello della mente, ma non sempre è così.
C’è chi si continua a sedere, anche con sette taglie in meno, con la paura di sfondare la sedia. O chi è convinto di non riuscire a passare attraverso una porta, come succedeva prima e non potrebbe più succedere dal momento che occupa la metà dello spazio.

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«IO CICCIABOMBA PER TUTTA LA VITA»
La cantante Adele, la vita più stretta e anche il sorriso, tutti a interrogarsi su quello sguardo appena più spento. Il deputato dem Filippo Sensi, con gli abiti extra large anche se ormai ci balla dentro, e il suo grido di dolore, alla Camera: «Sono stato per tutta la vita e sono, cito, un cicciabomba, un cannoniere, un panzone, un trippone, una palla di lardo. Una volta un ragazzino mi gridò: Sensi mi fai senso, lo ricordo come fosse adesso». Un cicciobomba, era e lo è rimasto. «Chiunque mi conosce sa che sul mio peso scherzo, ci sorrido, lo esorcizzo, ma mi ci misuro ogni giorno e sento questo sguardo che pesa, che mi pesa». 

Gli alti e bassi che Costanza Rizzacasa d’Orsogna racconta nel suo libro “Storia della mia grassezza”: «A sedici anni pesavo 80 chili, a diciannove 47, e così via. Ho provato ogni genere di farmaco, ho vomitato per decenni. E intanto sognavo che un giorno, quando fossi diventata magra, tutto sarebbe andato a posto, e la mia vita sarebbe iniziata. Solo che non è mai successo».
Quanto è pesante il cammino per la leggerezza. «Il dimagrimento dovrebbero essere sia fisico che mentale», spiega Iris Zani, presidente dell’associazione “Amici obesi”. «Non sempre è facile. Se la mente non segue la perdita di peso del corpo, non ci si riconosce più». Questo nulla toglie «ai miglioramenti pazzeschi, per la maggioranza, in termini di salute e di vita, ai benefici psicologici». Qualcuno però fatica a ritrovarsi nelle nuove forme, e nemmeno le vede, prigioniero della vecchia immagine, «e continua a cercare un risultato che in realtà ha già raggiunto». Tanti sacrifici per poi non crederci. «Ed è per questo che suggeriamo ai pazienti di farsi seguire nel dimagrimento da un nutrizionista e da uno psicologo».

Emanuel Mian, psicologo ed esperto di immagine corporea: «Molti dimagriscono e permangono nella loro insoddisfazione. Si chiama delusione corporea. Riguarda chi ha riposto troppe aspettative nel dimagrimento, dandogli un significato quasi magico». Tanti chili in meno e troverò l’amore, un lavoro, nuovi amici, il successo. Ma riguarda anche chi semplicemente «non riesce a vedere i risultati, ossia non integra a livello neurologico la nuova immagine corporea e lo spazio che occupa». E dunque continua a sentirsi “tanto” e “largo” anche se non lo è più, e si accanisce in una dieta che non serve, arriva a infastidirsi per i complimenti, come stai bene, sei in forma, e nemmeno le taglie in meno lo convincono che ce l’ha fatta.

«IL VERO SEGRETO È IMPEGNARSI ATTIVAMENTE»
«Il segreto è impegnarsi attivamente nel dimagrimento - aggiunge Mian - non viverlo passivamente soltanto perdendo peso. Bisogna usare il corpo con l’attività fisica, con la tonificazione e prendersene cura, solo così si raggiunge una nuova consapevolezza. Usare il corpo, dunque, e non osservarlo». Ricostruirlo se serve, con interventi di chirurgia plastica, perché a volte la pelle flaccida mette più a disagio della ciccia. Le ferite delle offese «quelle non si cancellano» e in un certo senso si resta grassi per sempre, l’ex continua ad essere schiavo dello stigma dell’obesità. C’è chi «chiede continue rassicurazione sul nuovo aspetto con il risultato di aumentare la propria incertezza e chi i complimenti li rifiuta».
Una parola in più, e si riaprono le ferite. «Bastano piccole cose per riportarti indietro, ai tradimenti subiti, alle discriminazioni e alle offese. E fanno ancora male», l’attrice Nadia Rinaldi oltre 70 chili in meno. «La mia è stata una rinascita meravigliosa». Un percorso doloroso, si è sottoposta a un intervento di by pass bilio-intestinale. «L’ho fatto per amore dei miei figli, ho rischiato l’infarto e ho dovuto prendere una decisione. Ma voglio dare un consiglio e una giusta informazione. Chi vuole sottoporsi a un intervento come il mio o di riduzione dello stomaco è preferibile che scelga una struttura pubblica. Si viene seguiti anche con un percorso psico-terapeutico».
A 16 anni arrivano i chili di troppo. «Per un problema di tiroide. Il pubblico mi ha conosciuta morbida, ma io mi sentivo magra dentro e ho avuto sempre un atteggiamento positivo. Mi fa commuovere vedere le immagini di come ero, mi fa tenerezza la Nadia grassa, è stata brava e le faccio i complimenti perché nonostante tutto ce l’aveva fatta».
Eppure, nonostante i chili andati via, «non si dimentica nulla, il dolore subito e le mortificazioni. Quando mi fanno i complimenti oggi, mi viene da pensare: ero così anche quando mi offendevano. I grassi vengono umiliati, le donne anche di più. Adesso tutti mi dicono come sei bella, poi però si fatica di più a trovare ruoli nel cinema. Qualcuno arriva a dire: ti preferivano prima. Se hai fatto la buzzicona, se sei stata una caratterista per loro devi restare inchiodata a quel ruolo. E allora mi viene da chiedere: mi prendevate a fare film perché sono brava o perché ero grassa?».  Inutile cercare il peso della felicità, non ne ha.
 

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