Crollo della chiesa di San Giuseppe, il ministro Bonisoli: «Avviata l’ispezione, sono chiare le responsabilità»

Il ministro della Cultura Alberto Bonisoli
di Laura Larcan
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Sabato 1 Settembre 2018, 01:47 - Ultimo aggiornamento: 08:15
«Le responsabilità sono chiare e chi è responsabile deve fare il suo mestiere». Il ministro della Cultura Alberto Bonisoli ha il tono fermo, una visione lucida sul disastro di San Giuseppe dei Falegnami, chiesa famosissima, altare dei matrimoni nel cuore di Roma. Da Venezia, dove l’euforia e il clima glamour del festival del cinema è stato oscurato dalla tragedia sfiorata, coordina le riunioni dell’unità di crisi del Mibac.

Ministro, all’indomani del disastro, questa chiesa si ritrova avvinghiata in una matassa di enti e competenze. 
«È molto più semplice di quello che sembra. Ci sono delle chiare responsabilità».

E la responsabilità in questo caso di chi è?
«La tutela è della Soprintendenza».

Di fronte al crollo devastante, sembrava complicato capire chi dovesse rispondere. 
«Me ne rendo conto. Come spesso accade nel patrimonio artistico italiano. Non voglio fare polemiche sulle riforme, c’è da guardare la Luna e non il dito. E la Luna riguarda il fatto che abbiamo una situazione di beni culturali di cui non ci stiamo rendendo conto a sufficienza. Dobbiamo individuare le criticità ed evitare che si ripetano casi come questo».

Una posizione forte nei confronti della sua stessa soprintendenza.
«Abbiamo avviato un’ispezione e vogliamo sapere cosa è successo. L’ultima cosa che voglio ora è fare una caccia al responsabile. Non mi interessa. Voglio evitare che accada ancora. Dopodiché la magistratura c’è per verificare le responsabilità. E soprattutto spero di saperlo io nel giro di qualche giorno».

Ministro, siamo di fronte ad una chiesa famosissima nel cuore di Roma. Un crollo disastroso che fa effetto. 
«Almeno sono contento che non ci siano state vittime. Conta l’arte, contano le opere e il patrimonio, ma il rischio della morte di persone viene prima di ogni altra considerazione».

Qual è per lei ora il tema principale?
«Il vero tema è che siamo di fronte al caso di una chiesa aperta al pubblico. Mi rendo conto che faccia clamore il fatto che l’edificio sia nel cuore di Roma, ma poteva essere anche la chiesa più remota d’Italia, l’effetto è lo stesso. Dirò di più: in questo momento non mi interessa neanche di chi sia la proprietà».

In che senso?
«Il tema che mi preme è che è venuto giù un soffitto che non doveva crollare. A questo punto dobbiamo porci il problema di capire che cosa si può fare per evitare situazioni di questo tipo».

Come state lavorando allora in questo senso?
«L’emergenza innanzitutto. C’è un gruppo di lavoro che se ne sta occupando. Stanno mettendo in sicurezza le opere. I compiti operativi del ministero ora riguardano la tutela e l’ispettorato».

È partita un’ispezione interna dunque?
«Un’ispezione che riguarda il complesso della chiesa, la tutela, che tipo di lavori sono stati fatti in passato e chi ha controllato. Tutto in parallelo con l’inchiesta della Magistratura. E deve andare avanti per assicurare che non accadano più simili disastri». 

È preoccupato ministro?
«Sono stato a Genova. Non voglio più vedere una situazione del genere. Mi pesa ancora, da un punto di vista personale. Questo non è un terremoto, è un disastro che ha a che fare col fattore umano».

Quanto ha pesato il fattore umano? 
«Molto. E dobbiamo evitarlo in futuro a tutti i costi. Vale per le chiese, per i beni artistici, ma anche per i ponti e i viadotti. Questa è un’iniziativa che porteremo avanti a livello governativo».

In che modo concretamente?
«Dobbiamo fare un monitoraggio mettendo a sistema informazioni che in gran parte già ci sono, ma di cui non abbiamo la consapevolezza. E soprattutto la capacità di intervento in tempi rapidi su tutte le strutture che ne hanno bisogno. Noi faremo la nostra parte a livello dei beni culturali. Usando i soldi che ci sono, e quelli che non ci sono».

Come?
«Sto facendo una mappatura dei fondi a disposizione del ministero, e se ci sono progetti che ritengo essere meno prioritari rispetto ad emergenze, li sposto per mettere in sicurezza».

La conta dei monumenti a rischio potrebbe essere lunga.
«Si e da qualche parte, può esserci un’altra chiesa che non è in condizioni di rimanere stabile. Io la voglio trovare e metterla in sicurezza».
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