Percorso lungo e pieno di ostacoli, Palazzo Chigi, ipotesi Conte o Fico

Percorso lungo e pieno di ostacoli Palazzo Chigi, ipotesi Conte o Fico
di Alberto Gentili
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Lunedì 19 Agosto 2019, 00:01 - Ultimo aggiornamento: 07:24
C’è un omissis decisivo nel breve comunicato sfornato dal vertice di Marina di Bibbona. Beppe Grillo torna in campo, “uccide” Matteo Salvini e prova a spaccare la Lega. Ma non fa nella nota il nome del Pd. Non concede, ufficialmente, alcuna apertura del Movimento all’ipotesi, ormai accettata dai dem, di un governo di legislatura tra 5Stelle, Pd, Leu, +Europa e centristi vari.

L’attacco a Salvini, quel definirlo «non più credibile e affidabile», viene spiegato dai grillini come un tentativo di mettere zizzania nel Carroccio. Segue osservazione di Luigi Di Maio: «Salvini ha tradito e con lui non ci si può più parlare, ma nella Lega ci potrebbero essere interlocutori credibili».
Parole e concetti che fanno scattare l’allarme rosso in casa dem. Matteo Renzi, che rivendica «il merito di aver ammazzato Salvini», confida: «Stiamo attenti, perché pur chiudendo a Matteo, i grillini potrebbero riaprire la trattativa con altri leghisti». Ma Di Maio in persona, smentisce con i suoi questa lettura: «Ormai si va verso una trattativa con il Pd e se non abbiamo indicato questa soluzione è perché se vai a trattare, non scopri prima del tempo le carte».

LA PRIMA MOSSA AL PD
La trattativa per il contratto rosso-giallo sarà insomma lunga e difficile. A giudizio di Grillo & C. la prima mossa toccherà a Nicola Zingaretti. «Renzi non è il nostro interlocutore né ora, né mai». E il segretario dem dovrà farla, attraverso i capigruppo, al Quirinale durante le consultazioni (probabilmente in due tappe) che mercoledì aprirà Sergio Mattarella dopo le dimissioni di Giuseppe Conte: «In quell’occasione ascolteremo attentamente cosa diranno le altre forze politiche», fa sapere il capo politico del Movimento, tacendo su quali saranno le indicazioni che i grillini daranno al capo dello Stato. No alle elezioni d’ottobre a parte. «Ormai il barbaro è morto», avrebbe detto Grillo durante il vertice, «Salvini è condannato all’irrilevanza fino al 2023, senza toccare palla in occasione dell’elezione del nuovo capo dello Stato».

La trattativa con il Pd potrebbe avere una svolta già domani. I dem, assieme a Leu e +Europa potrebbero battere il primo colpo e saldare nell’aula del Senato la nuova coalizione, votando la risoluzione dei 5Stelle. «Sarebbe un primo passo», dice chi tra i dem conduce la mediazione, «ma prima dobbiamo vedere cosa scriveranno i grillini. E in ogni caso non sarebbe un avallo a un Conte-bis. Sul dopo la trattativa è ancora tutta da costruire».
E non sarà facile. Perché se è vero che la mossa di Romano Prodi a favore di una coalizione europeista, spinge Zingaretti a rompere gli indugi. E a cominciare a lavorare davvero (anche se controvoglia e con scetticismo) all’intesa con i 5Stelle, è altrettanto vero che non piace ai grillini la possibilità cui lavora Gianni Letta di un ingresso nella neo-coalizione: «Con Berlusconi non faremo mai un governo». E non convince neppure diversi dem: «Dobbiamo portare M5S stabilmente nel campo del centrosinistra e annacquare la maggioranza con Forza Italia o suoi pezzi non aiuterebbe».
IL REBUS DEL PREMIER
I possibili contraenti del patto rosso-giallo già cominciano però a pensare al possibile premier. Da sponda Di Maio esce un “no” secco a Fico premier: «Non esiste». Però è anche vero che a uscire ridimensionato dalla partita giallo-verde è proprio il capo politico del Movimento, stoppato da Grillo nella tentazione di riprovarci con Salvini. In più, il fondatore del Movimento ha da sempre nel cuore il presidente della Camera che - cosa da non trascurare - se andasse a palazzo Chigi libererebbe la prestigiosa poltrona di Montecitorio a un dem. In pole è già pronto Dario Franceschini. Forse anche per questo Fico, l’esponente più a sinistra del Movimento, è apprezzato da molti del Pd. «Con lui premier però al partito dovrebbero andare i ministeri di peso, come Economia, Esteri, Interni e Difesa», dice un altissimo dirigente del Nazareno.
Meno quotato il Conte bis. Sia per le titubanze che ha fatto filtrare il diretto interessato, probabile commissario Ue. Sia perché, come sostengono Zingaretti e Renzi (per una volta d’accordo), «non possiamo sostenere il premier di un governo cui abbiamo la guerra per 14 mesi, sostituendo in corsa i ministri della Lega. Perderemmo la faccia». Ma molto dipenderà da ciò che dirà Conte in Senato: se il presidente del Consiglio uscente farà un discorso orientato all’alleanza con i dem, qualcosa potrebbe cambiare.
Non è da escludere l’ipotesi di un premier tecnico e terzo, come Mario Draghi o Raffaele Cantone. Anzi, molti la giudicano «la più facile». Mentre appare decisamente difficile che a palazzo Chigi possa andare un esponente del Pd, lasciando ai grillini i ministeri di prima classe. Renzi ha candidato Zingaretti. E Zingaretti ha risposto chiedendo a Renzi di entrare con la Boschi nel governo, «perché altrimenti Matteo lo farà cadere dopo pochi mesi». La replica dell’ex premier, pronto a suggerire di mettere Di Maio agli Interni per far decollare la trattativa: «Se mi chiedono nomi glieli do, ma non sarà né il mio, né quello di Maria Elena». Tanto più perché né Renzi, né la Boschi sarebbero mai accettati dai 5Stelle.
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