Costa Concordia, Domnica Cemortan: «Anche io mi sento una vittima potevo morire, giusto risarcirmi»

Costa Concordia, Domnica Cemortan: «Anche io mi sento una vittima potevo morire, giusto risarcirmi»
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Giovedì 12 Febbraio 2015, 23:55 - Ultimo aggiornamento: 13 Febbraio, 15:57

dal nostro inviato Cristiana Mangani

GROSSETO - Trentamila euro di provvisionale, tanto è stato destinato dalla Corte a Domnica Cemortan, la bionda moldava che, appena dieci giorni fa, ai soliti microfoni televisivi, aveva implorato: «Risarcitemi. E poi lasciatemi alla mia vita privata».

I soldi arriveranno, le spettano per i danni subiti nel naufragio della Costa Concordia. Domnica, che ne pensa di come è finito il processo?

«Sono felice che la vicenda si sia conclusa con una sentenza estremamente equilibrata e che il risarcimento sia rispettosissimo della mia figura di vittima».

Perché si sente vittima?

«Quella notte anch’io ho rischiato di rimanere schiacciata dalla nave, e ho partecipato ai soccorsi dei passeggeri mettendo a rischio la mia vita».

Nella sentenza con cui è stato condannato Francesco Schettino, tra la sfilza di naufraghi risarciti, compare il suo nome.

Gli avvocati avevano chiesto una provvisionale di 100.000 euro, a fronte di danni stimati per 200.000. Pensa che ci siano stati errori di valutazione nella sentenza?

«No assolutamente, i giudici hanno saputo confermare la loro saggezza come si era visto durante il processo. Il risarcimento mi riconosce vittima consapevole del naufragio e di questo sono contenta: rispetto agli altri io conosco, so quali sono gli standard della compagnia Costa».

Attraverso il suo avvocato Gianluca Madonna di Bergamo, la ex ballerina moldava, precisa: «Non sono mai stata animata da intenti vendicativi. Mi sembra una condanna equilibrata, rispetto alla richiesta eccessiva da cui si partiva»: i 26 anni della procura.

Ha qualcosa da rimproverare a Schettino?

«Avrebbe dovuto fare di più, agire più coraggiosamente per fare emergere meglio le responsabilità di Costa Crociere. Da quella sera la mia vita è cambiata. Mi si è voluta quasi colpevolizzare. Ma io ero un passeggero della nave come gli altri. E ora il tribunale di Grosseto lo ha riconosciuto anche nella sentenza».