dal nostro inviato Cristiana Mangani
GROSSETO - Trentamila euro di provvisionale, tanto è stato destinato dalla Corte a Domnica Cemortan, la bionda moldava che, appena dieci giorni fa, ai soliti microfoni televisivi, aveva implorato: «Risarcitemi. E poi lasciatemi alla mia vita privata».
I soldi arriveranno, le spettano per i danni subiti nel naufragio della Costa Concordia. Domnica, che ne pensa di come è finito il processo?
«Sono felice che la vicenda si sia conclusa con una sentenza estremamente equilibrata e che il risarcimento sia rispettosissimo della mia figura di vittima».
Perché si sente vittima?
«Quella notte anch’io ho rischiato di rimanere schiacciata dalla nave, e ho partecipato ai soccorsi dei passeggeri mettendo a rischio la mia vita».
Nella sentenza con cui è stato condannato Francesco Schettino, tra la sfilza di naufraghi risarciti, compare il suo nome.
«No assolutamente, i giudici hanno saputo confermare la loro saggezza come si era visto durante il processo. Il risarcimento mi riconosce vittima consapevole del naufragio e di questo sono contenta: rispetto agli altri io conosco, so quali sono gli standard della compagnia Costa».
Attraverso il suo avvocato Gianluca Madonna di Bergamo, la ex ballerina moldava, precisa: «Non sono mai stata animata da intenti vendicativi. Mi sembra una condanna equilibrata, rispetto alla richiesta eccessiva da cui si partiva»: i 26 anni della procura.
Ha qualcosa da rimproverare a Schettino?
«Avrebbe dovuto fare di più, agire più coraggiosamente per fare emergere meglio le responsabilità di Costa Crociere. Da quella sera la mia vita è cambiata. Mi si è voluta quasi colpevolizzare. Ma io ero un passeggero della nave come gli altri. E ora il tribunale di Grosseto lo ha riconosciuto anche nella sentenza».