Corrado Guzzanti torna col film "Ogni maledetto Natale": la satira mi è venuta a noia

Corrado Guzzanti
di Gloria Satta
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Sabato 29 Novembre 2014, 22:45 - Ultimo aggiornamento: 2 Dicembre, 19:07
Per tornare al cinema, Corrado Guzzanti si è fatto in due: nella commedia Ogni maledetto Natale, appena uscita, interpreta sia il burino Sauro armato fino ai denti sia il cinico cameriere filippino Benji. Un personaggio più esilarante dell’altro. Nel film, diretto dai registi di Boris Giacomo Ciarrapico, Luca Vendruscolo e Mattia Torre, recitano anche Alessandro Cattelan, Alessandra Mastronardi, Giallini, Mastandrea, Laura Morante, Pannofino.Quarantanove anni, all’attivo una carriera di culto che ha proiettato nel lessico comune le sue battute (una per tutte: «la seconda che hai detto») e nell’immaginario i suoi personaggi (lo studente Lorenzo, il Vate di Quelo, Padre Pizzarro...), fratello di Sabina e Caterina, Guzzanti racconta il film, la sua visione della satira e della politica. E la serie comica che lo riporterà in tv.



Cosa l’ha spinta sul set di Ogni maledetto Natale?

«La sceneggiatura divertentissima, che punta su due famiglie agli antipodi, e la voglia di tornare a lavorare con i tre registi di Boris. Abbiamo gli stessi gusti».



Si è ispirato a qualcuno per il ruolo di Sauro?«Ho pensato forse a certi miei parenti viterbesi... e ai contadini sempre incazzati, rancorosi. Ho parlato un dialetto inesistente e aggiunto un tocco di prognatismo».



E il filippino Benji, che ha la puzza sotto al naso?

È cinico, cattivo, più realista del re, odia gli immigrati e ammira Mario Monti. Un filippino, con Marco Marzocca, l’avevamo inventato nel programma Il Caso Scrafoglia. Oggi ho ripensato al Peter Sellers di Hollywood Party che attraversa sorridendo situazioni tremende».



Perché ultimamente si è visto poco al cinema?

«Mi hanno proposto dei film, soprattutto opere prime, in cui la mia presenza rischiava di essere solo un richiamo ma io non avrei potuto esprimermi al meglio».



E’ un attore snob e non vuole lavorare con gli altri?

«Macché snob! Ho voglia di tornare al cinema e fare gruppo. Sono stato un po’ isolato, il 2013 è stato terribile dal punto di vista personale, ma sono di nuovo in pista».



Dal 12012 ha lasciato anche la tv...«La satira televisiva mi è venuta un po’ a noia, ne ho fatta e vista troppa. Ha perso incisività».



Perché, secondo lei?

«Quando era semiclandestina, la satira risultava feroce, eversiva. Ormai è spalmata dovunque, da Monti in poi è diventata un orpello inoffensivo. Si è addomesticata».



L’uscita di scena di Berlusconi ha tolto il lavoro a voi comici?

«Oggi la politica ideale ha ceduto il passo alle questioni economiche. Il re è nudo... Le larghe intese, gli accordi di destra e sinistra, figure scialbe al potere: la satira si è adattata a questa nuova realtà e non morde più».



Ma Renzi non le ispira una parodia?

«Già Crozza lo imita egregiamente! Chissà, in futuro...».



E’ vero che prepara una serie comica sull’era renziana?

«Si, per Sky sto scrivendo con Mattia Torre “Dov’è Mario?”, sei puntate sugli intellettuali di oggi: scavalcati dalla politica pragmatica, non contano più nulla. Io farò due ruoli, come Jekyll e Hyde».



È deluso da Renzi?

«Non sono deluso perché non mi ero illuso. Il premier non mi ha mai entusiasmato, ma ho sperato che combinasse qualcosa. Finora non ho visto nulla di esaltante».



Dei politici che ha imitato, qual è il più riuscito?

«Tremonti: io mi divertivo, lui molto meno. Bossi voleva chiudere le mie trasmissioni, Prodi e Bertinotti sorridevano, Rutelli la prendeva sportivamente».



Come le sembra l’Italia di oggi?

«Un paese disperato, che combatte con il coltello tra i denti per rimanere a galla. Alla politica manca una visione generale, non solo populistica o finalizzata al consenso».



Cosa vorrebbe fare?

«Ho tante idee, anche un film da regista. Non resterò più chiuso nelle mie stanze come l’Abate Faria».

Intanto i personaggi storici di Corrado sono vivi e lottano insieme a noi. Non a caso i tassisti romani continuano a chiedere all’attore: «Come sta Lorenzo?».
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