Coronavirus, manovra d’emergenza: 25 miliardi con l’ok Ue. Pil, l’allarme di Gualtieri

Coronavirus, manovra d’emergenza: 25 miliardi con l’ok Ue. Pil, l’allarme di Gualtieri
di Andrea Bassi
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Giovedì 12 Marzo 2020, 00:51 - Ultimo aggiornamento: 08:28

L’emergenza del coronanirus è riuscita dove anche la Grande Crisi scatenata dal fallimento della Lehman Brothers aveva fallito: far vacillare il limite del 3% nel rapporto tra deficit e Pil. Uno dei pilastri del Trattato di Maastricht. Da Roma, nella tarda serata di martedì 10 marzo, è partita una lettera firmata dal ministro Roberto Gualtieri per annunciare a Bruxelles la richiesta di poter fare maggior deficit fino a 20 miliardi, arrivando a spendere 25 miliardi totali. L’annuncio dell’aumento dei fondi per l’emergenza da 7,5 a 25 miliardi, l’ha data direttamente il premier Giuseppe Conte dopo un consiglio dei ministri lampo ieri mattina. Si tratta di uno scostamento di 1,1 punti percentuali di Pil rispetto agli impegni presi con l’Ue. Se le risorse fossero tutte impiegate, il deficit italiano arriverebbe al 3,3%.

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Quando la lettera italiana è partita, in realtà, la Commissione europea aveva informalmente già dato il suo via libera. Gualtieri e il Commissario europeo Paolo Gentiloni si erano tenuti in costante contatto. Ma a dare la sveglia a tutti i partner, in realtà, era stato il presidente della Banca Centrale Europea, Christine Lagarde, che nella conference call con i capi di Stato aveva evocato, in caso di interventi non coordinati a livello europeo, uno scenario come quello del 2008, se non peggio. Crollo della produzione, fallimenti, recessione, crisi degli Stati. A Bruxelles, dunque, nessuno ha fatto più questioni di decimali. Anzi. Domani la Commissione comunicherà le nuove regole sull’applicazione della flessibilità. Ieri mattina, alle 8 e mezza, il consiglio dei ministri ha approvato lo scostamento, che immediatamente è stato comunicato al Parlamento che lo ha approvato all’unanimità.

Gualtieri in realtà ha mantenuto una certa prudenza. I 25 miliardi stanziati, ha spiegato, non verranno utilizzati tutti. Domani il governo approverà un primo pacchetto di misure anti-crisi. Impegnerà per questa manovra circa la metà dei fondi potenzialmente disponibili, poco più di 12 miliardi di euro. Significa che, almeno per il momento, il deficit verrà fermato ben sotto la soglia del 3%, al 2,7%. Una ragione c’è. Se la Commissione è disposta a concedere a Roma tutta la flessibilità necessaria ad affrontare l’emergenza, non è detto che i mercati siano altrettanto indulgenti.

Nella Relazione inviata al Parlamento Gualtieri ha ricordato come nel 2019 il deficit si sia fermato all’1,6%. Un risultato ottenuto soprattutto grazie al calo dello spread dei titoli italiani rispetto a quelli tedeschi. I 20 miliardi di maggior deficit necessari a finanziare gli interventi andranno comunque cercati sui mercati. Il costo del finanziamento quindi è una variabile fondamentale. Proprio per questo Gualtieri ha fatto di tutto per non spaventare gli investitori, spiegando che non è detto che i fondi saranno tutti impiegati e soprattutto non è detto che saranno tutti a carico dell’Italia. Una parte degli stanziamenti, infatti, potrebbe arrivare direttamente dall’Unione europea che ha annunciato uno stanziamento di 25 miliardi per fronteggiare la crisi.

LE INCOGNITE
Crisi che comunque rischia di essere profonda. Gualtieri lo ha chiarito nel suo intervento alle Camere. La caduta del Pil ci sarà per almeno un paio di mesi. Ma «negli scenari più negativi», ha spiegato, «se ci sarà un prolungato impatto su export e turismo e la caduta dell’attività non fosse totalmente recuperata ci sarebbe una rilevante contrazione del Pil nella media annua». Ma, ha aggiunto il ministro, «è prematuro e inopportuno» fare stime. Bisognerà attendere il prossimo aggiornamento del Documento di economia e finanza, che conterrà le nuove stime.

Ai deputati e ai senatori, Gualtieri ha detto che il governo «non tiene la testa nella sabbia». La prima risposta che arriverà domani con il decreto anti crisi sarà, come aveva detto qualche giorno fa lo stesso ministro dell’Economia, «vigorosa». Nel provvedimento ci saranno aiuti alla liquidità delle imprese, alle famiglie con la sospensione dei mutui, ai lavoratori con la Cassa integrazione estesa a tutti e anche alle banche che avranno un incentivo alla cessione dei crediti deteriorati mediante la conversione di delle attività fiscali differite in crediti di imposta. Una misura, quest’ultima, che da sola vale un miliardo di euro. Insomma, la mossa di ieri del governo assomiglia al «whatever it takes» che nel 2012 pronunciò l’allora governatore della Banca Centrale Mario Draghi per salvare l’Euro. Questa volta serve a salvare la tenuta economica dell’Italia e a sua coesione sociale.
 

 
 

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