Coronavirus. Lombardia, Piemonte e Liguria a rischio stop: decisivi i dati di giovedì

Lombardia, Piemonte e Liguria a rischio stop: decisivi i dati di giovedì
di Alberto Gentili
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Martedì 12 Maggio 2020, 00:09 - Ultimo aggiornamento: 11:30

 I ministri della Salute Roberto Speranza e degli affari regionali Francesco Boccia anche ieri hanno osservato con soddisfazione i dati sui contagi. Il trend «si mantiene positivo per il momento in tutte le Regioni e tutte le Regioni migliorano», si osserva, «ma si tratta di dati in qualche modo “neutri”, in quanto si riferiscono alla fase finale del lockdown». Dunque, anche se è vero che tutte le Regioni potranno far ripartire da lunedì il commercio al dettaglio, i bar, i ristoranti, i parrucchieri, non è da escludere uno stop all’ultimo momento in base ai protocolli «stringenti» che stilerà il Comitato tecnico scientifico.

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Nella videoconferenza con i governatori, i due ministri e il premier Giuseppe Conte hanno confermato che le linee guida per le riaperture in sicurezza «saranno pronte a breve». Entro la settimana. E hanno ribadito che giovedì - quando il ministero della Salute diffonderà il primo bilancio dell’allentamento del lockdown del 4 maggio - si scoprirà quali Regioni «in autonomia» potranno riaprire lunedì prossimo alcune delle attività ancora bloccate.
 



Dai dati che circolano riservatamente e che tengono conto non solo dei contagi, ma anche degli altri parametri di quello che è ormai chiamato “Algoritmo Speranza”, emerge che sono tre le Regioni che rischiano di restare indietro. E sono tutte del Nord: Lombardia, Piemonte, Liguria. Nessun problema, al momento, invece per Lazio, Umbria, Abruzzo, Marche e per l’intero Sud. 

NON DECIDE IL GOVERNO
«Ogni settimana, in ogni Regione, ci saranno i dati della condizione effettiva del virus, che non è solo quella dei contagi ma anche quella connessa all’organizzazione territoriale della sanità, alle terapie intensive e sub intensive, al numero dei tamponi che si fanno, alla condizione dei positivi asintomatici», ha spiegato Boccia. E ha aggiunto: «Ci sarà insomma un pannello di bordo condiviso che ci darà il senso di come sta andando e della condizione della Regione. E questo renderà tutti i cittadini più edotti. Quando questo pannello sarà pronto, ovvero in settimana, ci saranno tutte le condizioni per arrivare a una differenziazione territoriale che tutti auspicano». 

Non sarà insomma il governo a decidere, ma i parametri oggettivi del decreto di Speranza e i protocolli del Comitato tecnico scientifico. «Io spero», ha detto Boccia, «che con la differenziazione territoriale possano riaprire ovunque e poi sarà responsabilità delle singole Regioni avere il quadro dei dati. Se i contagi andranno giù, potranno riaprire anche altri settori. Se i contagi saliranno, dovranno restringere. Le Regioni saranno responsabilizzate e saranno chiamate a rispondere sui numeri». E il governo potrà bloccare quelle che avranno “osato” troppo: «Inizia la fase della responsabilità per le Regioni», ha detto il ministro degli Affari regionali durante la videoconferenza.

LE REGOLE
I governatori dovranno infatti fare i conti con parametri oggettivi. In tutto ventuno. Riguardo al monitoraggio dell’epidemia, per le riaperture sarà tenuto conto del numero dei casi sintomatici, dei ricoverati in terapia intensiva, domiciliari etc. Per la «capacità di accertamento diagnostico, indagine e di gestione dei contatti», ogni Regione dovrà poi fare i conti con la percentuale di tamponi positivi, dovrà fornire il «numero e tipologia di figure professionali dedicate in ciascun servizio territoriale al contact-tracing», al prelievo dei campioni e il numero dei «casi confermati di infezione nella Regione». 

Tra gli indicatori «relativi alla stabilità di trasmissione e alla tenuta dei servizi sanitari», per ottenere il “patentino sanitario”, ogni Regione dovrà inoltre fornire il «numero di casi riportati alla Protezione civile negli ultimi 14 giorni, il numero di casi per data di diagnosi e per data inizio dei sintomi riportati alla sorveglianza integrata Covid-19 ogni giorno, il numero di nuovi focolai di trasmissione». Avranno un peso decisivo infine il «tasso di occupazione dei posti letto di terapia intensiva per pazienti Covid-19».
 

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