Coronavirus, Boccia: «Con l’autonomia differenziata per il Nord sarebbe stato un disastro»

Coronavirus, Boccia: «Con l autonomia differenziata per il Nord sarebbe stato un disastro»
di Alberto Gentili
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Lunedì 30 Marzo 2020, 01:09 - Ultimo aggiornamento: 13:37

Francesco Boccia, ministro agli Affari regionali, ha atteso giorni e settimane di emergenza drammatica. Adesso, punzecchiato spesso dai governatori del Nord, si toglie il classico sassolino (meglio, un macigno) dalle scarpe: se l’autonomia differenziata invocata negli ultimi mesi da Lombardia, Veneto, Piemonte, Emilia Romagna fosse cosa fatta, per quelle Regioni sarebbe un disastro: come dimostra il tracollo della sanità lombarda, senza l’aiuto dello Stato il Nord avrebbe vissuto una situazione ancora più insostenibile di quella che è costretto a vivere sotto i colpi dell’epidemia.

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«Se l’autonomia è sussidiarietà è un conto, se l’autonomia è fare da soli perché si pensa di fare meglio la risposta è “no perché crolli”. Nessuna Regione ce l’avrebbe fatta da sola, sarebbero crollate tutte», dichiara Boccia in una intervista a Maria Latella su Sky TG24. Riguardo poi alle polemiche sulla fornitura di mascherine e ventilatori, il ministro dem sottolinea: l’organizzazione della Sanità è regionale, «ma se non ci fosse lo Stato non ci sarebbe quasi nulla se non le cose che erano nei depositi, anche abbastanza modesti e piccoli sui territori».

NESSUN PREGIUDIZIO
Un’analisi impietosa. Fatta da chi, come Boccia, non si è sottratto davanti alla riforma dell’autonomia differenziata. Dunque, da un ministro non pregiudizialmente ostile. Anzi. Ma gli atroci bollettini dell’epidemia, le migliaia di morti e di contagiati in corsie “miste”, hanno dimostrato che un modello che passava come super-efficiente come quello lombardo, efficiente non era. Soprattutto, è stato provato che quando scatta un’emergenza di tale portata, è sempre meglio per la collettività l’ombrello del governo nazionale, piuttosto che il paracadute (bucato) dei governatori. Di più, la gestione dell’emergenza sanitaria dimostra che se fosse già in vigore l’autonomia differenziata, oggi sarebbe più difficile prestare soccorso alle Regioni in difficoltà. Siano queste del Nord, del Centro o del Sud.

Le parole di Boccia, che trovano la sponda autorevole del sindaco di Milano Beppe Sala («la sanità lombarda ha perso la capacità di tenuta sul territorio del tessuto socio sanitario. E in questo momento è un grave limite»), innescano la reazione adirata dei governatori leghisti. «Sono avventate e inopportune», tuona il lombardo Attilio Fontana, «cosa sarebbe successo se le Regioni non avessero fatto fronte alla emergenza anche nella fase della sottovalutazione del rischio che ha attanagliato il governo per giorni e giorni?». E aggiunge il presidente veneto Luca Zaia: «Sentirsi dire che se non ci fosse stato lo Stato, saremmo tutti a cartoni decisamente no. Spero che quello del ministro sia stato uno scivolone o un’uscita infelice». Alla protesta si unisce il governatore friulano Massimiliano Fedriga: «Il governo non alimenti le contrapposizioni e la smetta di provocare. Ricordo infatti che, proprio grazie all’impegno di queste ultime e alle risorse da esse stanziate, sono state potenziate in modo consistente le misure di contenimento del coronavirus».
 
La controreplica di Boccia non tarda: «Dire che in questa fase di emergenza nessuno ce la fa da solo non è una critica alle Regioni ma è semplice realismo. Lo ribadisco, nessuno ce la fa da solo. Nemmeno noi».
Anche il fronte dei Comuni è caldo. I sindaci si spaccano sui 400 milioni stanziati dal governo per i “buoni spesa” e il soccorso alimentare in primis per i lavoratori in nero. Virginia Raggi e Dario Nardella, primo cittadino di Firenze, ringraziano il governo. Ma altri, come il sindaco di Napoli Luigi De Magistris, chiedono il “reddito di quarantena” fino a fine emergenza. E poi c’è chi – come il presidente di Anci Veneto e i sindaci leghisti della Lombardia – definiscono la misura varata dall’esecutivo come “elemosina” o come una “presa in giro” - o un’autentica “carognata”, per dirla con il primo cittadino di Lamezia Terme.

IL MEF RASSICURA
Al ministero dell’Economia parlano di «polemiche fuori luogo». E spiegano: «L’anticipo di 2 mesi del trasferimento dei 4,3 miliardi del fondo annuale di solidarietà comunale assicura ai Comuni la liquidità per far fronte alle esigenze operative indispensabili, la contestuale erogazione di 400 milioni aggiuntivi sarà spesa dai Comuni, già nei prossimi giorni, per assicurare tempestivamente ai cittadini più bisognosi e più colpiti dall’emergenza l’accesso ai beni di prima necessità come cibo e prodotti sanitari».
 

 
 

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