Il Vecchio Continente ora s’interroga su un futuro senza più la Cancelliera

Angela Merkel e la leader dei populisti di destra dell'Afd, Frauke Petry
di Francesca Pierantozzi
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Lunedì 5 Settembre 2016, 00:58 - Ultimo aggiornamento: 01:46
PARIGI E se l’Europa perdesse la sua Cancelliera? Anche se lo schiaffo del Meclemburgo Pomerania era stato annunciato – magari non così sonoro - il destino della Frau di ferro sembra traballare, per la prima volta da dieci anni. E se alla fine decidesse di non ricandidarsi l’anno prossimo per il suo quarto mandato? O se, addirittura, dovesse perdere? O se (e comunque non è poco) dovesse essere riconfermata ma con un margine stretto e l’assillo dell’ultradestra che avanza? Che diventerebbe l’Unione Europea? Più libera, finalmente, di sgarrare le regole dei trattati e rilanciare gli investimenti? O orfana, del suo pilastro più solido? Con chi potranno prendersela allora, gli indisciplinati Paesi del Sud sempre in cerca di investimenti? A chi potranno ricorrere quelli del Nord, irriducibili rigoristi? E chi si farebbe carico di tenere a bada l’Est dei “piccoli ma duri”, sempre pronti a tirare su muri? Criticata, adulata, temuta, nonostante la sua apparente (e non solo apparente) caparbia rigidità, Angela Merkel è da un decennio il perno dei complicati equilibri europei. Non è detto che non si possa fare meglio, ma dopo la Brexit, nel mezzo della crisi dei migranti e con la crisi economica che si ostina a non scomparire all’orizzonte, se anche “Mutti” dovesse disertare, l’Unione dovrebbe affrontare l’ennesima prova. 
LA LOCOMOTIVA
Naturalmente, se la Merkel se ne va, la Germania resta, e per il momento nessun Paese – né alleanza di Paesi – ha la forza e la voglia di sostituirsi a Berlino nel ruolo di locomotiva dell’Unione. Pare però difficile immaginare (o intravvedere) un personaggio che più della Merkel abbia il physique du role di punto di riferimento, capace di conciliare inflessibilità di bilancio, rispetto letterale dei trattati, e annuncio unilaterale di aprire le porte a un milione di migranti. Meno cocente sarebbe la mancanza vista dalla Francia: la coppia franco-tedesca (storicamente imprescindibile per l’Unione) fa ormai acqua, con Parigi troppo debole per tenere testa a Berlino e incompatibilità di carattere tanto tra Angela e il socialista François (Hollande) che tra Angela e il conservatore Nicolas (Sarkozy), da poco ricandidato per l’Eliseo. Dopo la Brexit, l’idea europea di Merkel è quella di un’Europa “a piccoli passi”, con l’obiettivo di rafforzare le lacune evidenti – sicurezza e difesa – senza però lanciarsi in nessuna avventura di modifica dei trattati o, peggio ancora, di Europe a due o tre velocità, con avanguardie a sei (i paesi fondatori) o a 19 (la zona euro). No: l’Europa secondo la Cancelliera è fatta di realismo e pragmatismo. 

 
MENO VINCOLI
Una sua dipartita potrebbe dunque dare sfogo a posizioni più oltranziste su migranti o regole di bilancio, ma anche liberare le politiche da vincoli che molti considerano ormai asfissianti. Il rischio, facevano notare alcune fonti a Bruxelles, è che l’Europa senza Merkel, potrebbe essere magari più affascinante e disinibita, ma suscettibile di perdere altri pezzi dopo la Gran Bretagna. Senza dimenticare che i mesi a venire vedranno non soltanto le elezioni in Germania (presidenziali e politiche) ma anche in Austria, in Ungheria, e poi in Francia, la prossima primavera. E ci sono anche i corsi e i ricorsi: gli storici fanno notare che dal ‘400, la storia dell’Europa attraversa regolarmente un cataclisma negli anni tra il 14 e il 20 di ogni secolo. Ci siamo in pieno. 
 
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