Salva-Roma, Conte da Raggi. I grillini pronti a sfilarsi, si tratta con la Lega

Salva-Roma, Conte da Raggi ma M5S è pronto a sfilarsi
di Lorenzo De Cicco
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Sabato 1 Giugno 2019, 00:46 - Ultimo aggiornamento: 15:35

Virginia Raggi si aspettava rassicurazioni, invece nel faccia a faccia di ieri in Campidoglio Giuseppe Conte ha sfoggiato solo un cortese distacco: «Il Salva-Roma? Ne parleremo al vertice con Salvini e Di Maio». Pochino perché la sindaca non cominci a sentire puzza di bruciato. E in effetti ai piani alti del Movimento la questione del debito Capitale non viene più trattata come una «priorità», insomma come un tema di bandiera dei 5 Stelle. Lo si difenderà, nel confronto con la Lega, ma solo fino a un certo punto.

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«Si potrebbe trovare un accordo a vantaggio di altri provvedimenti», spiega una fonte di governo, di sponda grillina. Insomma, se gli stellati ottenessero concessioni su questioni considerate (da loro) «prioritarie», sul “rosso” miliardario che rischia di affossare la Capitale d’Italia si potrebbe mollare la presa. A patto che lo scambio sia di quelli per cui «ne vale la pena». Anche perché, ragiona sempre chi sta seguendo la pratica ai massimi livelli del M5S, «è quasi tutto il Parlamento che ormai si è schierato a favore del Salva-Roma, non solo il Movimento, dal Pd a FI, a Fratelli d’Italia». Ma si andrà avanti solo col disco verde dell’alleato.

Stesso concetto ribadito da Conte alla sindaca. Un confronto piuttosto spiccio, anche perché il premier era a Palazzo Senatorio non per una visita alla sindaca, ma per un convegno. Raggi col premier ha parlato anche dei poteri per Roma. Conte è stato possibilista. E su questo tema sì che potrebbe esserci una convergenza con il Carroccio. Il capogruppo leghista in Assemblea Capitolina, Maurizio Politi, ieri ha mandato un primo segnale: «Il Salva Roma è fumo negli occhi, come Lega chiediamo più poteri alla Capitale». A partire dai fondi per i trasporti, che ora transitano dalla Regione e che il Campidoglio vorrebbe incassare direttamente dallo Stato. «La sintesi - ha detto il capogruppo in Aula Giulio Cesare - va trovata sui poteri speciali, non su questioni tecnicistiche».

UN DDL “SALVA-COMUNI”
In realtà l’intervento sul debito è tutt’altro che una rogna burocratica. Se non venisse riformulato il comma monco uscito dal Cdm prima del voto, Roma si ritroverebbe entro tre anni «a rischio default», come ha detto l’assessore al Bilancio di Raggi. Perché dal 2022, il fardello del «debito storico», 12 miliardi, passerebbe tutto in capo al Campidoglio. Col Salva-Roma, invece, una quota sarebbe affidata allo Stato, che comunque ne gioverebbe, dato che oggi sborsa 300 milioni l’anno per ripagare il passivo dell’Urbe. Ma la Lega, per ora, mette il veto. «O si aiutano tutti i Comuni o nessuno», ha detto Salvini, che accetterebbe solo un provvedimento valido per tutti gli enti locali in crisi. Da portare avanti in un altro disegno di legge. Per ora si prende tempo: ieri la Commissione Bilancio ha sconvocato le sedute previste per ieri pomeriggio e oggi. Se ne riparla lunedì. Anche il vertice tra Conte e i viceministri all’Economia Laura Castelli (M5S) e Massimo Garavaglia (Lega) ha rimandato l’intesa sulla Capitale.

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