Consob, nomina subito: le prove d’intesa Pd-FI

Consob, nomina subito: le prove d’intesa Pd-FI
di Alberto Gentili
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Martedì 19 Dicembre 2017, 00:21 - Ultimo aggiornamento: 23:58
Sembrava che i veleni e lo scontro sulle banche, il fango nel ventilatore, lo scaricabarile tra Bankitalia e Consob sui “difetti” di vigilanza che hanno favorito le crisi bancarie e spedito migliaia di risparmiatori sul lastrico, avessero suggerito a Paolo Gentiloni una brusca frenata. Invece no. Contrordine: venerdì il governo procederà alla nomina del successore di Giuseppe Vegas, scaduto 15 dicembre. E lo farà proprio per chiudere quella che considera la «stagione opaca» della Consob.

In questa accelerazione, le novità di metodo e di merito non mancano. Dopo il pandemonio di ottobre, quando Matteo Renzi ha innescato una mezza crisi istituzionale con l’assalto (andato a vuoto) contro la riconferma del governatore di Bankitalia Ignazio Visco, il clima è mutato. Il segretario dem, indebolito dall’affaire Boschi e dai sondaggi in picchiata, ha compiuto un passo indietro. Per non andare di nuovo alla guerra contro l’«amico Paolo», ha scelto un profilo basso e ha lasciato il dossier nelle mani del premier. Anzi, di un triangolo istituzionale composto da Quirinale, Tesoro e, appunto, palazzo Chigi. Con Luca Lotti, il braccio destro di Renzi nell’insidioso settore delle nomine, nel ruolo di osservatore. Al massimo di suggeritore.

Ebbene, la prima indicazione cara a Sergio Mattarella e condivisa dal ministro del Tesoro Pier Carlo Padoan e da Gentiloni, è che la scelta - in nome della terzietà - non debba cadere su chi attualmente ricopre incarichi nel governo attuale. Così, di colpo, sembra evaporare una candidatura ritenuta «molto forte» fino a qualche giorno fa. Quella di Roberto Garofoli, capo di gabinetto di Padoan, con un passato alla Farnesina con Massimo D’Alema e a palazzo Chigi con Enrico Letta. Un epilogo gradito a Renzi che, proprio per quei trascorsi, non ha mai amato Garofoli.

GIRO DI PROVA
L’altra novità è più politica. Ed è di prospettiva: nella partita per la scelta del successore di Vegas, Gentiloni ha coinvolto Forza Italia. C’è chi dice come primo assaggio, e giro di prova, della grande coalizione post-elettorale: conclusione probabile in caso di pareggio alle urne. Chi invece sostiene che si tratta di una «scelta pragmatica»: ormai la maggioranza si è liquefatta e i voti forzisti sono considerati indispensabili nelle commissioni Finanze di Camera e Senato per ottenere il via libera alla nomina. Di certo, c’è che del dossier se ne sta occupando il capogruppo forzista in Senato, Paolo Romani, da tempo ufficiale di collegamento tra Silvio Berlusconi, il Pd e Palazzo Chigi. E sull’elenco dei nomi vigila discretamente anche Antonio Tajani.

Il coinvolgimento del presidente dell’Europarlamento, possibile candidato del Cavaliere nel ruolo di premier in caso di vittoria del centrodestra alle elezioni, conduce alla terza novità. Nei prossimi mesi e anni la Consob, in vista del rafforzamento dell’Unione finanziaria europea connessa a quella bancaria, dovrà sempre più interfacciarsi con la Commissione di Bruxelles. Ed ecco, di riflesso, che tornano forti due euroburocrati di elevato standing che nella capitale belga vivono e lavorano da tempo. Il primo: Mario Nava (il più gradito a Forza Italia), responsabile della direzione generale “Mercato interno e servizi” della Commissione europea, bocconiano, un passato con Mario Monti e Romano Prodi nell’epoca bruxellese. Il secondo: Marco Buti, potente direttore generale agli Affari economici e finanziari, toscano e con un profilo più di centrosinistra, la cui nomina a Bruxelles è già stata prorogata e dunque prossima alla scadenza. Anche Carmine Di Noia, attuale consigliere Consob, conosce bene i dossier internazionali, ma il suo upgrading a presidente appare frenato dall’intenzione del Triangolo istituzionale di creare «una discontinuità» con l’attuale stagione della Commissione custode della Borsa.

L’EPILOGO
Come finirà si scoprirà venerdì. Tutti gli interessati garantiscono: «Non esiste ancora un accordo». Ma non è un caso che siano già evaporate candidature ritenute fortissime, come quella di Paolo Ciocca graditissimo a Renzi. Con il dialogo Gentiloni-Berlusconi è già tempo di nomi bipartisan, non di parte. A cominciare da Consob.
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