Classi piene nei licei e i presidi trovano aule alle elementari

Classi piene nei licei e i presidi trovano aule alle elementari
di Lorena Loiacono
3 Minuti di Lettura
Lunedì 17 Settembre 2018, 00:38 - Ultimo aggiornamento: 11:29
Tanti iscritti alle superiori, ma poche aule. I licei sono sovraffollati e provano ad allargarsi nelle scuole elementari dove, al contrario, mancano all’appello sempre più bambini. E così la soluzione, spesso, è farsi prestare le aule dai compagni più piccoli. Il caso del liceo del Vomero a Napoli, che per rimediare alla mancanza di spazio manda a rotazione le sue classi in gita al mare, mette in luce infatti un fenomeno molto diffuso. 

A Roma, ad esempio, lo scorso anno il liceo classico Socrate, con classi sovraffollate, ha ottenuto le aule in più di cui aveva bisogno facendosi ospitare dalla vicina scuola media Poggiali, dopo proteste e occupazioni. C’è anche il liceo scientifico Democrito che, ad Ostia, ha preso in prestito le aule dalla vicina parrocchia San Tommaso dove i ragazzi possono far lezione. A Treviso invece i dirigenti scolastici di 7 istituti, alle prese con la mancanza di aule, si sono incontrati per valutare la disponibilità di classi nelle scuole elementari e medie della città dove, a differenza delle superiori, il numero di iscrizioni è in calo. 

L’OVERBOOKING
Una soluzione spesso a portata di mano anche a livello territoriale: se una scuola superiore va in overbooking, accettando più iscritti di quanti effettivamente possa accoglierne, chiede le aule alla vicina scuola elementare. Gli istituti si mettono d’accordo e le lezioni possono andare avanti per tutti. Ma come mai nelle scuole materne ed elementari ci sono aule in più, inutilizzate? In realtà si tratta di aule che di anno in anno, soprattutto nell’ultimo periodo, vengono svuotate da un evidente calo demografico. Vale a dire che nelle scuole dell’infanzia ed elementari mancano i bambini da portare in classe. E si tratta, anche in questo caso, di un fenomeno diffuso con cui fare i conti: secondo il rapporto della Fondazione Agnelli “Scuola. Orizzonte 2028” la popolazione in età scolare fra i 3 e i 18 anni, quindi dalla materna alle superiori, è oggi di circa 9 milioni. Fra 10 anni, nel 2028 sarà scesa a 8 milioni. Un milione di ragazzi in meno con un calo che riguarderà tutte le aree e le regioni del Paese. A partire dalla scuola dell’infanzia e dalla primaria che iniziano quindi a svuotarsi per prime. Un dato decisamente forte se confrontato con quelli del resto d’Europa: nessun altro paese europeo infatti avrà un trend così declinante. 

La fascia d’età di bambini fra 3 e 5 anni già da ora sta diminuendo ovunque e arriverà nel 2028 a una riduzione di circa 6.300 sezioni della scuola dell’infanzia a livello nazionale. Quindi in 10 anni resteranno vuote 6300 aule oggi impegnate in attività scolastiche. La scuola elementare perderà invece circa 18.000 classi e la scuola media vedrà sparire circa 9.400 classi. Una traiettoria simile a quella delle scuole medie, ma più spostata in là nel tempo, riguarderà anche la scuola superiore: la popolazione fra i 14 e i 18 anni perderà complessivamente i circa 3.000 classi entro il 2028. Un sesto di quel che accadrà e già sta accadendo alle elementari.
 
LE REGOLE
Va da sé che le scuole sovraffollate, oggi, si rivolgono proprio alla primaria per guadagnare spazi nuovi. Aule in cui far lezione. Ma non è sempre così semplice. «La scuola deve accettare un numero di domande di iscrizione commisurato alla reale capienza dell’edificio - spiega Antonello Giannelli, presidente dell’Associazione nazionale dei presidi - se le domande superano le possibilità allora entrano in gioco i criteri di selezione stabiliti dal Consiglio di Istituto: spesso ci sono proprio dei punteggi, in base alla vicinanza della scuola rispetto all’abitazione del ragazzo o al posto di lavoro dei genitori. 

Ovviamente i requisiti non possono essere discriminatori, come la nazionalità dello studente. Se poi c’è bisogno di chiedere aule altrove voglio ricordare che non è così semplice ottenerle: la scuola elementare è di proprietà comunale mentre quella superiore e provinciale: un ente non può obbligare nessuno a cedere aule ad altri. Spesso le scuole oppongono resistenze per non farsi togliere gli spazi”. 
© RIPRODUZIONE RISERVATA