Amaluna, Cirque du Soleil, l’isola delle donne: dietro le quinte della più grande macchina di spettacolo itinerante al mondo

Amaluna, Cirque du Soleil, l’isola delle donne: dietro le quinte della più grande macchina di spettacolo itinerante al mondo
di Paola Polidoro
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Sabato 17 Dicembre 2016, 00:31
DÜSSELDORF Cosa succede al Cirque du Soleil che i fan non sanno già? Che artisti e tecnici siano una grande famiglia di 120 persone e che tutta l’attrezzatura di cui necessitano per metter su lo spettacolo viaggi su oltre 50 camion è, per così dire, risaputo. Che sia stato fondato più di trent’anni fa da Guy Laliberté a Montréal e che la ventina di spettacoli che ha prodotto arrivano in tutto il mondo raccogliendo migliaia di spettatori, anche questo si sa. Il titolo del prossimo spettacolo, pure, è noto: la scritta “Amaluna” campeggia già sugli spazi pubblicitari e, anche se lo spettacolo arriva a Roma, allo chapiteau bianco Tor di Quinto, solo il 29 aprile, è già stata prevista una proroga fino al 28 maggio.

Che gli artisti sono 46 e che hanno dai 22 ai 60 anni è un’informazione acquisibile facilmente, ma forse non tutti sanno che esiste un’impronta digitale del volto di ogni artista. Serve per realizzare un calco che ha, pre-ritagliati, i disegni dell’articolatissimo maquillage, parte fondamentale della magia del Cirque. Per truccarsi, ogni artista impiega dai 45 minuti alle due ore, e deve sapersela cavare da sé: con una tecnica simile allo stencil, può riprodurre la base del trucco. Cassettoni pieni di ombretti e matite di ogni sfumatura di colore, che farebbero la felicità di molte donne, fanno il resto. Anche il corpo degli artisti viene scannerizzato, in modo che i costumi possano essere realizzati a distanza (a Montréal). All’occhio dello spettatore non è visibile, ma molte parti dell’abito di scena costume riproducono il colore della pelle di chi lo indossa per salvaguardare l’estetica oltre che l’aderenza. E quando il trapezista è in vacanza? Se torna con l’abbronzatura, c’è un campionario di pelli in microfibra da sostituire per omogeneizzare il tutto.

LA SQUADRA
La visita al dietro le quinte non toglie nessuna magia alle performance, fa capire a quale organizzazione millimetrica uno spettacolo del genere obblighi. In questi giorni “Amaluna” è a Düsseldorf, scintillante di mercatini natalizi, ed è in questa tappa che ha debuttato il nuovo numero che chiude lo show. Come gli aficionados sanno, non è mai identico: ci sono cambi nel cast e nei numeri che compongono la scaletta. Ad altalene, parallele e cinghie aeree, in Germania si è aggiunta la squadra russa “banquine”. Il nome è quello dell’acrobazia che compiono (la colonna umana che ha come ultimo elemento un “volantino” e una base, di solito un bel po’ massiccia, che gli altri usano per decollare e fare salti mortali), e a Roma vedremo lo stesso spettacolo, nato nel 2012 dalla volontà della regista, la pluripremiata Diana Pauls, di celebrare la femminilità.

E lo ha fatto sia attraverso un cast composto soprattutto da donne (sono 28 su 46, con le musiciste della rock band), in cui dee, amazzoni e fanciulle in fiore dimostrano un’eleganza e una determinazione che sbaragliano quelle dei corrispettivi naufraghi, serpenti e fanciulli svagati; sia attingendo a piene mani da Shakespeare, contaminando “La tempesta” con “Romeo e Giulietta” e regalando a Miranda – che qui è la figlia della sciamana Prospera – un amore di Montecchi che finisce con una bella transizione positiva anziché con la morte dei due innamorati.
<HS9>Amaluna è il nome dell’isola sulla quale si compie il rito del passaggio della fanciulla in donna, al suo centro c’è un piccolo lago. Qui tutto è governato dai cicli lunari, ma anche dai desideri della Dea della Tempesta, che fa naufragare suna barca con alcuni maschi utili; tutta un’altra storia rispetto a Cali (il Calibano di William), l’uomo-lucertola con cui Miranda passa il suo tempo di bambina.

Le prove che gli innamorati dovranno superare sono la parte acrobatica dello spettacolo, ma il vero coronamento, e forse il numero più suggestivo, è quello offerto dalla Dea dell’Equilibrio e della Pazienza, che costruisce una sorta di riparo con foglie di banano sostenendola tutta sul baricentro ideale di un dito. Nella lentezza del numero e nella costruzione meticolosa del suo capolavoro, la Dea riassume il senso di “Amaluna” e della donna. Spiega che, per liberarsi dalla maledizione di Cali, occorrono fiducia, armonia, equilibrio, forza e pazienza. Che sono le basi del circo, ma anche della riuscita di qualsiasi relazione umana.

A intervallare i cambi di scena, un rumoroso corteggiamento tra clown: lei è la balia di Miranda ma ricorda tanto quella di Giulietta; lui è un naufrago ubriacone che evoca il Borraccio di “Molto rumore per nulla”. Quando tutto è finito, c’è il restyling che prepara lo spettacolo del giorno dopo: partono diciotto lavatrici giganti e un piccolo esercito ridà lustro a parrucche, calzature e tessuti sgargianti.
 
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