Braccio di ferro su Cdp: M5S-Lega bloccano Tria

Giancarlo Giorgetti
di Marco Conti e Rosario Dimito
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Giovedì 19 Luglio 2018, 00:03 - Ultimo aggiornamento: 14:39

«Tutta colpa di Giovanni Tria» - sostengono - se per la quarta volta slitta la nomina dei vertici di Cassa Depositi e Prestiti. Se il cosidetto “Decreto dignità” perde pezzi. Se non si riuscirà a mettere nella prossima legge di Bilancio nè la flat tax nè il reddito di cittadinanza. L’assedio di M5S e Lega al ministro dell’Economia si nutre di motivi diversi. Compensa frizioni nella maggioranza che Giuseppe Conte fatica a controllare, ma il risultato è che prima del previsto il responsabile dell’Economia rischia di diventare il capro espiatorio di un costoso contratto di governo, complicato da attuare, e di una partita - quella delle nomine - che a suo tempo rappresentò uno dei principali motivi che spinsero Lega e M5S a comporre una maggioranza di governo.

Ovviamente le nomine in Cdp, la cassaforte del Paese, rappresentano la partita più ghiotta seguita dalle poltrone in Rai e Ferrovie. Una sfida che M5S e Lega giocano avendo la panchina corta. Ieri sembrava tutto fatto, con Dario Scannapieco pronto nel ruolo di amministratore delegato e Fabrizio Palermo in quello di direttore generale. Poi lo stop per il vicepresidente Bei molto stimato da Mario Draghi e per l’attuale direttore finanziario di Cdp che gode della stima dei mercati. «Problemi di deleghe», sostenevano ieri in Transatlantico i leghisti che avevano appena parlato con Giancarlo Giorgetti. Il sottosegretario ieri mattina alla Camera ha provato a mettere insieme il puzzle, ma alla fine ha dovuto cedere alle resistenze grilline e a chi nel partito gli faceva notare che «sullo strumento chiave per la politica nazionale», come Conte definisce la Cdp, il Carroccio non avrebbe toccato palla mentre i grillini si stavano dando da fare per limare le deleghe dell’ad per trasferirle al direttore generale. Tutto fermo, quindi, e tutto rinviato a martedì quando si avvicina anche l’assemblea delle Fs e si spera che la Lega si “accontenti” della nomina di Giuseppe Bonomi e del presidente della Rai. La Bianchi Clerici resta in pole position per la presidenza di viale Mazzini, mentre per l’ad resta il problema dell’«assurdo tetto dei 240 mila euro», come lo definisce un autorevole grillino, che potrebbe spingere per una soluzione interna. 

L’ASSEMBLEA
Si diceva degli ultimi sviluppi in Cdp dove era pronta la fumata bianca. In zona Cesarini da M5S è arrivato lo stop a Tria provocando il nuovo rinvio. Ieri sera l’assemblea è stata aggiornata a martedì 24 ore 18: davanti al presidente Claudio Costamagna, collegato in video da Milano, e al vicepresidente Mario Nuzzo, presente in via Goito assieme ai presidenti delle fondazioni di Salerno e Fermo, la proposta della funzionaria Mef Angela Florio, primo socio con l’82,77%, è stata condivisa da Giorgio Righetti, dg Acri. 

I Cinquestelle avrebbero manifestato dubbi su Scannapieco, gradito anche alle fondazioni. Per la poltrona di ad, secondo fonti autorevoli, puntano su Marzio Perrelli, 50 anni, banchiere romano che da tre mesi ha lasciato la guida della filiale italiana del gigante angloasiatico Hsbc. Due anni fa era stato candidato per guidare la Sace. 
Lo slittamento per dare un assetto a Cdp sarebbe maturato nella tarda serata di martedì 17, al termine di un vertice tra M5S, Lega e Tria sull’intero pacchetto nomine. Tria avrebbe subito informato Giuseppe Guzzetti, leader delle fondazioni, azioniste con il 15,93%, di non poter mantenere fede all’impegno di varare la nuova governance. Guzzetti si sarebbe contrariato, visto che da tempo preme per sbloccare l’impasse e il suo disappunto era noto al Mef. I nomi delle fondazioni sono noti: Massimo Tononi, presidente, Matteo Melley e Alessandra Ruzzu in cda. Nelle riunioni avute ieri a Roma con il consiglio Acri, avrebbe manifestato sconcerto. All’ora di pranzo però, quando era già pronta la dichiarazione di dissenso da leggere all’assise del pomeriggio, Tria lo avrebbe chiamato al telefono: «Presidente, mi dia credito fino a martedì, tra poco parto per Buenos Aires, al ritorno lunedì sera, decido e se è d’accordo, presenteremo una lista unitaria». «Il Ministro ha la schiena dritta, merita fiducia» ha confidato Guzzetti.
 

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