Caso Regeni, il governo egiziano smentisce la polizia

Caso Regeni, il governo egiziano smentisce la polizia
di Valentina Errante
2 Minuti di Lettura
Lunedì 4 Aprile 2016, 00:05 - Ultimo aggiornamento: 12:16
L’ennesima plateale autosmentita dell’Egitto sul ”caso Regeni” arriva dal ministero dell’Interno ed è ancora una conferma dei contrasti che logorano il regime di Al Sisi. Con il ministero dell'Interno e la polizia impegnati in una lotta intestina contro il governo. E’ il vice del potentissimo Magdi Abdel-Ghaffar a ”rettificare” il comunicato diffuso dal ministero il 24 marzo: non abbiamo mai sostenuto che una banda di rapinatori «fosse responsabile dell'assassinio» di Regeni.

L’AUTOSMENTITA A fornire la nuova versione è stato il viceministro aggiunto dell'Interno, Abou Bakr Abdel Karim. Intervistato dalla rete satellitare Al Haya, si è limitato a negare la versione che voleva Regeni ucciso da una banda di rapinatori, ma non ha fornito una spiegazione plausibile su alcuni elementi fondamentali: come sono finiti i documenti di Giulio in casa della sorella del capo della banda? Chi ce li ha portati? Come è possibile che i rapinatori conservino per due mesi documenti così scottanti? Come mai una banda che sequestra stranieri per rapinarli non abbia prelevato neanche un euro dal conto di Giulio, pur avendo il bancomat?. Quella versione, che aveva suscitato la reazione del governo italiano e della procura di Roma, viene spazzata via com’è avvenuto con gli altri depistaggi. Di certo l’incontro tra i nostri investigatori e quelli egiziani, previsto a Roma per domani - potrebbe però essere rinviato prorpio per via dei dissidi interni al governo egiziano - non annuncia sorprese, né una svolta nelle indagini.

 

L’EDITORIALE L’atteggiamento del ministero dell’Interno suscita perplessità anche in Egitto. In un editoriale il direttore del maggior quotidiano del Paese, Al Ahram, espone chiaramente i suoi dubbi. «Prima della prossima trasferta in Italia degli investigatori - scrive Mohamed Abdel Hadi Allam - esortiamo lo Stato a portare in giudizio gli autori del crimine». L'Egitto deve presentare, aggiunge, «prove e verità coerenti sulla vicenda» poichè le «versioni ingenue sulla morte di Regeni» finora circolate «hanno nociuto all'Egitto sia all'interno che all'estero e hanno dato a qualcuno la giustificazione per giudicare quello che succede nel paese e dire che niente è cambiato, come se fossimo nella fase che precedeva la rivoluzione del 25 gennaio». Parole piuttosto chiare che lasciano ipotizzare uno scontro con la presidenza da un lato e gli apparati di sicurezza dall'altro. 
© RIPRODUZIONE RISERVATA