Carlo Rubbia: «Così salveremo il mondo»

Carlo Rubbia: «Così salveremo il mondo»
di Massimo Di Forti
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Giovedì 22 Gennaio 2015, 21:39 - Ultimo aggiornamento: 23 Gennaio, 19:32
«La migliore energia è l’energia più economica». Lapidario, travolgente, ironico, Carlo Rubbia non gira mai intorno ai problemi. Va dritto al dunque, anche quando ammette che «quello del futuro dell’energia è un discorso terribilmente complesso e le nostre competenze e capacità di previsione sono limitate». La sua (al traguardo di 80 anni pirotecnici, rinnovata e rinnovabile dopo la nomina a senatore a vita) si mantiene ai massimi livelli e non ha perso un soffio da quando venne definito il “Signore degli Anelli” ed essere stato insignito del Nobel per la fisica nel 1984 per aver trovato sperimentalmente quelli di congiunzione tra la forza elettromagnetica e l’interazione debole nella forza elettrodebole teorizzata da Abdus Salam e Steven Weinberg e nel cosiddetto modello standard che rappresenta la più ampia forma di conoscenza che abbiamo delle leggi del mondo fisico.

Alle ricerche dell’energia si dedica da sempre con un impegno totale, è stato consulente scientifico delle Nazioni Unite e dell’Unione Europea e, ieri, all’Accademia dei Lincei, introdotto dal presidente Lamberto Maffei, ha tenuto una conferenza sul tema “Energie per oggi e domani”. Ma precisa subito di non essere affatto apocalittico sul futuro che ci attende.



Quali sono le ragioni di questo rassicurante ottimismo?

«Due. Viviamo in un’era in cui la temperatura del pianeta si è mantenuta sostanzialmente stabile se consideriamo un arco di tempo di 10 mila anni, un nulla rispetto alla vita della Terra. E abbiamo disponibilità di combustibili fossili per decine di anni. I guai, invece, arrivano su un altro fronte: la crescita della popolazione mondiale e l’aumento delle emissioni di anidride carbonica. Sette miliardi di esseri umani, che saranno molti di più in tempi brevi, messi in fila a distanza di venti metri l’uno dall’altro, potrebbero raggiungere il Sole... Quanto all’inquinamento prodotto dal CO2, bisogna cambiare strada. Ma, grazie al cielo, è possibile. E quella giusta la troviamo nelle energie rinnovabili».



Come?

«Le risposte finora sembrano essere due. L’Europa non può permettersi di basarsi sui combustibili fossili sia per prevenire il rischio di pericolosi cambiamenti climatici sia per gli alti costi di questo tipo di energia, del petrolio e del carbone. Così, l’obiettivo (perseguito specialmente dalla Germania) è di puntare sul solare e sull’eolico per arrivare, nel 2040, al traguardo dell’80 per cento dell’energia prodotta dalle rinnovabili. L’altra risposta viene dagli Stati Uniti».



In cosa consiste?

«Gli Stati Uniti hanno una situazione diversa e la possono sfruttare. Intanto, per loro, il petrolio è molto meno costoso (adesso è sceso addirittura a 50 dollari al barile). Ma, soprattutto, possono giocare la carta del gas naturale, che consuma due volte e mezzo in meno energia del carbone e inquina molto di meno. È la strada che intendono seguire anche la Cina (che ha enormi risorse di gas naturale), l’India, i paesi africani e quelli dell’America Latina. Già questa sarebbe una vera e propria rivoluzione in campo energetico. Ne esiste, però, anche un’altra che mi vede direttamente coinvolto».



Quali sorprese ci riserba, professore?

«È un esperimento unico al mondo, che già avevo avviato in Spagna e che sto completando in Germania.
Si tratta di riscaldare in laboratorio il gas naturale a 900 gradi per trasformarlo in idrogeno. L’obiettivo è di avere l’80 per cento dell’energia che ci serve dall’idrogeno e soltanto il 20 per cento dal carbone. Avremmo, a questo punto, grazie a un processo fisico che non incontra limiti, le risorse energetiche necessarie a un costo davvero basso e possibilità di consumo pressoché illimitate. Insomma, si risolverebbe tutto». Parola di Nobel.
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