«Dal Vesuvio a Castel Fusano, abbiamo visto scenari devastanti»

«Dal Vesuvio a Castel Fusano, abbiamo visto scenari devastanti»
di Mirko Polisano
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Martedì 25 Luglio 2017, 00:05 - Ultimo aggiornamento: 15:39

Qualcuno li ha già definiti gli eroi dei cieli di Roma. Sono i piloti dei canadair, i 6 velivoli dell’anti incendio impegnati a spegnere i roghi della Capitale e del centro sud Italia. L’hangar operativo dei mezzi gialli che scaricano l’acqua sulle fiamme alte è quello di Ciampino. Da qui sono volati alla volta di Firenze e Napoli con il Vesuvio in fiamme. «Abbiamo trenta minuti dall’allarme per staccare le ruote e alzarci in volo- racconta Andrea, uno dei piloti- per raggiungere il luogo dell’incendio. Lo scenario che quasi sempre abbiamo davanti è devastante». Andrea da giorni è in prima linea sulle emergenze. «Stamattina (ieri, ndr) ero a Salerno, il giorno prima a Ostia a spegnere i focolai della pineta». Lui è uno degli “angeli” di Castel Fusano, così i cittadini abituati da giorni al passaggio di questi particolari aerei hanno ribattezzato i piloti. E quel 17 luglio quando il quadrante sud di Roma rimase sotto il tiro del fuoco, Andrea fu tra i primi a intervenire.
 

 

«SIAMO ADDESTRATI»
«Dall’alto si vedeva solo una macchia nera - rivela - poi man mano che si scendeva di quota c’erano fumo e fiamme». Non si contano gli interventi svolti nelle ultime ore: «Siamo addestrati per operare in condizioni di difficoltà e conosciamo le procedure per qualsiasi emergenza», aggiunge Roberto, romano di 43 anni con la passione del volo sin da piccolo. «Da bambino - dice - ero indeciso se fare il pilota o il pompiere, alla fine ho realizzato entrambi i sogni, ho trovato una soluzione. Da adolescente ho fatto il volontario di protezione civile e andavo a spegnere gli incendi: del canadair me ne sono innamorato da terra. Li ammiravo dal basso». «Quando entri nel canadair tutto ciò che hai dentro sparisce - continua Roberto - entra in gioco la massima concentrazione». Poi ricorda, la fase di arrivo sui boschi e le città in fiamme: «Prima facciamo un giro di ricognizione, poi stabiliamo le vie di fuga per l’uscita in sicurezza e dopo si comincia a operare. Ogni incendio ha una storia a sé: quando siamo andati sul Vesuvio per esempio c’erano le case che bruciavano. Scene che non si dimenticano. È in casi come questi che tentiamo di correre qualche rischio in più, quando ci sono delle vite da salvare». Uomini soli in cabina di pilotaggio, dove però la paura non manca. «L’adrenalina sale involontariamente.
La paura è una difesa di tutti noi, se non ci fosse saremmo degli incoscienti. L’importante è non entrare nel panico. Non esistono eroi senza paura».

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