Burocrazia lenta, soltanto 250 mila famiglie sono entrate nel “programma di inclusione”

Burocrazia lenta, soltanto 250 mila famiglie sono entrate nel “programma di inclusione”
di Michele di Branco
3 Minuti di Lettura
Domenica 18 Marzo 2018, 00:06 - Ultimo aggiornamento: 19 Marzo, 11:43
Reddito di inclusione in marcia ma ancora con un passo lento. Sono circa 250 mila, poco più della metà di quelle previste, le famiglie che nei primi due mesi dell’anno (gennaio e febbraio) hanno cominciato a beneficiare della misura introdotta dal governo per tentare di ridurre le sacche di povertà che ci sono in Italia. A inizio gennaio, a un mese di distanza dalla data in cui era possibile cominciare a fare le domande, le istanze prese in esame erano 76 mila e la quota dei nuclei che si sono aggiunti, nel frattempo, è ovviamente cresciuta. Ma a ritmo inferiore rispetto alle attese. Al momento circa due terzi delle famiglie beneficiate risiede in cinque Regioni: le tre meridionali (Campania, Calabria e Basilicata) e le due insulari (Sicilia e Sardegna). 

LE REGIONI
Ma è la Campania la Regione che si è vista accogliere il maggior numero di domande di Rei. Secondo fonti alle prese con il dossier il problema risiede nella lentezza con la quale Regioni e Comuni stanno gestendo le domande e dunque si tratterebbe solo di intoppi burocratici che gli enti locali, insieme all’Inps, stanno cercando di risolvere. Secondo lo schema messo a punto dal governo il Rei, in questa prima fase, coinvolge una platea potenziale di 490 mila famiglie per circa 1,8 milioni di persone. 
A regime, dopo luglio, la misura riguarderà invece una platea di 700 mila famiglie per circa 2,5 milioni di persone. La misura, che prevede anche un progetto personalizzato e obbligatorio per aiutare il nucleo ad uscire dallo stato di bisogno, è strutturata su un beneficio economico fino a 187 euro nel caso di componente unico della famiglia e un tetto di 485 euro al mese nel caso di famiglia in difficoltà con almeno cinque persone. 

IL MECCANISMO
Il reddito viene riconosciuto ai nuclei familiari titolari di un Isee non superiore a 6 mila euro e di un valore del patrimonio immobiliare, diverso dalla casa di abitazione, non superiore a 20 mila euro. Per avere accesso al beneficio bisogna essere cittadino comunitario o extracomunitario con permesso di lungo soggiorno ma è necessario anche risiedere in via continuativa in Italia da almeno due anni al momento di presentazione della domanda. Nella scelta delle famiglie da gratificare hanno la priorità quelle con almeno un minore, o una donna in stato di gravidanza accertata (ma il Rei potrà in questo caso essere chiesto non prima di quattro mesi dalla data di parto presunta), o disabili o persone over 55 disoccupate.

Il Rei è compatibile con un’attività lavorativa ma non con la percezione della Naspi o di altri ammortizzatori sociali per la disoccupazione involontaria. Il beneficio viene riconosciuto, nella misura massima, ai soli nuclei privi di trattamenti assistenziali o con Isr (indicatore della situazione reddituale) nullo mentre per gli altri vengono integrate le risorse economiche fino alla soglia. Il reddito viene riconosciuto per 12 mensilità l’anno e può durare al massimo 18 mesi. Sarà necessario che trascorrano almeno 6 mesi dall’ultima erogazione prima di poterlo richiedere di nuovo (per un massimo di altri 12 mesi). Il nucleo familiare che ha diritto al beneficio riceve una Carta di pagamento elettronica (“Carta Rei”), simile a una prepagata, che può essere usata, per metà dell’importo, anche per fare prelievi di contanti. Occorre tra l’altro ricordare che il ministro del Lavoro, Giuliano Poletti, a inizio anno ha annunciato l’assunzione di 600 persone nei centri per l’impiego per occuparsi delle famiglie che avranno il Rei e che dovranno essere inserite in un «progetto di occupabilità».

 
© RIPRODUZIONE RISERVATA