Brexit, offese e attacchi a stranieri: Londra si scopre xenofoba

Brexit, offese e attacchi a stranieri: Londra si scopre xenofoba
di Cristina Marconi
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Giovedì 30 Giugno 2016, 00:06 - Ultimo aggiornamento: 13:05
LONDRA - Piccoli episodi enormi, come quando ieri mattina un uomo ha gridato ad una fila di clienti di una catena di bar dal nome italiano, Café Nero, «con la Brexit ora dovrete andarvene tutti!». E’ successo a King’s Cross, Londra centro. O casi più gravi come quello, tutt’altro che unico, della ragazza insultata per aver parlato spagnolo al telefono. «Che c’è, non sai parlare inglese?», le ha chiesto minaccioso il suo aggressore. 

Lo stesso è successo a croati, slovacchi, italiani, francesi, svedesi, tutti increduli davanti alla nuova atmosfera che si respira nel Regno Unito e – cosa ancora più impensabile - nella multietnica Londra. La vittoria del fronte pro-Brexit al referendum del 23 giugno scorso ha scatenato forze che sembravano sopite da anni, dal celebre discorso, apertamente razzista, pronunciato nel 1968 dal politico conservatore Enoch Powell, secondo cui bisognava essere «matti, letteralmente matti» per permettere a tanta gente di stabilirsi nel Regno Unito. 

Quei tempi cupi sono lontani e il paese nel frattempo si è trasformato in un felice luogo d’incontro di culture, religioni e lingue diverse in grado di attirare in continuazione nuovi talenti da tutto il mondo, con risultati brillanti sia dal punto di vista economico che culturale. Ma quello a cui si sta assistendo in questi giorni è talmente preoccupante da aver suscitato un appello del dipartimento delle Nazioni Unite per i diritti umani, che ha chiesto alle «autorità britanniche di agire per porre fine a questi attacchi xenofobi e per garantire che tutti coloro che sono sospettati di attacchi e offese razzisti e anti-stranieri siano perseguiti».

L’APPELLO
Il sindaco Sadiq Khan, la cui elezione un mese e mezzo fa era stata salutata come un trionfo di multiculturalismo a lieto fine, ha chiesto alla polizia di fare di più per contrastarlo, mentre sui social network si sono moltiplicati i luoghi per raccogliere le testimonianze, numerosissime e tutte inquietanti. Il primo caso ha riguardato un centro culturale polacco di Hammersmith, quartiere bene ad ovest di Londra, dove dalla sera alla mattina sono apparse scritte razziste. I polacchi sono la prima comunità di europei da un punto di vista numerico, circa 800mila, e sono stati particolarmente bersagliati: gente che si è ritrovata biglietti con sopra scritto «basta infestazione polacca» nella cassetta della posta, bambini insultati dai compagni di scuola, il pestaggio di un uomo che camminava con il figlio. Poi ci sono i numerosi episodi in cui un tassista ha fatto scendere un passeggero dicendogli «vattene dal taxi e dal paese»: è successo anche ad un francese e ad una giovane italiana. 

In questi giorni molti europei raccontano di sentire per la prima volta un certo disagio a parlare la propria lingua per strada dopo casi come quello della mamma svedese a York, insultata perché parlava a suo figlio nella sua lingua madre. Se alcuni dei perpetratori di questi attacchi sono anziani, la maggioranza, spiegano i testimoni, viene da giovani, a riprova che la spaccatura demografica emersa dalle statistiche contiene qualche sfumatura sfuggita agli analisti. E se da una parte fioccano le iniziative a favore degli «immigrati», tra gente che gira con una spilla da balia sul bavero al fioraio di Bristol che ha chiesto a tutti gli«‘immigrati» di prendere una rosa come scusa a nome della comunità, il termine stesso «immigrato» pone più di un problema: fino a ieri era tutta Europa. 


 
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